venerdì 30 marzo 2012

"Tunisi, taxi di sola andata", a Milano




Giovedì 19 aprile la tappa milanese sarà nella storica libreria di Via Verdi, a due passi da Piazza Scala, Milano Libri.
Ospite della serata, Franco Iseppi Presidente Touring Club Italia

venerdì 23 marzo 2012

Nell'ambito dell'iniziativa "Poesie inedite sul blog Il Chiasmo delle idee" pubblichiamo "Amare" di Santi Turcheria

Amare,
è come volare nei cieli infiniti,
è come raccogliere luci inedite
è come rose fiorite,
Amare,
è un profumo,
è una piuma,
è il vento,
è il sole...
Diamante del cuore
l'amore...
lo devasta
e lo rende felice.
Delle rondini
predilige il volo.
A te...l'Universo dona.

martedì 20 marzo 2012

Maternità tra incubo e sogno


Settimo appuntamento con Maria Francesca Palli

E’ un fiume in piena questa ragazza che trasuda giovinezza, acqua e sapone, tanto entusiasmo, ma una determinazione e una stabilità che raccontano una lunga strada già percorsa e la capacità di stare in equilibrio tra più possibilità.

Non ho avuto un’esperienza diretta della maternità eppure molto vicina a me, quella di mia sorella più giovane di due anni, rimasta incinta dal fidanzato che conosceva da poco mentre io ero in partenza per gli Stati Uniti. In qualche modo una fuga a due; mentre la terza sorella, forse più equilibrata, era comunque alla ricerca di se stessa. La maternità è stata un’irruzione nella nostra vita e in quella dei miei genitori ma anche un modo per rinascere. Eravamo tutte scosse dopo che mio padre aveva lasciato la casa e ognuna cercava un altro luogo dove mettere radici, trovar identità. Lo choc è stato così forte che ci ha dato energia e una ragione per lottare. Mio padre, in particolare, è stato il vero compagno di mia sorella in quella gravidanza difficile e per certi aspetti dolorosi. Si sono confrontati anche due modelli di famiglia, quella del padre del bambino che sarebbe nato, fatta di gente semplice, con un bar nel centro di Roma, entusiasti della nascita di un nipote, occupati molto nelle loro faccende e dove mia sorella si era rifugiata prima di sapere del bambino, anzi prima dell’arrivo del bambino, per allontanarsi dalla propria casa. Per i miei, farmacisti entrambi, lo studio era sempre stata la cosa più importante ma poi il nuovo arrivato ha riempito la casa con altro.
Questo scompiglio che cosa ti ha suggerito?
Ha fatto emergere la mia vocazione di zia che per il momento mi riempie totalmente, per quell’affinità che si è creata con il cucciolo e quel senso di protezione e gelosia che ho sviluppato nei suoi confronti. E’ così importante che cerco di guidare mia sorella fuori da quel tunnel nel quale è finita per la rabbia accumulata nei confronti di un ragazzo che da subito ha accettato e desiderato quel bambino ma che forse, per paura, non si è sentito subito coppia con lei.
Probabilmente c’è una gradualità e una naturalezza che porta due persone a diventare una coppia prima di essere genitori e che in questo caso le vicende hanno rovesciato. Prima di questo evento c’era in te un pensiero della maternità?
No, se non molto vago. Ho ancora paura di un figlio per la mia vita. Per ora ho altri obiettivi e vivo per il teatro. Quando riuscirò a riempire il frigo con questo lavoro penserò ad un figlio. Magari però è una decisione che prenderò d’istinto una sera. Non credo che avere un figlio si un argomento di discussione. Magari però ci sono momenti della vita nei quali le priorità sono altre.
C’è un testo, un brano, un’opera che rappresenta questo tuo pensiero?
La poesia “Donne in rinascita” di Jack Folla Ermopoli, perché noi tre sorelle, ma anche mia madre e mia nonna, pur con la perdita di una certa lucidità dovuta all’età, si sono sentite rinascere da un figlio.
Non la conoscevo e ho deciso di pubblicarla in omaggio a questa rinascita che è un figlio anche quando nasca dal dolore e comunque sempre da un travaglio.

“Donne in rinascita”

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa
meravigliosa in assoluto è
una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la
caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci
crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da
mina anti-uomo che ti fa
la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che
ti stai giocando
l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è
un esame, peggio che a
scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come
il tuo capo ti guarderà
deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di
dormirci, con un uomo; che sei
terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non
flirti con nessuno perché
hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri
come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi
giustificare, che ti vuole
cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo
stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli
con le altre: "Io sto bene
così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai
abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è
passato tanto tempo, e ne hai
buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci
a cercarti dentro
lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un
momento che hai guardato
giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia,
nel tuo lavoro, nella tua
solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata,
alla fermata della metro,
sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato
per ore, perché l'aria
buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate,
ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei
metri che dia un senso al tuo
dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso
schema? Sono forse
pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia,
a due, a quattro mani, e
saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle
inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti
così, scomposta in mille
coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un
istinto che la trascinerà
sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova
forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di
presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della
ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la
prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore
delle tende o dal taglio
di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo
meraviglioso modo di
gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o
con un fresco ricciolo
biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il
cantiere è aperto, stiamo
lavorando anche per voi.
Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è
la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti..."

