martedì 18 gennaio 2011




da Gennaio Prima che sia Buio di Ilaria Guidantoni è disponibile sul Catalogo on-line della Hoepli, la grande libreria on line


La Grande Libreria Internazionale Hoepli è una tra le più grandi librerie in Italia. La Libreria situata nel cuore di Milano, ospita oltre 500.000 libri, distribuiti in uno spazio espositivo di 6 piani. Specializzata nella vendita di libri , la Libreria conta oltre 40 librai esperti in tutti gli argomenti.
Il primo luglio 2005 ha visto la luce la Grande Libreria Online, il sito web che ha reso accessibile a tutti, senza limitazioni geografiche, i libri di una delle più grandi librerie europee. Il sito specializzato nella vendita online mette a disposizione degli utenti gli oltre 500.000 libri della libreria fisica di Milano e la possibilità unica di scegliere e acquistare i propri libri a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo.

La Grande Libreria Hoepli
è stata fondata nel 1870 da Ulrico Hoepli nel centro di Milano, in corso Vittorio Emanuele. Dopo la seconda guerra mondiale la Libreria si è spostata nell'attuale sede di via Hoepli a Milano: progettata dagli architetti Figini e Pollini, è stata inaugurata nel 1958. La Grande Libreria Hoepli si è da sempre distinta per la varietà dei libri in vendita, per la molteplice offerta di servizi e per la disponibilità di libri e riviste straniere.

www.hoepli.it

lunedì 17 gennaio 2011

Riflettendo sulla rivoluzione tunisina

Roma, 17 Gennaio 2010

A tutti coloro che sapendo hanno fatto sentire la loro voce,
a coloro che hanno solo intuito e mi sono stati vicini,
a quelli che non sanno, non hanno capito o si sono distratti


Leggendo gli avvenimenti tunisini di queste settimane si annuncia un lunedì nero anche se speriamo che torni il sole presto.
Scrivo queste poche righe soprattutto per ringraziare di cuore gli amici, tutti coloro che mi sono stati vicini. Grazie per esserci stati e avermi sostenuta, informata, aiutata praticamente ma soprattutto ascoltata.
Oggi inizia una nuova storia per la Tunisia, nel segno della possibilità, con tutta l'ambiguità e i rischi della libertà, difficile e probabilmente più lunga di una scadenza elettorale - 60 giorni - incredibile da rispettare dopo 23 anni senza elezioni libere.

Nella mia piccola cronaca locale, quella personale,i pezzi sono tornati a posto nel puzzle. Ho vissuto un clima surreale e di sospensione, ma anche di incredulità, di trovarsi precipitata dal clima natalizio nel mezzo di una rivoluzione che in qualche modo mi ha toccata, interessando persone vicine negli affetti. Parlo di rivoluzione perché così dicono i miei contatti tunisini e nel Maghreb, forse la prima volta che nel mondo arabo la ribellione è autenticamente popolare.
Per quanto mi riguarda, io spero di tornarci presto e di vedere lo sforzo della ricostruzione e sto vivendo con nostalgia questi giorni di lontananza da luoghi che ormai mi appartengono un po’.


Questa vicenda drammatica, soprattutto per chi ha perso la vita e che forse sarà un giusto strumento di una storia che altri vivranno ma per i quali provo solo dolore, pensando soprattutto alle famiglie che restano spezzate, fa riflettere come molti accadimenti che ci scombussolano e mettono a nudo la nostra fragilità.

Al di là degli aspetti più interiori che ognuno vive dentro se stesso interrogandosi sulla vita restano osservazioni più quotidiane, quelle sull'amicizia e sulla solidarietà delle quali ho avuto in questi giorni una prova toccante e calorosa.

