mercoledì 27 novembre 2013

Tunisia: dopo rivoluzione cambiato ruolo donna in società a 50 anni dalle conquiste ottenute grazie a Bourghiba (ANSAmed)

TUNISI, 26 NOV - Due anni dopo la "rivoluzione dei gelsomini", che doveva restituire la Tunisia alla democrazia e consentire alla sua società di evolversi nel rispetto e nella solidarietà, la donna fa i conti con una condizione che, oggettivamente, agli occhi dei non musulmani, ha fatto segnare più d'un passo indietro. La Tunisia, sin dalla sua indipendenza, ha riservato una grande attenzione alla condizione femminile e spesso le misure adottate dai governi sono state un passo in avanti rispetto a quelle che erano le dinamiche della società. Nel senso che le decisioni fortemente volute da Habib Bourghiba, laico e riformatore, andavano oltre la situazione di fatto per aprire alle donne prospettive assolutamente rivoluzionarie rispetto al resto del mondo islamico. La donna tunisina aveva davanti a sé indipendenza, considerazione, parità, prospettive, almeno dal punto di vista formale. Che poi la società tunisina non fosse pronta a rispondere completamente e concretamente agli indirizzi imposti da Bourghiba è un'altra cosa. Ma gli oltre cinquant'anni trascorsi dall'adozione dello statuto di genere, che sanciva la parità davanti alla legge ed allo Stato tra uomo e donna hanno contribuito a fare della società tunisina un unicum, la cui immagine oggi appare sbiadita sotto la spinta di un rinnovato spirito religioso che, auspice la forte connotazione islamica del partito Ennahda che guida la coalizione di governo, tende a marginalizzare la condizione femminile. Una fotografia della situazione attuale viene dal sempre minore peso che la donna ha nel mondo del lavoro, con un tasso di disoccupazione elevatissimo e che però, nell'accezione generale, viene considerato scontato, quasi naturale. Ed a niente serve il fatto che la maggioranza degli studenti universitari di alcune facoltà - soprattutto tecniche - siano donne, che in maggioranza vincono il confronto accademico con i loro colleghi maschi. Alla fine del percorso di studi le loro possibilità di trovare lavoro sono minime rispetto agli uomini. Anche il ruolo che le ragazze tunisine hanno avuto nelle dinamiche che portarono alla caduta del regime di Ben Ali sembra scolorirsi col passare dei mesi in modo inversamente proporzionale al crescere delle donne che indossano, dalla mattina alla sera, il velo, nelle sue varie forme e significazioni. E, proseguendo su questo ragionamento, si comprende come possano attecchire iniziative come quella partita pochi giorni fa a Sousse - città peraltro dalla frizzante vita sociale e culturale - dove è stato inaugurato un ristorante halal (che segue cioè correttamente le prescrizioni dell'Islam) in cui le donne che portano il velo integrale vengono isolate dal resto dei clienti con un paravento e servite solo da personale femminile. Il solo, ha commentato con seriosità un sociologo islamico, che potrà vedere i loro denti, la solo cosa visibile di un corpo completamente celato allo sguardo del resto del mondo. (ANSAmed)

lunedì 25 novembre 2013

25 novembre Giornata mondiale contro la violenza sulle donne "Woyzeck", Teatro Argentina (Roma)

Lunedì 25 novembre al Teatro Argentina ore 21.00-23.00

- in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne -
Roberto Gandini e la Piccola Compagnia del Piero Gabrielli
portano in scena un capolavoro del teatro romantico tedesco "Woyzeck" di Georg Buchner
 
adattamento di Attilio Marangon
regia di Roberto Gandini
con Chiara Poletti, Ettore Savarese, Fabio Piperno, Fabrizio Lisi, Florin Pagnini, Gabriele Ortenzi,
Gelsomina Pascucci, Ilaria Piemontese, Matteo Leporelli, Michele Falica, Sara Tosato, Simone Salucci.
 