Hai mai interpretato il ruolo di madre? E guardandola mi dico che non è la domanda giusta. E’ prematura.
Non. Per ora sono sempre stata una figlia.
Qual è il tuo ultimo lavoro?
Ho recitato la parte di una figlia, appunto, in Psyco&Love di Mattia De Pascali per il Festiva degli Horror che si terrà a settembre-ottobre prossimi ma le riprese sono state lo scorso settembre. E’ un thriller senza splatter: la storia di una violenza nella quale io interpretavo la vittima e Antonio Calamonici il carnefice. Un bravo attore che mi a permesso di sentirmi a mio agio anche nelle scene di intimità.
Il prossimo lavoro è già in programma?
Parteciperò alla rassegna di corti teatrali “Nudanima” con la compagnia della quale faccio parte ‘Come dove quando’ che si terrà a giugno per due settimane. Io sarò in scena il 2 giugno e avrò un quarto d’ora per presentare la rassegna. Ho scelto di recitare alcune poesie della polacca Wislama Symborska, dato che amo molto la poesia.
Chi è Maria Francesca Palli?
Studentessa al liceo San Leone Magno di Roma, frequenta il corso di teatro a pagamento all’interno della scuola con Maria Luisa Gorga e Gianni De Feo; non si prepara e non passa al provino dell’Accademia Silvio D’Amico. Si laurea in Farmacia su pressione dei genitori e tuttora lavora nella farmacia di famiglia. Nel frattempo segue il teatro, frequenta il Dream workshop a New York di Elizabeth Kemp e poi a Roma il Workshop performation di Antonio Bilo Canella, Hossein Taheri oltre una serie di altre scuola.
Fondamentalmente attrice di teatro, ha recitato in “Rumori fuori scena” con la regia di Pino Ammendola; in “Anna Frank” con la regia di Bruno Cariello, interpretando la protagonista e ancora in “Love è Checov” e in “Skyzophrenija” con Positiva Teatro dell'Angelo di Pietro Dattola; in “Les recontres teatrales de Lyion” a Lione dello stesso regista; con il quale ha lavorato anche nella “Fattoria degli animali” con il Piccione Teatro delle Muse; e infine in “Febbre” a Cineteatro, regia di Davide Fiandanese.

venerdì 16 marzo 2012

Formafluens – International Literary Magazine festeggia il suo terzo compleanno il 21 marzo 2012


Presentazione del nuovo numero della rivista "FORMAFLUENS", su cui è presente un servizio sulla letteratura tunisina nel nuovo scenario post rivoluzionario,realizzato da Ilaria Guidantoni - Casa delle Traduzioni del Comune di Roma, via degli Avignonesi 32 (ore 18.00).
Sarà presente la scrittrice, con invito alla lettura del nuovo romanzo, "Tunisi, taxi di sola andata", nel giorno dell'uscita in libreria.

giovedì 15 marzo 2012

Maternità tra incubo e sogno




Sesto appuntamento con Katiuscia Magliarisi

Ho incontrato Katiuscia in occasione dell’inaugurazione della mostra 365D e della presentazione del catalogo 365D, Trecentosessantacinque giorni da donna, alla Centrale Montemartini di Roma, alla vigilia dell’8 marzo, essendo anche questa artista un volto del libro e un autrice di un racconto.

Per parlare della maternità, la prendo molto alla larga. Credo non solo che sia necessario ripensare il concetto di famiglia e quindi di comunità; ma anche di ricostruirla e in parte costruire un nuovo modello. In un mondo nel quale tutto ‘è dettato da fuori’, ritengo che occorra fare un passo indietro. Sono per la decrescita e la riconversione a nuovi bisogni. Nella società oggi la maternità è spesso un incubo ma potrebbe tornare ad essere o diventare un sogno se il modello cambiasse.
Un suggerimento…
Penso ai modelli di co-housing del nord Europa, nati spesso per necessità e divenuti poi una scelta: la voglia di allontanarsi dalle grandi concentrazioni urbane, il ritorno ad un contatto maggiore con la natura, la possibilità di costruire una rete di rapporti, oltre la famiglia nucleare. Anch’io sto cominciando a pensare ad un nuovo concetto di famiglia, in quale modo allargato, con la voglia di allontanarmi dalle metropoli nelle quali ho sempre vissuto. E’ stato così che, come sono partita per Londra da un momento all’altro, ho lasciato tutto nel momento in cui l’iperproduzione non mi corrispondeva più.
Tornando alla maternità…sono colpita dal tuo modo di prendere alla larga l’argomento; mentre quasi tutte le donne alle quali ho posto questa domanda, la prima cosa che precisano è se hanno figli o no.
Io immagino il figlio all’interno di un contesto, come parte integrante di un progetto, non come un’entità a sé, quasi fosse un trofeo da esibire o la proiezione del sé o, ancora, funzionale ad un bisogno. La mia idea di maternità appartiene alla famiglia, come conditio sine qua non non necessariamente stereotipata. A mio parere si sta diffondendo sempre più l’idea di una famiglia scelta.
Cosa vuol dire allargata per te?
A parte quello che correntemente si intende: famiglie che si sciolgono e si ricompongono, la mia preferenza è soprattutto a pensare la famiglia come un anello della rete che si chiama comunità, dal condominio alla città, dove i bambini possono anche venire allevati collettivamente, almeno in alcune circostanze.
Qual è un brano, uno spettacolo, un film che rappresenta bene questa idea di famiglia?
Un film francese di fantascienza, di qualche anno fa, “Il pianeta verde” (titolo originario La Belle Verte) è un film del 1996 diretto da Coline Serreau. Il film tratta, con una chiave umoristica e usando l'espediente comico dell'esternalità, i problemi del mondo occidentale: la frenesia, l'abuso di comando, l'inquinamento ed il consumo selvaggio delle risorse naturali e degli spazi.
Ti è mai capitato di interpretare il ruolo di madre?
Ne' “Il povero Riccardo III” di Alfonso Bandduce (artista e amico stimato), in una versione drammaturgica contemporanea. Il mio personaggio si rivela nel momento in cui, a testa in giù, su una scalinata, imprecavo con Riccardo III, sanguinario, per lo sterminio della mia prole. Fino a quel momento il mio personaggio era una sorta di manichino, muto e agito; nel quale irrompe la voce che è urlo che dà corpo ad un dolore che svuota. La parola nasce dall’assenza ed emblematica è la battuta “perché nascono i rami ora se la radice è secca”.
Qual è l’ultimo spettacolo nel quale hai lavorato?
Tra gli ultimi lavori come “I visitatori” del quale sono stata autrice, regista e interprete insieme a Giulia Telli e Walter Romeo (che ha curato la realizzazione dei video - veri e propri cortometraggi - realizzato per il Magnifico Festival di Coccore: la storia di due donne nella cui vicenda intervengono altri personaggi e nella quale la fantascienza incontra la cronaca becera locale. Un esperimento ben riuscito di video teatro e teatro di parole, nel quale domina la mia ricerca di sintesi tra le arti. Con piacere ricordo anche lo spettacolo per il quale ho curato scene e costumi, “Lucido” dell'argentino Rafael Spregelburd, portato in scena dalla compagnia Costanzo/Rustioni: premio UBU 2011 come miglior novità straniera.
Il prossimo progetto o spettacolo in programma?
Al momento ho un sogno nel cassetto sul quale sto lavorando, “L’Ecclesiaste” con l’idea di realizzare uno spettacolo trasversale. Sento che sarà l’opera a guidarmi e a scegliere il genere nel quale si configurerà. Al momento non sono in grado di immaginarne l’esito.
Chi è Katiuscia Magliarisi?
Giornalista e artista, difficile da etichettare perché la sua idea di arte è convergenza e integrazione tra varie arti e manifestazioni artistiche. Oltre il dialogo e l’intreccio. Nasce a Milano. Studia cinema a Londra dove fa la storyboard artist. Ora vive e lavora tra Roma, Coccore (nelle Marche) e il quartiere Isola a Milano. Ha due anime, rispettivamente quella della giornalista e del professionista della comunicazione e della performer, operando trasversalmente tra scrittura, video e teatro. Fin dai tempi dell’università si esercita nell’innovazione dell’arte del comunicare partecipando ad un progetto pilota di comunicazione didattica on line. Appassionata, tra l’altro di fantascienza, che definisce “la decodificazione della deriva sociale, basti pensare all’idea dell’uomo in provetta”, in fondo un modo molto più realistico di raccontare la vita.