Un'altra osservazione, molto amara, è sulla disinformazione imperdonabile nell'era di Internet che ci fa credere una realtà deformata, che è disattenta. Come sempre nella complessità dei giorni ci interessiamo - com'è ovvio che sia - a quella parte di pubblico che tocca il nostro privato soprattutto emotivo e in questi giorni tremendi non ho fatto che rimproverarmi della mia disattenzione verso quello che è così vicino a noi da non essere messo a fuoco semplicemente perché non ci tocca.
La Tunisia è più vicina di Pantelleria alla costa siciliana e accoglie migliaia di italiani su una popolazione complessiva di appena 10 milioni. Il nostro Paese è il secondo partner commerciale, ha insegnato ai tunisini a mangiare la pasta quotidianamente e loro hanno insegnato ai nostri siciliani a condirla con la salsa al pomodoro.
Eppure il suicidio di un laureato costretto a fare il venditore ambulante, a Sidi Bouzid, del 17 dicembre, è arrivato sulla nostra stampa e solo su' Il Fatto Quotidiano, 10 giorni dopo e per il resto è stato silenzio fino ai primi giorni di gennaio quando i moti dell'Algeria, irrisori a confronto, ma di un Paese evidentemente non amico dell'Italia, hanno consentito di lasciar spazio per citare una notizia che era stata 'bucata' clamorosamente dalla TV. Strano. Le emittenti televisive non trasmettono servizi che non hanno avuto spazio in un tg il giorno seguente perché lo trovano vecchio.
E' emerso, a distanza di giorni, quasi solo su agenzie straniere, che i nostri governi passati avevano aiutato Ben Ali a salire al potere coinvolgendo i servizi segreti e che già un noto generale aveva rivelato questo (non ci sono state in questi giorni contestazioni); che i nostri imprenditori scelgono comunque la Tunisia perché è meglio del nostro sud visto che si paga 'ufficialmente' un pizzo e poi si è tranquilli e si riesce a lavorare. Insomma una mafia di Stato trasparente e controllata dalla polizia che è una garanzia, con regole certe e senza troppe faide. In fondo si rischia solo di avere 24 ore per lasciare il paese. Naturalmente accanto alla connivenza c'è anche un'imprenditoria sana italiana che ha dato il proprio plauso alla rivoluzione tunisina e ha deciso di non fermare mai la produzione.

Per chi lavora lì nelle istituzioni – che spesso pensiamo anche privilegiato - mi sono accorta che non c'è stata la dichiarazione di un politico, di un ministro, un'assistenza logistica per il rimpatrio. Eppure abbiamo e abbiamo avuto - in par condicio politica - un sottosegretario agli esteri con delega al Magreb e di stanza in Tunisia. La Commissione europea? Sembra inesistente. Certo forse quando scopriremo che molti tunisini chiederanno asilo politico in Sicilia, ci accorgeremo che qualcosa è successo. A proposito: molti dei piloti aerei hanno già chiesto asilo in Francia e non sono più tornati in patria. Solo alcuni imprenditori si sono organizzati, appunto privatamente e a proprie spese.

A qualcuno o forse a molti piace soprattutto il lusso a buon mercato e l'illusione della laicità perché ostentando lo spettro dell'integralismo religioso si promette modernità senza libertà, si prospetta di vivere godendo dei beni materiali, alcool e sesso compreso, senza pensare.
E' anche comodo tutto sommato.

In questo momento il paese è diviso tra polizia, legata a Ben Ali e tendenzialmente conservatrice, e l'esercito più vicino al popolo che da solo però non riesce a tenere il Paese; poi ci sono gli infiltrati che approfittano della situazione anche perché l'ex presidente ha dato ordine di aprire le carceri, non solo ai prigionieri politici ma anche ai delinquenti comuni: che muoia Sansone con tutti i Filistei. E sono cominciati saccheggi e vandalismi. Ghedafi dalla Libia, nostro paese amico come ben sappiamo, ha dichiarato in ogni caso che lui riconosce tuttora come presidente della Tunisia Ben Ali e ha lasciato intendere che potrebbe vigilare sul Paese.

Qualche volta le guerre si fanno in nome della religione, qualche altra volta in nome della laicità ma il senso non cambia.

Per fortuna i tanto bistrattati giovani tunisini considerati i 'molli' del mondo arabo, gli effeminati del nord Africa hanno dimostrato di dar vita alla prima rivoluzione vera del popolo in questa cultura. E' stata chiamata la rivoluzione del gelsomino. Speriamo che non diventi color sangue e che divenga una transizione perché come sa bene chi mastica un po' di storia, ogni rivoluzione che si rispetti ha le sue vittime e di solito si trasforma presto in una restaurazione.

Mi auguro che nessuno strumentalizzi il desiderio di parola e di condivisione, del libero pensiero e scelta a fini politici, religiosi e ideologici e che soprattutto il valore della vita nella sua dignità non venga messo in discussione nemmeno quando si tratta del rispetto per la vita degli oppressori.

Ilaria

LA CORSA DI MIGUEL




Chi era Miguel?