musica Roberto Gori 
costumi Tiziano Iuno 
scene Paolo Ferrari
 
assistente alla regia Luciano Pastori coordinamento pedagogico Luigia Bertoletti
coordinamento specialistico Maria Irene Sarti - segreteria coord. pedag. Giorgia Roccetti
 
coordinamento istituzionale Piero Gabrielli-Roma Capitale Stefania Galassi, Barbara Corsi, Matteo Cesaretti Salvi-
Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio Mariangela Caturano, Carla d’Antimi
Teatro di Roma - Settore Attività Culturali
Produzione Teatro di Roma
 
Lunedì 25 novembre Roberto Gandini insieme ai 12 giovani attori con e senza disabilità della Piccola Compagnia del Piero Gabrielli saliranno sul palcoscenico del Teatro Argentina per riflettere sul fenomeno del femminicidio attraverso il racconto di uno tra i massimi testi della drammaturgia di metà Ottocento. Woyzeck di Georg Buchner, capolavoro romantico rimasto incompiuto a causa della morte dell’autore che, a quasi due secoli di distanza, continua a parlarci con sconvolgente attualità dello spietato meccanismo che rende l’individuo carnefice e vittima di una società piena di soprusi, falsità e moralismi. Il dramma di un uomo vessato dal mondo, distrutto dai superiori e umiliato dal proprio amore, fino a quando decide di agire con un gesto di folle gelosia.

venerdì 22 novembre 2013

Se l'arte e la letteratura diventano alleati nella lotta contro la violenza di genere

venerdì 22 novembre 2013

Otto corti per raccontare la violenza sulle donne

Appuntamento lunedì 25 novembre 2013
Dalle ore 15.00 con l'Associazione Gli Utopisti


Gli Utopisti
L’Utopia del fare cinema
Associazione Culturale per le Arti Visive


Tra i corti uno dedicato alla poesia "Sopravvissuta", dalla raccolta Prima che Sia Buio di Ilaria Guidantoni - visibile sulla pagina facebook personale







Comunicato Stampa
25 novembre 2013

L’Associazione Culturale Gli Utopisti in collaborazione con l’Ugl
presenta:

Questa sono Io… uno sguardo diverso
Convegno sulla violenza di genere

25 novembre 2013 – ore 15:00, Sala Conferenze Ugl, via Margutta, 19 – in occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, l’Associazione Gli Utopisti, in collaborazione con l’Ugl presenta un convegno e8 cortometraggi sulla tematica della violenza di genere.
Lo scopo del progetto “Questa sono Io… uno sguardo diverso” è principalmentequello di sensibilizzare il pubblico sul problema del femminicidio e della
violenza di genere; la realizzazione dei cortometraggi, e il particolare linguaggio cinematografico utilizzato, vuole essere un modo per scardinare il modo di vedere e di pensare la donna di derivazione patriarcale, spesso fornito anche dai media.
Ogni corto toccherà una particolare tematica, dando rilevanza ai vari aspetti della violenza di genere, non dimenticando la necessità di educare e sensibilizzare i più giovani, poiché siamo convinti che solo attraverso un’azione di educazione e ri-educazione dei più giovani, si possa arrivare a una forte e mirata prevenzione nei confronti di una violenza che si annida nella società e nelle famiglie.
Nei cortometraggi e negli interventi che si susseguiranno durante il convegno, sarà messa al centro la donna, e in particolare lo sguardo della donna, ciò a cui si vuole tendere è una vera riappropriazione dell’atto di guardare, come metafora di libertà, di presa di coscienza e di riaffermazione dell’individualità della donna.
Nel progetto e nella realizzazione dei corti è stata fondamentale la collaborazione e la partecipazione degli uomini;la solidarietà tra generi e il riconoscimento dell’individualità dell’Altro, attraverso l’accettazione e la comprensione degli interessi e dei bisogni dell’Altro/a è ciò a cui auspichiamo attraverso le nostre immagini.