Al via la prima iniziativa pubblica de "La Casa delle Donne a Napoli”


A Napoli, il 20 marzo 2012, ore 16.00, ex Asilo Filangieri

Promozione dell'autodeterminazione delle donne, benessere psicofisico, sostegno al lavoro, aggregazione culturale, sociale e polita, nonchè crocevia di scambio tra nuovi e vecchi femminismi tra crescita e confronto: è questo, il quadro di sintesi dello straordinario progetto "La Casa delle donne a Napoli", che inaugurerà l'avvio delle sue attività con una grande iniziativa pubblica, dal titolo "I luoghi e saperi delle donne".
Alle Performances artistiche e musicali di nomi di rilievo del palcoscenico napoletano come Lucia Brancato, Enza Di Blasio, Rosaria De Cicco, Cristina Donadio, Rosalia Porcaro, Antonella Stefanucci accompagnata da Dolores Melodia, si affiancheranno le esposizioni di artigianato femminile, letture di poesie, le mostre pittoriche e fotografiche di emergenti e professioniste di lungo corso come Giorgia Di Lorenzo e Tiziana Giangrande, Eliana Esposito, Paola De Luca, Assunta D’Urzo, Fabiola Archetto che, insieme, racconteranno attraverso la viva voce dei suoni e delle immagini, il bacino di progettualità femminile che, da sempre, ha fatto della terza città più popolosa d'Italia, una terra di vivaci avanguardie, di improvvise vittorie, di cambiamenti progressivi nel modo di fare politica di genere.
L'appuntamento è fissato per martedì 20 marzo dalle ore 16:00 alle ore 19:00 presso l'ex Asilo Filangieri, nel cuore del centro storico dove apriranno l'incontro: i saluti del Sindaco Luigi de Magistris, di Giuseppina Tommasielli e Bernardo Tuccillo, Assessori comunali rispettivamente alle Pari Opportunità e al Patrimonio; interverranno anche Elena Coccia, Vice Presidente del Consiglio Comunale e Liliana Valenti, Presidente dell’Associazione “La Casa della donna a Napoli”.
Nell’ambito dell’incontro, non mancherà tra l’altro anche l’opportunità di assaggiare l’ottimo buffet organizzato dall'associazione "chi rom e ....chi no”.
Nessuna di noi può mancare alla realizzazione di questi primi passi che, a tre mesi dalla nascita dell'Associazione, saranno uno tra gli eventi più significativi del MARZODONNA2012 - LE DONNE... PER LA RINASCITA DI NAPOLI
Mobilitarsi e Partecipare, saranno le parole d'ordine per riempire di contenuti ed azioni concrete la Nostra Associazione!

mercoledì 14 marzo 2012

Maternità tra incubo e sogno




Quinto appuntamento con Tara Elise Schlener

Non ho figli e per me è difficile esprimere in modo compiuto il senso della maternità. Posso dire che intorno a me, nel mio ambiente, la vedo realizzata nel 50 per cento dei casi e sempre è un sogno perché soprattutto oggi chi si realizza come mamma è per scelta. Significa che l’essere materno era dentro in qualche modo e questo accade indistintamente tra chi lavora e chi non lavora. Forse è un incubo per chi non la sa gestire ma non dipende da fattori economici ma da un disagio interiore. In generale penso infatti che sia un sogno anche per chi non ha una lira. Penso che sia un modo per ricordare che ci siamo e perché siamo nel mondo. E’ la connessione più forte di tutto con gli altri esseri umani. Credo sia la cosa più importante della vita anche se non ho pensato da sempre di voler avere dei figli, intendo dire, non necessariamente. Nonostante questo, cerco di immaginarlo perché ho un legame molto forte con mia madre e so quanto sia cambiata la sua vita dopo la mia nascita. Sento che il legame con i figli sia totalizzante non soltanto psicologicamente; è il valore fondante della vita.

Un brano che interpreti il suo pensiero in merito, che ha recitato o che le è caro?

Mi viene in mente il film degli Anni Ottanta del Novecento con Shirley McLaine, “Voglia di tenerezza”, un film doloroso che mi ha lasciata sgomenta per giorni e mi ha fatto dire che la perdita di un figlio è un dolore incolmabile e inconsolabile.
Non è un caso che in nessuna lingua esista una parola per raccontare questo stato mentre ne esistono per connotare perdite sia pur drammatiche, tanto da parlare di orfani e vedovi. Evidentemente la negazione della vita non ha nome perché è un tabou indicibile.

