lunedì 17 ottobre 2011

I dissidenti dei dissidenti

Marco Filippi, Capo Gruppo PD in Commissione Trasporti al Senato commenta sull'attualità politica dopo gli scontri a Roma

E’ un senso di amarezza frammisto a rabbia quello che provo dopo gli incidenti di ieri alla manifestazione di Roma organizzata dai così detti "indignati". Non so se occorre, ma premetto che non ero presente alla manifestazione, non ho mai avuto intenzione di andarci e non condividevo e non condivido alcuni dei principi a cui quella iniziativa si ispirava... a partire dal non voler pagare il debito che è stato prodotto dal nostro paese. Vengo da una cultura in cui i debiti non si rimettono ma piuttosto si fanno pagare a chi li ha prodotti! Detto ciò, non posso negare che guardavo all'evento con naturale attenzione e simpatia. Erano però anche noti a tutti i rischi che l'evento avrebbe potuto comportare ! Non ce lo possiamo negare... Mi è capitato di parlarne con molti amici o semplici conoscenti e ... il risultato adesso è sotto gli occhi di tutti. Un "nervosismo" crescente con l'avvicinarsi dell'appuntamento... come del resto certificano i blogger più frequentati dagli attivisti e dai manifestanti. E anche le dichiarazioni a caldo rilasciate da alcuni leader e noti esponenti dei centri sociali, hanno poi parlato, senza infingimenti, di problemi presenti al proprio interno e di conti da regolare con le frange più radicali. E’ la sensazione di un'incapacità complessiva quella che provo, quella del nostro paese ad uscire, con pulizia e determinazione, dalla palude in cui si trova. Vale soprattutto per un Governo e una maggioranza, che come viene giustamente detto, sono sempre più strenuamente arroccati nel loro bunker , incuranti di una realtà che ormai non sono più capaci neppure di comprendere perché letteralmente sfuggita al loro controllo. La fiducia ottenuta dal Governo, nella votazione di venerdì alla Camera, è in questo senso solo la certificazione della fine, di una fase politica giunta tristemente al suo capolinea e probabilmente avvicina alla prossima primavera l'appuntamento elettorale... anche se personalmente non ne sono totalmente convinto. Ma vale anche per un’opposizione, innanzi tutto quella presente in Parlamento e nelle istituzioni, che non riesce a farsi interprete di un bisogno di radicale cambiamento e offrire al paese una concreta alternativa all'attuale stato di cose.
Ma da ieri, purtroppo vale, anche per chi pensava di rappresentare l'alternativa di domani, perché fuori dagli attuali giochi e per questo senza macchia, a diritto quindi "indignata" e conseguentemente legittimata a rappresentare l'insoddisfazione e il malcontento generale.
In questa domenica ci siamo invece svegliati, credo tutti, un po' più confusi e ancora un po' più poveri... anche di speranze! Poi è naturale che le cose cambieranno... anche perché così sono divenute veramente insostenibili per tutti! Molti esponenti dell'attuale ceto politico, fondato essenzialmente su premesse e condizioni balorde, non saranno confermati per accortezza delle forze politiche stesse o comunque per volontà degli elettori. Comunque sia, quello che abbiamo di fronte non è, né la primavera del nostro paese, anche per evidenti ragioni stagionali, ma neppure un autunno caldo, più propenso piuttosto a raffreddarsi in fretta o a crescere di temperatura....
Occorrerà alla buona politica e alle persone di buona volontà metterci tutto il loro impegno perché non venga smarrito il giusto anelito di cambiamento che la situazione impone.
La rabbia anche quella giusta, indotta da sacrifici iniqui imposti dall'azione scellerata di questo Governo, come implicitamente anche il Governatore e Prossimo Presidente della BCE Mario Draghi, con buona dose di coraggio tendeva a riconoscere e a comprenderne le ragioni, dovrà trasformarsi in un confronto democratico con tutte le forze politiche che si riconoscono nella necessità di una alternativa seria da dare a questo paese. Un’alternativa fondata su poche fondamentali priorità e su una più articolata azione programmatica di governo da definire insieme, nei prossimi mesi. Dopo verranno di conseguenza metodi di selezione delle leadership e delle candidature.
Per quanto mi riguarda le primarie, come dimostrano perfino gli affanni alla successione nel centrodestra, costituiscono per noi un processo irreversibile! Un'alternativa che veda nei valori della costituzione e nel ripristino di una cultura della legalità, nei principi di equità e pari opportunità per tutti e in una cultura dello sviluppo sostenibile, senza rinunciare alla coesione sociale e ad una seria e rigorosa politica industriale per il paese, i cardini di un progetto per un cambiamento possibile.
Occorrerà umiltà e spirito di servizio da parte di tutti, merce rara, purtroppo, nella politica del nostro paese. Se però scatterà questa molla il paese potrà salvarsi dal declino ormai evidente, se prevarranno invece egoismi e particolarismi per quanto nobili ma intransigenti, il rischio di una svolta autoritaria sarà sempre più probabile.

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