Diletta D’Ascia
Presidente Associazione Culturale Gli Utopisti

giovedì 21 novembre 2013

25 novembre Questa sono Io… uno sguardo diverso - Convegno sulla violenza di genere


L’Associazione Culturale Gli Utopisti, in collaborazione con l’Ugl, presenta:

Questa sono Io… uno sguardo diverso - Convegno sulla violenza di genere

25 novembre 2013, ore 15:00, Sala Conferenze Ugl, via Margutta, 19 

In occasione della giornata internazionale contro la violenza alle donne, l’Associazione Gli Utopisti, in collaborazione con l’Ugl presenta un convegno e 8 cortometraggi sulla tematica della violenza di genere.
Lo scopo del progetto “Questa sono Io… uno sguardo diverso” è principalmente quello di sensibilizzare il pubblico sul problema del femminicidio e della
violenza di genere; la realizzazione dei cortometraggi, e il particolare linguaggio cinematografico utilizzato, vuole essere un modo per scardinare il modo di vedere e di pensare la donna di derivazione patriarcale, spesso fornito anche dai media.
Ogni corto toccherà una particolare tematica, dando rilevanza ai vari aspetti della violenza di genere, non dimenticando la necessità di educare e sensibilizzare i più giovani, poiché siamo convinti che solo attraverso un’azione di educazione e ri-educazione dei più giovani, si possa arrivare a una forte e mirata prevenzione nei confronti di una violenza che si annida nella società e nelle famiglie.
Nei cortometraggi e negli interventi che si susseguiranno durante il convegno, sarà messa al centro la donna, e in particolare lo sguardo della donna, ciò a cui si vuole tendere è una vera riappropriazione dell’atto di guardare, come metafora di libertà, di presa di coscienza e di riaffermazione dell’individualità della donna.
Nel progetto e nella realizzazione dei corti è stata fondamentale la collaborazione e la partecipazione degli uomini; la solidarietà tra generi e il riconoscimento dell’individualità dell’Altro, attraverso l’accettazione e la comprensione degli interessi e dei bisogni dell’Altro/a è ciò a cui auspichiamo attraverso le nostre immagini.

25 novembre - Giornata internazionale contro la violenza alle donne



Teatro dei Segni
Via San Giovanni Bosco, 150 - MODENA

Ore 16.30-18.30
NESSUNA DEFINIZIONE DI DONNA PUÒ DA SOLA SPIEGARE IL FEMMINILE
A partire da “Femen. La nuova rivoluzione femminista” la curatrice del libro, Maria
Grazia Turri, dialoga con Mario Simoncini (Associazione Maschile Plurale) intorno al
fatto che le donne hanno spesso un conflitto con il proprio corpo e la propria libertà,
con il proprio desiderio di seduzione e la necessità del riconoscimento di carisma e
autorevolezza.
Introduce: Elena Buffagni
Associazione Casa delle donne contro la violenza ONLUS
Modena


Ore 20.30  MARCELLA
Spettacolo teatrale sulla violenza contro le donne
A cura della Compagnia teatrale I Barbariciridicoli


In collaborazione con Associazione Casa delle donne contro la violenza ONLUS
All’interno dell’intervento della scrittrice e filosofa Maria Grazia Turri, sarà anticipato un brano del Racconto “Chéhérazade non abita qui”  di Ilaria Guidantoni, per il libro Chiamarlo amore non si può – Casa Editrice Mammeonline di Donatella Caione – in uscita il 25 novembre 2013.

martedì 19 novembre 2013

Calendario solidale “L’Aquila+Taranto 2014. Insieme. Oltre la notte”


La forza della solidarietà per uscire dalla “notte”