Hai mai interpretato il ruolo di madre in scena?
Veramente no, forse perché ero troppo giovane per fare la mamma. In ogni caso solo ora mi sento matura e pronta per questo personaggio. Finora sentivo di dover esprimere un’altra energia.
Forse esiste anche il pregiudizio secondo il quale ricoprire il ruolo di madre per un’attrice significa non essere più giovane.
Quale sarà il suo prossimo spettacolo?
“Prova” che andrà in scena ad aprile in un piccolo teatro di Prati a Roma, nel quale si narra dell’attesa delle donne durante la guerra.

L’ultimo lavoro?
A novembre 2011 un testo in inglese che narrava di alcune donne durante varie fasi della loro vita, la loro evoluzione, il rapporto con loro stesse e con il mondo esterno. Io ricoprivo il ruolo della migliore amica della protagonista.>
Lei si sente soprattutto attrice di teatro?

Il teatro certamente è ‘speciale’ soprattutto per il lavoro enorme che richiede su se stessi e di empatia con gli altri attori. Il cinema e la televisione sono meno coinvolgenti anche perché si riduce lo scavo interiore sul personaggio. Certo sono ambiti più premianti in fatto di notorietà e dal punto di vista economico.
Che cosa vorrebbe fare? Dopo tanto teatro, ora che la mia vita è divisa tra la recitazione e il marketing (l’altro mio lavoro), spero di poter lavorare per il cinema e la tv perché in Italia non mi è ancora capitato.
Dal futuro al passato: come ha iniziato?
E’ stato il mio sogno fin da bambina, recitando in diversi musical. Ho sempre recitato anche se ho cominciato seriamente al liceo. Ho avuto solo ‘l’handicap’ di essere troppo alta per fare la protagonista. E la mia vita è continuata con lo spettacolo, tanto che ho sposato un regista anche se con mio marito ho lavorato pochissimo.
Chi è Tara Elise Schlener?
Attrice, cantante, madre lingua inglese, padroneggia l’americano.
Ha studiato con Beatrice Bracco; alla Ruskin School (tecnica Meisner) a Santa Monica, in California; alla Michelle Danner e alla Beverly Hills Playhouse di Los Angeles; quindi alla Cliff Osmond di San Francisco; alla Comedy Connection e Improv Asylum, a Boston.
Per il cinema ha recitato in “Se Fossi Lei” (In Her Shoes) con la regia di Curtis Hanson; in “Mystic River” per la regia di Clint Eastwood; in “Spartan” di David Mamett; nei “Fratelli per la pelle” (Stuck on You) con la regia Farrelly brothers; e ancora in “Mona Lisa Smile” con la regia Mike Newell; in “Anything Else” di Woody Allen, "La Tempesta Perfetta” (The Perfect Storm) di Wolfgang Petersen; ha lavorato anche per la televisione per la pubblicità.
A teatro ha lavorato nel ruolo della protagonista in “Proof” e “The Heidi Chronicles” con il Teatro Inglese di Roma; in “The Road To Compostella” (co-protagonista) con il Woodshole Theatre di Boston.
Canta come contralto-mezzosoprano, balla, secondo la tecnica Alexander, pratica tai chi, qi-gong, arti marziali e pattinaggio.

lunedì 12 marzo 2012

Intervista a Roberta Conigliaro ripresa da VerArte on line

Per seguirla direttamente...http://www.veraonline.it/verarte/artisti.php?c=4
VerArte online.it
Roberta Conigliaro intervistata su Il Chiasmo delle idee
08-03-2012 di VerArte


Ilaria Guidantoni conversa con Conigliaro ed entra nel mondo della rappresentazione e dell'arte. Il Chiasmo delle idee fa una tappa fuori dal palcoscenico per incontrare un altro tipo di rappresentazione, la scultura.
"Ho conosciuto Roberta Conigliaro, poco più di anno fa, a Roma, in occasione di una sua mostra, all'interno di un evento al quale io ero stata invitata. Le sue donne avvolte nei drappeggi, velate e morbide mi hanno colpito fin da subito per l'associazione con tante immagini impresse nei miei occhi da frequentatrice del mondo arabo e perché quei volti, incarnavano, senza saperlo, alcuni dei miei racconti. Ho deciso di seguire quelle creature e provare con discrezione a sollevare il velo... fino a dare loro appuntamento per parlare di maternità..."
Per l'intervista completa qui (www.ilchiasmodelleidee.blogspot.com)

giovedì 8 marzo 2012

Quinto appuntamento con Roberta Conigliaro





…entrando nel mondo della rappresentazione e dell’arte


Facciamo una tappa fuori dal palcoscenico per incontrare un altro tipo di rappresentazione, la scultura
Ho conosciuto Roberta Conigliaro, poco più di anno fa, a Roma, in occasione di una sua mostra, all’interno di un evento al quale io ero stata invitata. Le sue donne avvolte nei drappeggi, velate e morbide mi hanno colpito fin da subito per l’associazione con tante immagini impresse nei miei occhi da frequentatrice del mondo arabo e perché quei volti, incarnavano, senza saperlo, alcuni dei miei racconti. Ho deciso di seguire quelle creature e provare con discrezione a sollevare il velo…fino a dare loro appuntamento per parlare di maternità…