Miguel Benancio Sanchez amava la vita, l’atletica, l’Argentina, il suo Paese.
Quando una banda 
paramilitare lo sequestrò a casa sua, nella notte fra
 l’8 e il 9 gennaio 1978, trovò la bandiera bianca e
 celeste attaccata alla parete.
Gli chiesero:
”Perché?”. E lui rispose: “Perché sono argentino”.
Aveva 25 anni quando gli bendarono gli occhi e lo
 infilarono sul Ford Falcon nero, triste e ricorrente
 presenza di quegli anni infami governati da una feroce
 dittatura.

LO ZUCCHERO
Miguel era nato l’8 novembre del 1952,
 a Bella Vista, provincia di Tucuman, Nord 
dell’Argentina, famosa per la coltivazione della canna
 da zucchero. Anche lui lavorò da bambino in questo 
campo prima che l’intera area entrasse in crisi.

LA VALIGIA DI CARTONE
Allora, a 18 anni, prese la
sua valigia di cartone e seguì i fratelli che erano 
già partiti per Buenos Aires. Fu qui che cominciò una
 nuova avventura.

IMBIANCHINO
Faceva l’imbianchino e il calciatore
 prima di scoprirsi innamorato dell’atletica. Giocava 
nella quarta divisione con il Gymnasia y Esgrima de La
Plata.

ATLETA
Ma l’atletica lo conquistò. Si allenava di
 mattina presto e alla sera tardi con il tecnico 
Osvaldo Suarez, mitico personaggio che aveva vinto tre
 volte la Corrida di San Silvestro.

LUOGHI
Di mattina, all’alba, andava a correre
 costeggiando un campo da golf, a Ranelagh. Di 
pomeriggio finito il suo lavoro, era stato nel
 frattempo assunto al Banco de Provincia, sceglieva la
 pista di Villa Dominico, dove c’era Suarez.

UNA MELA
La sua giornata era infinita. Sveglia con 
una mela, primo allenamento, treno, lavoro, ancora 
allenamento, scuola serale per completare quegli studi 
che non aveva finito. A volte rientrava all’una di
notte.

ADAM
Aveva tanti fratelli e sorelle, in tutti erano
dieci. A Villa Espana, periferia di Buenos Aires molto
 umile, c’era anche il suo cane Adam: dopo la sua 
sparizione non abbaiò più, aveva perso la gioia di
vivere.

PERONISTA
Miguel s’impegnava politicamente nella
 Gioventù Peronista: aveva pianto il giorno dei 
funerali di Peron, nel 1974. Ci si vedeva con i
 ragazzi del quartiere, ma negli ultimi anni gli 
impegni di lavoro e con l’atletica, ridussero molto la
sua politica.

COSA ACCADDE
In Argentina si spariva per niente,
per fare politica, per difendere i diritti delle
persone o semplicemente per avere un amico “sbagliato”
o finire su un’agenda telefonica “pericolosa”. Chissà
cos’accadde a Miguel.

POETA
Era un poeta autodidatta. Il suo “Para vos 
atleta”, “Per te atleta”, fu pubblicato dalla Gazeta
 Esportiva di San Paolo, il 31 dicembre del 1977, nove
 giorni prima della sua sparizione. Era un inno alla
corsa. Ma Miguel scriveva di tutto: atletica,
 Argentina, soprattutto amore. Tanto amore che aveva
 voglia di dare e di ricevere


LA CORSA DI MIGUEL A ROMA

Organizzazione. Il Club Atletico Centrale organizza domenica 23 gennaio 2011 la dodicesima CORSA DI MIGUEL, di km. 10.150, con ritrovo alle 8.30 e partenza alle 10 in via dei Campi Sportivi. La gara è aperta ai tesserati Fidal e agli enti di promozione sportiva nelle categorie junior, promesse, senior, amatori uomini/donne, master. La partecipazione alla non competitiva di km. 2.800 è libera.

www.lacorsadimiguel.it

domenica 2 gennaio 2011

Rileggendo Buonanotte Aisha


Rileggendo Buonanotte Aisha
di Liliana De Fabris, Psicologa

Premessa
La lettura e l’ascolto del racconto “Buonanotte Aisha” ha suscitato in me, che da oltre trent’anni mi occupo dei problemi psicologici e affettivi della famiglie in difficoltà, alcune riflessioni. Con grande efficacia letteraria la scrittrice ha dimostrato comprensione e condivisione per le vicende dolorose delle due protagoniste e mi ha riportato indietro nel tempo, quando adolescente, con la mia famiglia, vivevo in Africa, dove sono nata, al confine tra Kenya e Somalia.
Anche allora, come oggi, le ragazze appena sviluppate erano considerate in età da marito – io stessa ero ritenuta una zitella a 14 anni! – e per quelle che non si sposavano i rischi di violenza erano relativamente facili.