Per contribuire ad aiutare L’Aquila e Taranto, la giornalista Tiziana Grassi ha avviato un’iniziativa di alto valore umanitario e solidale: il Calendario 2014 “L’Aquila+Taranto. Insieme. Oltre la notte”, che sarà presentato il prossimo 4 dicembre al Senato della Repubblica (Sala Capitolare – Piazza della Minerva, alle ore 17,30) alla presenza dei Sindaci dell’Aquila e di Taranto, Massimo Cialente e Ippazio Stefàno, di Mons. Gian Carlo Perego, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, di Toni Saracino, co-curatrice della filosofia di Progetto, di Goffredo Palmerini, scrittore dell’Aquila di fama internazionale e Presidente ANFE Abruzzo (Associazione Nazionale Famiglie Emigrate), e di Luigi Romandini, Dirigente della Provincia di Taranto. Il calendario etico-solidale “L’Aquila+Taranto 2014” - che ha ricevuto numerosi Patrocini istituzionali - nel “raccontare” attraverso 53 fotografie in bianco e nero le ferite e le potenzialità di rinascita delle due Città attraverso gli scatti dell’affermato fotografo tarantino Luciano Manna (che ha voluto donare i propri scatti in una dimensione solidale), si propone di fare il primo passo verso nuove prassi di solidale e propulsiva messa a fuoco delle difficili realtà intorno a noi che non si possono eludere. È dunque un appello alla mobilitazione collettiva, quello della giornalista Tiziana Grassi, da sempre impegnata nei drammi sociali del nostro tempo come la perdurante crisi economica, il precariato e la disoccupazione, per molti anni autrice di programmi di servizio per gli Italiani all’estero a Rai International. Al Calendario solidale 2014 - realizzato dalla Tipografia abruzzese L’Eco di San Gabriele - hanno partecipato Thierry Vissol della Commissione Europea-Rappresentanza in Italia sulle politiche di coesione territoriale e sociale dell’Unione Europea, Pietro Ciardullo per gli aspetti grafici, le docenti Enza Tomaselli e Patrizia Tocci con testi sul Genius loci delle due Città, Angelo Giovanni Capoccia per i Rapporti istituzionali, la Fondazione Migrantes e la Fondazione Banco di Napoli. I proventi saranno destinati all’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica”, istituzione culturale fondata nel 1981 per la promozione della ‘settima arte’, al fine di contribuire al restauro delle pellicole danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009, della sua prestigiosa Cineteca, tra le più importanti in Italia. Un’altra parte sarà destinata all’Associazione Jonian Dolphin Conservation di Taranto, associazione di ricercatori, professori universitari, skipper, subacquei professionisti e documentaristi, che si occupa dal 2009, nelle acque dello Ionio Settentrionale, della conduzione di programmi di ricerca scientifica dedicati allo studio di dinamica di ripopolazione dei cetacei nel Mare Ionio. A Febbraio 2013 la Jonian Dolphin Conservation si è classificata al 1° posto nella sezione “Ricerca scientifica ed innovazione tecnologica” del Sea Heritage Best Communication Campaign Award che è il riconoscimento internazionale per tutti i soggetti – pubblici e privati – che hanno sviluppato progetti o interventi per la valorizzazione, la promozione e la divulgazione del patrimonio marittimo.

Questo Calendario fotografico che non ha fini di lucro – e a cui hanno partecipato per L’Aquila anche i giovani fotografi Chiara Crispi, Daniele De Mattia e Giorgia Moraca, diplomati alla Scuola d’Arte Cinematografica “Gian Maria Volonté” di Roma - mette a confronto le due città, L’Aquila e Taranto, ferocemente colpite da complessi e laceranti drammi di collettiva portata, diversi e simili, mettendo in evidenza sia i problemi attuali che le straordinarie peculiarità e vocazioni storiche, culturali, paesaggistiche di cui sono portatrici e che vanno opportunamente valorizzate. “Questo è solo l’inizio di un percorso che va auspicabilmente verso un “Patto di Fratellanza” tra queste due Città. Intanto iniziamo da qui. Da un Calendario solidale” - dichiarano Tiziana Grassi e Toni Saracino - “Si sa che non è il tanto di pochi a far andare avanti il mondo, ma il poco di tanti, di quelle piccole folle di persone che nel momento del bisogno sono pronte ad attivarsi. Se la platea è ampia, contano anche le somme minute che, insieme, dimostrano di poter fare grandi cose: è il crowdfunding, che significa finanziamento da parte di tanti, che con la loro partecipazione, rendono possibili cose che non si oserebbe neppure immaginare. Una grande risorsa, più efficace di ogni sponsor, può venire dalla sinergia umana e civica di persone e cittadini disposti a metterci del proprio, a sostenere iniziative che riguardano la loro città, la loro regione, o semplicemente chi è in difficoltà, al di là dell’appartenenza geografica”.