Non mi sono immaginata mamma. Nelle mie fantasie di bambina dicevo che da grande avrei voluto fare la zia e sono stata accontentata, da quattro nipoti. E in ogni caso li avrei voluti adottare. La mia posizione non è cambiata nel tempo anche se ho fatto i conti con questa idea. Oggi mi sono rimessa in discussione, anche se non mi sono mai sentita adatta in questo ruolo. Credo infatti che possa essere mamma solo al cento per cento e io non mi sarei mai perdonata una ‘sottrazione’; allo stesso tempo però, non so se sarei stata e sarei pronta a questa abnegazione. Oltre tutto la dedizione a un figlio è in qualche modo l’abbandono all’ignoto nel senso che è altro da sé ma totalmente legato al sé e ingovernabile anche se l’istinto di proiezione e controllo è inevitabile. Forse con l’arte ho sublimato la maternità, dando vita a creature, prevalentemente al femminile, anche se di materia dura… non direi però inerte.
Perché la scelta di questo soggetto? In generale figurativo, essere umano e donna?
Sono stata guidata. Non saprei dirlo. In qualche modo sono mie creature e in generale ho sempre avuto una forte attrazione per l’altro, una fascinazione soprattutto per le vite molto diverse da me. Anche la mia professione, prima di dedicarmi alla scultura a tempo pieno, testimoni quest’attenzione.
Forse prevale il desiderio di spaziare, conoscere e sostenere che di accoglienza in modo esclusivo?
Certamente quando si alleva qualcuno, si restringe l’obiettivo per concentrarsi su un percorso di costruzione. Probabilmente ho bisogno di conservare un margine di libertà e questo mi accade anche nel lavoro. Non riesco a creare su commissione; posso invece realizzare qualcosa a partire dalle mie opere se qualcuno le desidera magari con una variante. Non faccio mai copie infatti. Dalle mie opere desidero essere rappresentata anche per il modo con il quale nascono. In ogni caso ho con le mie figure un rapporto viscerale, quasi materno e per anni non sono riuscita a venderle.
E’ dunque arrivato il momento di fare un passo indietro: com’è nata la tua voglia di scolpire?
Per caso. In famiglia non c’era nessun creativo né vivevo in un ambiente artistico e non ho avuto una formazione ad hoc. Solo che negli ultimi anni universitari, ho ripreso la matita in mano e ho ricominciato a disegnare, che era una cosa che mi piaceva fin da bambina. Ed è stato il momento in cui ho cominciato ad appassionarmi alla fotografia. Dopo anni di studio ho sentito il bisogno di accedere ad una creatività manuale. Una volta espresso questo desiderio, mi è stata regalata della creta, che non avevo mai visto, né avevo idea di come si lavorasse. Con una naturalezza sorprendente è uscita una figura, ispirata a un mio disegno. E così sono partita. A lungo sono rimasta meravigliata di questa mia capacità, della quale non mi rendevo conto fino in fondo. Ho scoperto una dote in me che ho sentito come un dono al quale essere riconoscente e del quale mi sentivo responsabile. Non potevo ignorarlo. Il percorso è stato graduale anche perché la mia attività precedente si stava esaurendo…
Di cosa ti occupavi?
Sono laureata in psicologia, a’ La Sapienza di Roma, e dopo un tirocinio di un anno al San Giacomo alle emergenze per il ricovero psichiatrico, ho lavorato sei anni in una comunità di recupero per pazienti psicotici. L’altro ha sempre rappresentato il centro del mio interesse, come dicevo poco fa.
Hai seguito anche una formazione ad hoc successivamente, per la tua vita artistica?
Ho frequentato dei corsi estivi a Carrara, dove sono andata spesso. E’ stata un’esperienza molto importante per me, cresciuta al punto che due lavori non erano più compatibili ed era arrivato il momento di scegliere.

L’ultimo lavoro?
Negli ultimi due-tre mesi ho partecipato a fiere d’arte e la scorsa estate ho realizzato una personale sul tema del “Sud” nella mia città natale, Siracusa.
Il tema delle donne del sud è dominante nella tua produzione, solo che questa volta è stato dato un titolo come una vidimazione.
Sono stata sempre affascinata dalla cultura del Mediterraneo che credo una grande matrice comune; ora sto assaporando il piacere di affondare nelle mie radici.

Programmi nuovi?
Finora ho lavorato con la materia e le parole in due momenti distinti e successivi, dando un nome, raccontando le opere, una volta nate, con miei versi, frasi, scritti o composti da altri; l’idea è invece di misurarmi su un testo per creare un’immagine a partire dalle emozioni delle parole. Sto lavorando sul testo di una poetessa…



Halima

Halima
ovvero "Non bastano le parole"

Titolo originario di un racconto pubblicato nel libro calendario 365D, 2012, che oggi dedico a tutte le donne che hanno avuto il coraggio di sperare e la fede nella vita anche quando queso comporta la rinuncia estrema.
Dedicato in particolare alle donne della rivoluzione tunisina.

La luce feriva, accecante sui muri a calce. Ero estenuata ma continuavo a camminare aspirando il profumo delle spezie fino quasi alla nausea. Caldo, polvere, un frastuono di voci, ma non potevo fermarmi. Ero in fuga verso un altrove che non riconoscevo. Ad un tratto sotto un arco ho intravisto una piazzetta riparata, sarebbe stata la porta del mio altrove. Ho incrociato lo sguardo di una donna, una fessura dolente sotto il velo azzurro. Dolore e consolazione d’improvviso e mi è mancato il respiro. Non capivo. Non avevamo le parole ma i gesti del dolore sono uguali, ovunque. Ci siamo riconosciute. Era incredula Halima. Quel nome lo avrei saputo molto tempo dopo da sua figlia. Era come se mi aspettasse. Mi è sembrato un tempo infinito ma non abbiamo passato che una mezz’ora insieme e senza una lingua comune…il tempo è interminabile. Ad un certo punto ha scoperto una mano con delle bruciature e mentre il mio sguardo vi annegava riconoscendo i segni di una vita comune, mi ha messo la mano di una bambina, la sua, nella mia e mi ha allungato un biglietto dove in un francese stentato che qualcuno aveva scritto per lei c’erano più o meno queste parole. « La affido alla libertà, custodiscila e insegnale a pregare un dio, qualsiasi, ma fai che possa guardare il cielo almeno una volta al giorno.» Adesso avevo qualcuno per cui vivere e ritrovarmi. L’ho dovuta affidare ad un istituto. Una donna sola anche in Occidente non è ritenuta degna di essere madre. Avrei dovuto trovare le parole per sopportare insieme quella nuova umiliazione. Le ho promesso che sarei tornata a prenderla quando avessi incontrato un uomo degno di esserle padre. Ho studiato l’arabo e ho trovato le parole. Ma le parole non bastano. Sto ancora cercando quell’uomo...