Il racconto
Aisha-Eloise: due donne diverse per condizione economica e sociale, cultura, età, colore della pelle ma accumunate da uno stato di profonda infelicità. L’una perché colpita nella sua dignità di donna, l’altra perché privata della maternità.
Più forte la prima che, pur essendo stata violentata già all’età di 12 anni e avendo avuto più figli, non voluti, in quanto frutto di ulteriori violenze, ma amati e da mantenere, rifiuta un matrimonio riparatore per non cadere poi nella condizione della dipendenza dalle altre mogli del padre di alcuni dei suoi figli e preferisce vivere come una questuante sulla strada ma con dignità, senza prostituirsi.
Più fragile la seconda, ma non meno profondamente ferita dalla maternità negata e dall’amaro rimorso di scelte sbagliate.
Il loro incontro all’inizio è stato “un incontro di disperazione e solitudine…”, al tramonto, con la sola certezza da parte di entrambe di non avere più nulla da perdere e che quella notte sarebbe potuto essere l’ultimo tempo da vivere. Ma, prima che scenda il buio, una luce si riaccende, quella della speranza.

L’analisi psicologica
Aisha, dai sentimenti semplici, propri della cultura centroafricana, comprende con immediatezza che quella donna bianca dia capelli rossi avrebbe potuto cambiarle la vita, si sente più forte e più serena tanto da manifestare questi sentimenti sui suoi manufatti: le bambole di stoffa da lei cucite avevano pian piano cambiato aspetto ed assumevano le sembianze di bambini come li desiderava davvero, con gli occhi dritti e i fiori sulle vesti. E fu proprio con la comparsa di uno di questi fiori, il girasole, simbolo della vita e del sole, il segno diagnostico di un ritorno pieno alla fiducia nella vita e nel prossimo. Importante la simbologia della bambola che oggi è spesso considerata, a torto, un giocattolo non più di moda e solo per bambine. L’educazione a prendersi cura, cullare, i propri oggetti, regali che mimano il bambino, la bambola, è funzionale all’educazione sentimentale e affettiva di tutti gli esseri umani, primariamente le donne.
Più lungo il percorso di Eloise, più debole psicologicamente dell’altra, condizionata da una cultura e mentalità diverse che ostacolano l’umiltà del chiedere aiuto. Da sola non sarebbe stata in grado di superare la sua desolazione e sofferenza senza la presenza filiale, proprio di colei alla quale, inizialmente, aveva offerto il proprio aiuto.
Quello che spinge le due donne a comunicare e a capirsi, al di sopra di tutte le forse provenienti dall’istinto, dall’ambiente, dall’emotività, si basa su un elemento irriducibile: la fiducia dell’uomo nell’uomo, e questo incontro così particolare, data la poca capacità che abbiamo noi donne di collaborare tra di noi, assume una grande varietà di sfumature e di comportamenti che vanno dalla scoperta della pietà, alla comprensione, alla collaborazione ed infine alla condivisione.
Un cammino fatto più di gesti che di parole, di quelli essenziali per consentire una comunicazione efficace tale da creare condivisione e quindi la possibilità di salvezza per entrambe.