Per aiutare L’Aquila e Taranto attraverso questo Calendario etico-solidale, è possibile versare entro il 4 dicembre 2013 un contributo all’Associazione culturale senza fini di lucro “EU”, motivando la donazione: “Contributo Calendario 2014 L’Aquila+Taranto”. Codice iban: IT88 C010 0503 2000 0000 0012451

L’accesso alla Sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima

mercoledì 13 novembre 2013


Sul "Corriere della Sera" di mercoledì 13 novembre 2013 è ospitata una lettera che potete leggere di seguito sulle mutilazioni dei genitali femminili, una strage morale inaccettabile che grazie all'incontro tra popoli diversi è venuta alla luce e rispetto alla quale non possiamo più voltarci dall'altra parte. Il libro "Chiamarlo amore non si può" edito da Mammeonline - dove ci sarà il mio racconto Chéhérazade non abita qui - che uscirà proprio nella data simbolo del 25 novembre con AIdos contribuisce a combattere questa piaga.



Primo Forum internazionale degli scrittori a Tunisi


Primo Forum internazionale degli scrittori a Tunisi, insieme a Pen International per volere dell'Ambasciatore europeo a Tunisi, Madame Laura Baeza

Dar Lasram, nel cuore della Medina alta, accanto a Dar Tahar Haddad, il pedagogo morto nel 1935 che scrisse saggi importanti sulla libertà delle donne e oggi sede di un'associazione di impegno civile.
A Dar Lasram si sono svolti i lavori del I Forum Internazionale degli scrittori Euro-Maghreb sulle identità plurali. La manifestazione è stata voluta insieme con il Pen Internazionale, rete per la promozione e difesa della libertà di espressione nata a Londra nel 1921 grazie ad una donna. E' un forum di scrittori che ha elaborato una carta ed è presente nei 5 continenti, 102 paesi e opera attraverso 146 centri. Importante il manifesto di Girona sui diritti linguistici. Per chi ne volesse sapere di più www.pen-international.org/who-we-are/translation-linguistic-rights/
Il Forum è aperto a tutti gli scrittori che possono e vogliano parlare delle proprie opere.

lunedì 11 novembre 2013

Stalking, femminicidio e violenza di genere - Roma, Camera dei Deputati 19 novembre 2013


Una giornata di approfondimento su un argomento di bruciante attualità quale quello del femminicidio, dello stalking e della violenza di genere. E' il tema del Convegno, che si svolgerà il 19 novembre, presso la Camera dei Deputati, Sala delle Colonne, Via Poli, 13
Il convegno si propone di avviare un confronto e un dibattito sull’ argomento, coinvolgendo personalità istituzionali e non, al fine di sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica dopo la recente ratifica alla Camera della Convenzione del Consiglio d’Europa in merito a "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica".




Ore 8.30 – 9.00
Registrazione dei partecipanti
Ore 9.00 – 9.30

Apertura dei lavori e saluti di benvenuto
Alma Laias, Presidente Honouring the Women Onlus
On. Angela Fucsia Nissoli, Vice Presidente Honouring the Women Onlus USA

I sessione
Ore 9.30 – 10.00
Saluti istituzionali
Laura Boldrini, Presidente della Camera della Camera
Paola Balducci, Vice Presidente Corte dei Conti
Interventi programmati
Ore 10.00 – 11.15
Bianca Pomeranzi, Comitato per l’ eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW)
Barbara Terenzi, Coordinatore Comitato promozione e protezione dei diritti umani, Fondazione Basso Sezione Internazionale
Enisa Bukvic, scrittrice, autrice del testo
Italia
Modera: Giornalista Sky 24 News