mercoledì 7 marzo 2012

Maternità tra incubo e sogno


Maternità tra incubo e sogno

Quarto appuntamento con Cinzia Egle Moretti


Non ho ancora bambini. C’è insieme attrazione e paura per la maternità. Facendo parte del mondo dello spettacolo quello che mi fa paura p il timore di un rifiuto da parte dei committenti che mi ha portato a rinviare la scelta ed è a mio parere un sentire diffuso. Soprattutto chi, come me, è una ballerina, tende a ballare fino all’ultimo che più o meno vuol dire quarant’anni che è in qualche modo un limite anche per i figli però. In generale per un’artista il problema è di natura economica e nella precarietà generale, nel senso di incertezza, c’è il tentativo di non lasciare intentata nessuna strada. Finché si lavora si è in gioco. Tra l’altro per chi lavora con il corpo, più di tutti una danzatrice, la gravidanza è un punto interrogativo destabilizzante. E’ pensando alla maternità come ad un momento importante di approdo che ho cominciato a diversificare la mia attività. Nello stesso tempo maternità e arte hanno molti punti di contatto. In ogni caso si tratta di ‘dare’ emozioni e di donare alla comunità qualcosa, una rappresentazione o un figlio; e, nello stesso tempo, di realizzare un progetto per l’altro. Esiste a mio parere un ‘potere di trasmissione’, molto forte nell’arte come nella maternità che impone a entrambe le vocazioni la responsabilità di quello che si lascia andare.
Un brano che interpreti il suo pensiero in merito, che ha recitato o che le è caro?

Purtroppo a mio parere non esistono monologhi che esaminano profondamente la maternità. Di solito gli autori si concentrano soprattutto sulla psicologia di una donna, non tanto sul suo essere madre o forse non sono così noti. Tra l’altro mi piacerebbe che un autore si concentrasse sulla maternità come un’esperienza condivisa al 50% dall’uomo e dalla donna, molto forte, che lega certamente la coppia; non necessariamente la unisce.
Hai mai ricoperto il ruolo di madre?
Solo in una pubblicità per la Burger King,nella quale perfino una donna incinta mangiava qualcosa che a dire il vero non è salutare nemmeno in condizioni ordinarie. Mi sono sentita strana; goffa che per una danzatrice è insolito. A cominciare dal fatto che non sapevo dove tenere le mani. Mi è servito per proiettarmi in una possibile nuova immagine del mio corpo e di me stessa. Per un’artista, essendo il corpo protagonista del proprio lavoro, è importante capire come gli altri ci vedono.


Chi è Cinzia Moretti?
Attrice, danzatrice e cantante, ha un nome lituano solo perché piaceva alla mamma ed è cresciuta a Londra, dove ha mangiato pane e cultura. Fin da piccola sua madre, appassionata di teatro e curiosa, l’ha portata a teatro. La capitale inglese ha favorito la familiarità con il mondo dello spettacolo ed è così che a 6 anni ha cominciato ad andare in scena chiedendo di prendere lezioni di danza, canto e musica; poi dall’età di 10 anni ha cominciato a recitare. Ha conseguito il BSA Meisner Tecnique con Danni Du Carr; il BSA Corso di Recitazione avanzato cinematografico con Darren Bransford Workshops di recitazione diretti da Phil Shaw, Clair Breton e Lioni Kibbey. Ha preso lezioni di canto con Simone Laraway e ha conseguito il Diploma in danza con Liliana Cosi e Marinel Stefanescu presso l’Associazione Balletto Classico. Tra gli altri spettacoli è stata interprete nei balletti “Il corsaro” al London Coliseum con l’American Ballet Theatre; di “Romeo e Giulietta” sempre al London Coliseum con lo Stuggart Ballet; di “Coppelia” e della “Sagra di primavera” con il corpo di ballo del Teatro Ariosto in Tour con la Compagnia Cosi-Stefanescu.
E’ stata interprete nei musical “My fair lady” al White Rock Theatre con la regia di Leslie Adams; “Oliver” sempre al White Rock Theatre, con la regia Shaun Teberer e ne’ “I pirati di Penzance”, al De La Warr Pavilion diretta da Varina Verdin. Ha lavorato anche nella pubblicità. Suona il Pianoforte e ha una voce da soprano. Madrelingua inglese, parla spagnolo e conosce il siciliano, romano ed emiliano.

Ultimo lavoro in scena?

Ho realizzato la coreografia di “Moby Dick” a Civitavecchia, a luglio scorso, in una versione modernizzata, nello scenario naturale delle Terme a due passi dal mare.

I prossimi lavori e progetti?
Sto lavorando con un amico compositore, Marco Savatteri, per la realizzazione del musical “Cleopatra”, un classico storico in versione moderna, questa almeno la nostra ambizione. Nel frattempo sto studiando e lavorando per una trasmissione televisiva di arredamento legata alla disciplina americana del bio-design, l’applicazione della natura nella casa, nell’arredo. L’idea mi è venuta pensando ad un vuoto in questo ambito – a differenza di tanti programmi dedicati alla salute e alla cucina - e alla necessità di dare informazione e fare televisione educativa.
Un anticipo sui due progetti ai quali sta lavorando?
Troppo presto per entrambi. Per la trasmissione televisiva sto approntando un video pilota da inviare sia in Italia, sia in Inghilterra e negli Stati Uniti.

venerdì 2 marzo 2012

Campagna di raccolta fondi per il Centro Nazionale Acufeni e Patologie da Rumore


La scrittrice Ilaria Guidantoni sostiene con il suo sito e il blog la campagna di raccolta fondi per il Centro Nazionale Acufeni e Patologie da Rumore curata per la comunicazione da Cecilia Brizzi Comunicazione.

A.I.R.S. Associazione Italiana per la Ricerca sulla Sordità - ONLUS

Fino a Domenica 4 marzo si può contribuire alla realizzazione della nuova struttura dell'A.I.R.S. con un sms da 2 euro al 45506 o chiamata da rete fissa.

