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giovedì 13 ottobre 2011
ANOILAPAROLA.IT, STORIE DI DONNE NELLA STORIA DELLA LOTTA ARMATA
eventi
13 ottobre 2011 at 12:18 |
GLI “ANNI DI PIOMBO” IN ITALIA: 1969-1980
Daniela Bini racconta
17 novembre 2011, ore 21
presso Associazione “Antonio Banfi”
Piazzale Marconi, 7 Vimercate (MB)
Daniela Bini, professoressa di lettere in un liceo scientifico e studiosa della lotta armata al femminile, torna a proporre il tema, già ospitato in queste pagine. Il percorso che sarà proposto partirà dalla riflessione sul fenomeno terroristico femminile italiano negli Anni Settanta, dando spazio alle voci di donne che militarono in gruppi armati. Si tratta perlopiù di donne che entrarono in associazioni terroristiche di estrema sinistra (Brigate Rosse, Prima Linea), perché nell’estrema destra si ha notizia di un’unica donna cui furono affidati compiti dirigenziali: si tratta di Francesca Mambro, ex militante dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), accusata anche della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Si parlerà di lei, si leggeranno passi da lei scritti, e si parlerà di alcune ex brigatiste rosse, che hanno a loro volta lasciato testimonianze scritte delle loro scelte estreme. Si leggeranno brevi passi di libri scritti da Barbara Balzerani (l’unica donna che prese parte al sequestro Moro), da Anna Laura Braghetti (che prese in affitto l’appartamento di Via Montalcini a Roma dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro), Adriana Faranda (compagna del brigatista Valerio Morucci e come lui contraria all’uccisione dell’onorevole Moro) e si parlerà di Margherita Cagol, che nel 1970 fu, insieme a Renato Curcio e Alberto Franceschini, fondatrice delle Br. Verranno proposte riflessioni sulle motivazioni che spinsero queste donne a scegliere la strada della lotta armata e sulle parole che esse, a distanza di tanti anni da quel periodo caldo della nostra storia, hanno scritto – fatta eccezione per Margherita Cagol, morta nel 1975 – su se stesse e sui loro rapporti con il carcere, sull’isolamento forzato nelle prigioni di massima sicurezza, sul ricorrente e ossessivo pensiero delle morti di cui furono responsabili, sul bilancio delle loro vite.
L’obiettivo del lavoro non è solo quello di ripercorrere un periodo scomodo del nostro passato attraverso la meno considerata e trattata ottica femminile, ma anche quello di contribuire a leggere gli anni cosiddetti “di piombo” in modo diverso rispetto a quanto è stato fatto spesso finora, cercando di chiarire e comprendere le motivazioni di uomini, e soprattutto donne, che hanno imboccato la strada del terrorismo spinti da ragioni che necessitano oggi di essere ancora ben delineate e comprese. Solo attraverso tale comprensione, infatti, che non deve né può diventare giustificazione, è possibile giungere a una visione meno pregiudiziale e più obiettiva degli anni Settanta, senza la quale è impossibile capire a pieno anche il nostro presente. Le testimonianze delle donne ex terroriste, che nella maggior parte dei libri di storia non vengono neppure citate, devono quindi essere strumento non esclusivo ma aggiuntivo a quanto già scritto e già detto sul fenomeno del terrorismo rosso e nero e devono fornire un ulteriore ausilio per pervenire a una valutazione che sia il più possibile oggettiva e coerente degli “anni di piombo” in Italia. Esse ci permetteranno inoltre di ipotizzare le ragioni che spinsero le donne a militare preferibilmente in gruppi di estrema sinistra piuttosto che di estrema destra e ci forniranno interessanti e inedite chiavi di lettura della personalità e della psicologia femminili.
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