Ore 11,15 – 11.30
Pausa

II Sessione
Chi è nell'errore compensa con la violenza
ciò che gli manca in verità e forza
Johann Wolfgang von Goethe

11.30 – 12.00
Saluti istituzionali
Emma Bonino, Ministro degli Affari Esteri
Cécile Kyenge, Ministro per l’integrazione
Interventi programmati

12.00 – 13.00
Generale Luciano Garofano, ex comandante dei RIS di Parma, “I labirinti del male. Femminicidio, stalking
sulle donne in Italia: che cosa sono, come difendersi”
Camila Raznovich, Amore Criminale
Padre Ottavio de Bartolis, Pontificia Università Gregoriana

Ore 13.00 – 13.30
Antonio Di Stefano Specialista in Chirurgia Plastica e specialista Ricostruttiva
Paola Dalla Torre Del Tempio di Sanguinetto, LUMSA – Storia della cinematografia
Proiezione Filmato
Ore 13.30 – 14.30
Filomena di Gennaro, Testimonianza

Dibattito finale

Comitato Promotore
Dott.sa Alma Laias, Dott.sa Cristina Attinà, On. Fucsia Nissoli, Arch. Cornelia Bujin,
Dott.Riccardo Ciccarese, Dott.sa Serena Saquella


Con il Patrocinio di
LA SAPIENZA
LUMSA
THE AMERICAN UNIVERSITY OF ROME
(*) Da confermare
www.honouringthewomen.com






giovedì 7 novembre 2013

Prima degli Stati Uniti d’Europa, quale sovranità nazionale? Bari, 8 novembre ore 19



PRIMA DEGLI STATI UNITI D’EUROPA, QUALE SOVRANITÀ NAZIONALE?

Bari, 8 novembre 2013, ore 19 Sala Murat

Autonomia o periferia dell'impero? E' la riflessone a proposito del ruolo di nazione che, alla vigilia di una tornata elettorale peculiare per il rinnovo del parlamento europeo per via dei movimenti anti euro e nel pieno della bufera sulle intercettazioni internazionali, dovrebbe essere approfondita per tarare al meglio gli orizzonti della nuova casa comune continentale.
Il tema sarà al centro di una conversazione con il prof. Stelio Campanale, docente di diritto degli scambi internazionali, venerdì 8 novembre alla Sala Murat di Bari (ore 19) partendo dalla lettura critica del volume "Le funzioni diplomatico-consolari strumento delle relazioni internazionali" (Cacucci Editore) di Stelio Campanale, per fare il punto sulla crisi della sovranità nazionale e immaginare di costruire una nuova Europa, soprattutto alla luce del prossimo semestre di presidenza dell'Ue, greco e italiano, nel 2014.
“Da una parte, il desiderio di un mondo privo di ostacoli alla libera circolazione di persone, imprese e capitali, ma rispettoso di culture ed usi locali, dall'altra la pretesa dei cittadini all'assistenza e tutela da parte del proprio stato anche oltre i confini nazionali: come possono coniugarsi con un crescente anelito di cittadini e comunità a vedere accolte le proprie specifiche istanze locali a scapito di interessi superiori e transnazionali?”.
“Prima di immaginare lo scenario futuro rappresentato degli Stati Uniti d'Europa, - ragiona il prof. Campanale - sarebbe utile che si riflettesse analiticamente sul ruolo dei singoli stati membri e sul peso specifico delle singole sovranità nazionali”.

Intervengono:
Stelio Campanale - docente di diritto degli scambi internazionali
Francesco De Palo – giornalista freelance (Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Formiche)

lunedì 4 novembre 2013

25 novembre Giornata nazionale contro la violenza sulle donne

25 novembre Giornata nazionale contro la violenza sulle donne

Convegno organizzato dall'Associazione Culturale di cinematografia "Gli Utopisti"

Sarà presente il Presidente Diletta D'Ascia

La manifestazione è organizzata dall'UGL

Roma, Via Margutta, 19
ore 15.00 - 18.00

Durante il convegno saranno proiettati 8 corti dedicati al tema della violenza sulle donne tra i quali "Sopravvissuta" con i versi della poesia di Ilaria Guidantoni tratta dalla raccolta "Prima che Sia Buio", (Edita da Colosseo Grafica Editoriale).