Presentazione 365D



1 marzo 2012, 365 giornate di donne
Il 29 agosto è raccontato da Ilaria Guidantoni

SALTinARIA.it
365D, un anno con trecentosessantacinque donne e le loro giornate

News cultura
Venerdì 02 Marzo 2012 07:57


365D
TRECENTOSESSANTACINQUE GIORNI DA DONNA


“Ed è sorprendente, per chi lo avesse nel frattempo dimenticato, quanto possano essere belle tutte, le donne, invece, dove la bellezza è sempre – sempre - nella diversità, nei capelli bianchi e nelle rughe, nella pelle color oliva e in quella candida, nelle guance paffute e in quelle ossute. Nella diversità, dunque nella diversa identità. Nell’essere ciascuna un mondo, proprio quello e nessun altro, un mondo che non somiglia a nessuno”
>Concita de Gregorio
Un libro fotografico e due mostre per un progetto dedicato alle 365 facce della donna.
Un anno con 365 donne, un calendario fotografico in cui ogni giorno una donna ci racconta una storia, la sua giornata particolare. Un libro che ci accompagna per un anno intero, con ritratti intensi e storie reali, una voce unica formata da un coro di 365 voci diverse ma ugualmente forti. 365D Trecentosessantacinque giorni da Donna è un progetto nato da un’idea di Marzia Messina insieme al fotografo londinese Sham Hinchey, autore delle immagini del libro, e a Claudio Conti, che ha curato la parte grafica. Il progetto si avvale del patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità, dell’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, dell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma e di Roma Capitale.
365 sono le donne ritratte, scelte tra volti noti e non, ognuna con una sua storia. Attrici, giornaliste, libere professioniste, studentesse, nonne, mamme, senza limiti di età e di provenienza, sono le protagoniste di un progetto che parla di donne reali; tra loro Maria Grazia Cucinotta, Lella Costa, Rosanna Banfi, Erminia Manfredi, Elisabetta Rocchetti, Giulia Bevilacqua, Franca Fendi, Momo e molte altre ancora.
Il progetto, è stato possibile grazie al contributo di Carefree (brand Johnson & Johnson).
L’importanza dell’accordo viene sottolineata da Gaetano Colabucci, Amministratore Delegato di J&J: “Carefree, title sponsor del progetto 365D, da sempre è vicino alle donne che vogliono sentirsi libere e pienamente se stesse. Questa vicinanza avviene attraverso la capacità di Carefree di rivolgersi a coloro che vogliono ottenere il massimo dalla propria vita, ogni giorno, a partire dalle piccole cose anche attraverso un prodotto che permetta loro di vivere in libertà, sicurezza e freschezza ogni momento della giornata.
Un brand che, cosciente dell’importanza del benessere e della salute, ha sempre prestato attenzione al tema della prevenzione sostenendo il lavoro encomiabile della Susan G. Komen Italia, l’associazione non profit per la lotta ai tumori del seno, che il progetto 365D care&free sosterrà devolvendo i proventi della vendita del libro fotografico.”
E il forte legame che unisce l’azienda al mondo femminile è ribadito da Barbara Saba, Direttore Generale della Fondazione Johnson & Johnson: “Il messaggio che scaturisce da questo progetto è molto forte: aiutare le donne attraverso le donne. Donne normali che raccontandosi quotidianamente contribuiscono a sostenere la lotta contro i tumori al seno. E’ un cammino che bene si unisce al percorso della nostra Fondazione da sempre orientata ad accrescere la qualità di vita delle comunità in cui opera, collaborando con istituzioni e organizzazioni senza scopo di lucro come Susan G. Komen Italia. Un’associazione con la quale collaboriamo da tempo e che ci regala grandi soddisfazioni per i risultati e progetti che negli anni sono riusciti a concretizzare”.
“Nei 365 giorni dell’anno, più di 1.300.000 donne nel mondo sviluppano un tumore del seno, con una incidenza in continuo aumento. - afferma il prof. Riccardo Masetti, Presidente della Susan G. Komen Italia che opera in Italia dal 2000 nella lotta ai tumori del seno, e che dal 2000 organizza la corsa di solidarietà Race for the Cure - Solo in Italia, per il 2012, sono previsti oltre 40.000 nuovi casi con una diagnosi ogni 15 minuti. Sono certo che grazie a questo progetto ed alla forza positiva delle tante donne che hanno scelto di raccontare un frammento della propria vita in questo libro, nasceranno nuove opportunità per incrementare la lotta ai tumori del seno e contribuire a rendere questa malattia sempre più curabile attraverso i nostri programmi di promozione della prevenzione e di educazione alla salute del seno che svolgiamo in tutta Italia.”
Dal volume, edito da Silvana Editoriale, è nata l’idea di esporre i ritratti in due mostre fotografiche che si terranno in due città: a Roma presso gli spazi della Centrale Montemartini dal 1 al 25 marzo 2012 e a Milano presso lo Spazio Forma dal 29 maggio al 17 giugno 2012. Una galleria di 365 ritratti +1 (il 2012 è un anno bisestile) accompagneranno i visitatori in un viaggio tutto al femminile lungo un anno.

365D TRECENTOSESSANTACINQUE GIORNI DA DONNA – LE MOSTRE

ROMA – CENTRALE MONTEMARTINI
TITOLO 365D TRECENTOSESSANTACINQUE GIORNI DA DONNA
DATE 2 – 25 MARZO 2012
LUOGO CENTRALE MONTEMARTINI
INAUGURAZIONE: GIOVEDI 1 MARZO 2012 ORE 18.30
INDIRIZZO VIA OSTIENSE 106 – 00154 ROMA
ORARI MARTEDÌ-DOMENICA 9.00-19.00 (LA BIGLIETTERIA CHIUDE MEZZ'ORA PRIMA)
CHIUSO LUNEDI
INGRESSO: INTERO € 5,50
RIDOTTO € 4,50
MILANO – SPAZIO FORMA
TITOLO 365D TRECENTOSESSANTACINQUE GIORNI DA DONNA
DATE 29 MAGGIO -17 GIUGNO 2012
LUOGO SPAZIO FORMA
INAUGURAZIONE: MARTEDÌ 29 MAGGIO 2012
INDIRIZZO PIAZZA TITO LUCREZIO CARO, 1 MILANO
ORARI MARTEDÌ-DOMENICA 10.00 – 20.00; GIOVEDI E VENERDI 10.00 – 22.00
CHIUSO LUNEDI
INGRESSO: GRATUITO
www.365d.it

giovedì 1 marzo 2012

Maternità tra incubo e sogno





Terzo appuntamento con FRANCESCA MILANI

La maternità per me è un incubo; ne ho il terrore; la giudico al di sopra delle mie possibilità emotive. Credo di non essere ancora pronta per gestirne la portata emotiva. Non mi sento all’altezza e nello stesso tempo ho il timore dello spazio vitale e mentale che potrebbe prendersi in me. E dico tutto questo aggiungendo: purtroppo.