Il ruolo di alfiere del femminile nella difesa della vita
Un’altra riflessione: perché il libro è dedicato “Ad una nuova vita” ed in particolare questo racconto ai bambini (watoto) del Kenya proprio in occasione del Natale? Cosa significa Natale? La nascita del Bambino Gesù è un messaggio di vita da portare ad altri bambini e la piccola donna ebrea, fino allora sconosciuta, ma scelta da Dio, grazie alla sua maternità accettata con umiltà – “sono la serva del Signore” – ed assecondata da un semplice ‘fiat’, è stata assunta al vertice di tutte le donne di ogni tempo. La maternità e l’amore di un figlio e per un figlio è indubbiamente il fatto più importante nella vita di una donna. Generare e difendere la vita è un elemento fondamentale e fondante per ogni donna. Questo elemento non sempre è compreso pienamente e quindi condiviso dalle donne stesse, dipendendo dall’influenza dell’ambiente familiare, della società, dei messaggi inviati dai mass media e dalla propria elaborazione psicologica, affettiva.
Nonostante ciò siamo per diritto e per dovere procreatrici e testimoni della vita, bene sacro da difendere: quando una donna genera un bimbo prosegue il capolavoro immortale della creazione divina.
E’ questa una difesa molto difficile da portare avanti: abbiamo bisogno di essere aiutate in un mondo diventato incomprensibile a noi stesse. Incontriamo ostacoli di ogni genere che sembrano negare quello che altrove si attende, come il diritto alla maternità. Un esempio eclatante lo vediamo nel mondo del lavoro dove non esistono sufficienti tutele per la madre lavoratrice che può vedersi negato il diritto ad avere figli attraverso la promessa di licenziamento o, una volta nato il figlio, non strutturando luoghi di accoglienza per il piccolo. O riconoscendo diritto alla vita a legami chiusi alla procreazione. Cosa possono fare le donne in una mondo dove la fertilità è considerata spesso come una malattia? Dove una legge garantisce il diritto ad abortire ma non a vivere?
E’ necessaria una più profonda comprensione dell’identità femminile, dei doni e dei talenti di ogni donna, per evitare complessi di inferiorità o di superiorità nei riguardi dell’altro sesso, ribadendo il concetto a noi caro di ‘uguaglianza nella diversità’ nei ruoli e nelle funzioni sociali e lavorative.
In età moderna lo sviluppo della tecnica e della scienza ha reso preminente l’importanza dell’intelletto, superando di fatto le differenze ataviche psicofisiche tra maschio e femmina.
Nonostante ciò dobbiamo riconoscere che, malgrado, la Convenzione Onu sull’eliminazione di discriminazione verso le donne, firmata nel 1979 dai delegati di 130 Paesi del mondo, in un gran numero di Nazioni ci si rifiuta ancora di accordare alle donne dignità umana e il rispetto che meritano semplicemente come esseri umani.
E non credo neppure nella lotta femminista di vecchio stampo, per me controproducente in quanto creatrice solo di antagonismi. Ritengo invece, come psicologa cattolica che il problema non sia né sociale, né economico, ma essenzialmente culturale, spirituale e psicologico: solo se si darà la massima importanza ai valori cardinali della vita individuale e collettiva e alla loro applicazione prativa, la donna, alfiere della sacralità della vita. Riacquisterà rispetto e dignità.
Grazie Ilaria

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma
Ilaria Guidantoni insieme all'attore teatrale Giuseppe Bisogno, che ha curato le letture, e al musicista Edoardo Inglese, autore di una selezione di brani musicali

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012
Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata a Milano", libreria Milano Libri. Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, il presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi, e Laura Silvia Battaglia, inviata esteri di Avvenire. Letture a cura dell'attore Michele Mariniello

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012
Ilaria Guidantoni ospite di RADIOLIVRES, con Vittorio Macioce, caporedattore de' Il Giornale, ed Edoardo Inglese,"musicante", in una serata di parole e musica

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo
L'autrice tra Lorenzo Veroli, il Segretario del Club e Chiara Ercolino

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012
Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, l'on. Elisabetta Zamparutti (Radicali Italiani) e il giornalista tunisino Salah Methnani, inviato di Rainews24

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"
Marzia Messina, ideatrice del progetto e realizzatrice per "Prima che sia buio" della foto dell'autrice

Il fotografo di 365D Sham Hinchey

Il 29 agosto di 365D

Con Raffaella Fiorito, mia vicina di calendario

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Metti una sera d'estate, prima che sia buio...

"Prima che sia buio" incontra l'arte alla Galleria Barbara Paci di Pietrasanta

Ilaria Guidantoni e Barbara Paci

La scrittrice con i genitori

La scrittrice tra Daniela Argentero e Barbara Paci

La scrittrice tra gli amici

Leggendo "I giorni del gelsomino" con il pittore Agostino Rocco

Leggendo "Colibrì"

L'autrice con Agostino Rocco

A Jorio, dedicato a Pistoia, alla Toscana e a una città d'arte

Tra Firenze e Pistoia

Con il pittore Agostino Rocco tra parole e immagini