Interverrà tra gli altri Paolo Mazzoni della Fondzione 3M Italia sull'esperienza del braccialetto elettronico in Spagna.

mercoledì 23 ottobre 2013

"Bisogna parlarne. Anoressia, malattia sociale" - Resoconto di quanto emerso nell’incontro del 16 ottobre 2013 a Milano, Palazzo Marino


2,2 milioni le ragazze che in Italia soffrono di un disturbo alimentare psicotico. 
A Milano sportelli di ascolto in 40 Istituti intercettano 1.500 ragazzi ogni anno. 
La tendenza non è in calo, mentre crescono anche le forme di autolesionismo.

Si è tenuto il 16 ottobre scorso a Palazzo Marino l'incontro sul tema dell'anoressia come malattia sociale, dal titolo "Bisogna Parlarne" e sullo spunto della storia di vita raccontata da Serena Libertà nel libro "Anoressia delle Passioni" (Albeggi Edizioni). L'incontro è stato moderato dalla giornalista Ilaria Guidantoni e ha visto la partecipazione di operatori del settore, medici, cittadini interessati al tema e ragazzi.

Pierfrancesco Majorino, Assessore alle politiche sociali e alla cultura della salute del Comune di Milano, ha dichiarato che nell'ambito del piano di sviluppo sul welfare del comune di Milano è stata forte la volontà di mettere al centro dell'azione la persona. L’obiettivo del Comune di Milano è proprio un'alleanza tra soggetti per la promozione della persona. L'Assessore ha ricordato che i dati sono sconcertanti: sono oltre 2,2 milioni le ragazze che soffrono di un disturbo alimentare. Questa realtà obbliga a una riflessione condivisa per capire le direzioni verso le quali muovere gli sforzi.

Stefano Tavilla, Presidente dell'Associazione Mi Nutro di Vita e testimone di una storia personale drammatica (ha perso una figlia a causa di questa malattia) è molto impegnato in attività di prevenzione, soprattutto nelle scuole, e in azioni volte a creare una nuova cultura sui disturbi alimentari. Le famiglie che si trovano immerse in queste tragedie si sentono sole e in colpa. La Giornata nazionale che l'associazione promuove per il 15 marzo di ogni anno serve proprio a far sentire le famiglie meno sole e ad aiutare la creazione di una rete di assistenza e di solidarietà.

Rocco Cardamone, presidente AIPA e psicologo dell'associazione Mi Nutro di Vita ha infatti ricordato che la maggior parte delle ragazze anoressiche sconta un pregiudizio, si sentono etichettate. Hanno bisogno di ascolto, prima di ogni altra cosa.

Un bisogno che Serena Libertà, autrice del libro che ha dato spunto all'incontro, mette al centro di ogni forma di assistenza e di cura. Le cure farmaceutiche possono servire per non sprofondare, sostiene l'autrice, o a risolvere i problemi fisici connessi con la malattia, ma bisogna stare attenti a non anestetizzare chi si sente già anestetizzata. L'anoressia crea nelle persone un distacco dal mondo, con il corpo scollegato dalle emozioni e con una forma di isolamento che va combattuta, non accentuata. L'approccio peraltro non può essere unico, la cura non può essere una sola. La parte spirituale è fondamentale, sostiene l'autrice: bisogna imparare a perdonare sé stessi, per il male che ci si auto infligge, e gli altri, per le mancanze, o le assenze di cui ci si sente vittima.