Ha mai ricoperto ruoli di madre in uno spettacolo?

Una volta, a teatro, nella pièce “Per sommi capi” dove c’è un passaggio di testimone dalla nonna alla nipote. Una ragazza – anch’io avevo qualche anno in meno - ritrova delle lettere della nonna delle quali non era a conoscenza. Le svelano il sapore della maternità e alla fine anche la ragazza, sebbene molto giovane, resta incinta. La scena si conclude con la protagonista che si accarezza la pancia. Mi spiace solo di aver interpretato questo ruolo in un momento nel quale forse non ero pronta a cercare un senso, almeno mentalmente. Recitai proprio per questo probabilmente con un certo distacco e spensieratezza. Vedevo la maternità come qualcosa di lontano e distante da me. Oggi sarebbe diverso: sentirei maggiormente la parte ma forse anche la sofferenza.

Un brano che interpreti il suo pensiero in merito, che ha recitato o che le è caro?
Penso a quanto scritto da Umberto Galimberti nel suo “Mito della giovinezza” dove evidenzia che con la maternità si dilata lo spazio della donna fisicamente, per accogliere il bambino, mentre si restringe quello emotivo. All’uomo, non preposto ad accogliere nel corpo, si chiede di accogliere nell’anima sostenendo la donna. E questo non è così diffuso.

Chi è Francesca Milani?
Attrice di teatro, cinema e televisione, ha frequentato il Corso diretto e condotto da C. Censi e I. Del Bianco nel 1992-93; quindi il Tirocinio all’Accademia Silvio D’Amico e a seguire il Corso diretto e condotto da G. Colli e G.B. Diotajuti; poi il Corso di doppiaggio Studio 23 M.Gallo, R.Savagnone, L.Biella, V.Stagni e ha seguito un Seminario di recitazione e studio approfondito su Moliére, condotto da Mario Scacci. Ha ottenuto la Borsa di studio “Cinecittà Campus” (R. Torrebruna—U. De Vita) per il 2004-2006. Conosce i dialetti romanesco, siciliano, umbro-marchigiano, romagnolo, pugliese, milanese, napoletano, piemontese, veneto, sardo e il vernacolo toscano.
Al cinema ha lavorato ne’ “La patente” di L. Pirandello, con la regia J. Giaconi; a teatro si ricordano alcune commedie di Plauto e “C’è posta per tre” di Lapi e Colasant, con la regia dello stesso Lapi. Inoltre in televisione, tra l’altro per “Fermata d’autobus” su FX (Sky); ha lavorato anche in radio dal 2008 al 2011 in “Pelo e contropelo” con Pippo Pelo a Radio Kiss Kiss.

Ultimo lavoro in scena?

Al Teatro Parioli nel 2010 in “Mettetevi nei miei panni”scritto e diretto da Antonio Giuliani, nel quale ho ricoperto cinque ruoli diversi con un tono comico.

I prossimi lavori e progetti?

Sto finendo di scrivere con Danilo De Santis “La strana cotta” che sarà in scena dal 10 al 22 aprile al Teatro Petrolini di Testaccio (a Roma), un’altra pièce nella quale ricoprirò diversi ruoli.

Un anticipo?

E’ un testo comico anche se ci sono risvolti seri. E’ nato dall’amicizia con questo attore e dalle nostre reciproche confidenze amorose. Lo sforzo maggiore è proprio di raccontarsi senza essere autoreferenziali, rappresentando il passaggio di uomo da una serie di storie “mordi e fuggi” alla ricerca di una stabilità affettiva, un percorso non lineare, anche perché lungo questo cammino si affacciano e si intromettono una serie di personaggi, dalla cameriera alle ex fidanzate.

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma
Ilaria Guidantoni insieme all'attore teatrale Giuseppe Bisogno, che ha curato le letture, e al musicista Edoardo Inglese, autore di una selezione di brani musicali

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012
Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata a Milano", libreria Milano Libri. Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, il presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi, e Laura Silvia Battaglia, inviata esteri di Avvenire. Letture a cura dell'attore Michele Mariniello

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012
Ilaria Guidantoni ospite di RADIOLIVRES, con Vittorio Macioce, caporedattore de' Il Giornale, ed Edoardo Inglese,"musicante", in una serata di parole e musica

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo
L'autrice tra Lorenzo Veroli, il Segretario del Club e Chiara Ercolino

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012
Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, l'on. Elisabetta Zamparutti (Radicali Italiani) e il giornalista tunisino Salah Methnani, inviato di Rainews24

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"
Marzia Messina, ideatrice del progetto e realizzatrice per "Prima che sia buio" della foto dell'autrice

Il fotografo di 365D Sham Hinchey

Il 29 agosto di 365D

Con Raffaella Fiorito, mia vicina di calendario

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Metti una sera d'estate, prima che sia buio...

"Prima che sia buio" incontra l'arte alla Galleria Barbara Paci di Pietrasanta

Ilaria Guidantoni e Barbara Paci

La scrittrice con i genitori

La scrittrice tra Daniela Argentero e Barbara Paci

La scrittrice tra gli amici

Leggendo "I giorni del gelsomino" con il pittore Agostino Rocco

Leggendo "Colibrì"

L'autrice con Agostino Rocco

A Jorio, dedicato a Pistoia, alla Toscana e a una città d'arte

Tra Firenze e Pistoia

Con il pittore Agostino Rocco tra parole e immagini