Domenico Cosenza, psicoterapeuta, Presidente della FIDA-Milano e Presidente dell’Associazione Kliné, ha sottolineato come le famiglie possono avere difficoltà ad interpretare i bisogni dei propri figli ed è su questo che vanno aiutate. Serve tempo, ascolto, apertura, tutti ingredienti che si trovano sempre più raramente nelle famiglie italiane e che spesso le singole persone fanno fatica a ritrovare in sé stesse.

E' diventato un problema di stile di vita, individuale e collettivo: come non pensare, per esempio - come ha ricordato Stefano Erzegovesi, neuropsichiatra nutrizionista - all'impatto che l'approccio dell'industria alimentare moderna e della relativa pubblicità – estrema facilità e velocità nel consumare il cibo, grande gratificazione aromatica ed estetica dei cibi - ha nei confronti dello stile di vita alimentare e sociale della famiglia rispetto al passato?

Un tema, quello dei messaggi pubblicitari (ad esempio sull'uso dell'immagine della donna) molto sentito dall'Assessore Majorino. E proprio lui, con l'attenzione dimostrata verso questo tema e con la disponibilità ad ospitare l'incontro proprio a Palazzo Marino, ha testimoniato la volontà di fare in modo efficace e coordinato, migliorando quello che già sembra essere un modello funzionante sul territorio.

Aurelio Mosca, direttore del dipartimento ASSI ASL Milano ha infatti illustrato il servizio già attivo della rete dei consultori famiiari della ASL Milano, che conta tra i 250 e i 280 operatori e un'utenza complessiva di 40.000 persone all'anno. Il servizio è presente in oltre 40 istituti superiori di Milano con sportelli di ascolto nei quali gli operatori incontrano mediamente 1500 ragazzi per anno scolastico. Quello che si sta notando è che accanto ai disturbi alimentari, che non tendono a diminuire, stanno emergendo anche i comportamenti autolesivi (il tagliarsi con lamette e coltelli) con la deriva pericolosa rappresentata dall'emulazione. Il lavoro preventivo che a Milano si fa interviene sugli stili di vita e sulle "capacità" di vita, aiutando i ragazzi a gestire le emozioni e il disagio che deriva dall'incapacità di affrontarle e aiutando gli insegnanti a capire ed interpretare i segnali che vengono da questi ragazzi e a rapportarsi con loro e con le rispettive famiglie.

All’incontro sono intervenuti anche due rappresentanti della Comunità Nuovi Orizzonti, che hanno portato una testimonianza sull’importanza di un percorso spirituale, oltre che medico e psicologico, Riccardo Canova, Medico-psicoterapeuta della famiglia Ospedale Vizzolo Predabissi Melegnano e Giuseppe Vico, Università Cattolica, che ha firmato la prefazione del volume.

giovedì 17 ottobre 2013

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE BAMBINE

NO ALLE SPOSE BAMBINE


<http://newsletter.npsolutions.it/aidos/index.php?option=com_acymailing&ctrl=archive&task=view&mailid=32&key=e42ffa8d8ef4b581fafa903be37dbb35&subid=51-38b15c5925fd102e6a7bb66dea917380&Itemid=101>



Troppo giovani per essere madri. Troppo giovani per sposarsi
"Avevo 14 anni ... Mia madre e le sue sorelle hanno iniziato a preparare il cibo e mio padre ha chiesto ai miei fratelli, sorelle e a me di indossare i nostri vestiti migliori, perché stavamo per fare una festa. Non sapevo cosa stesse succedendo, ho festeggiato come tutti gli altri. Quel giorno ho capito che festeggiavamo il mio matrimonio e che avrei dovuto raggiungere mio marito...”Ogni giorno, 20.000 ragazze sotto i 18 anni partoriscono nei Paesi in via di sviluppo. Tante hanno meno di 14 anni. Accade anche nei paesi sviluppati, ma su scala molto ridotta.
Mercoledì 30 ottobre, alle ore 11.00, presso la Sala Stampa Estera di Roma, via dell'Umiltà 83/c, AIDOS - Associazione italiana donne per lo sviluppo e UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, presenteranno, in contemporanea mondiale, il Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2013 sui matrimoni e le gravidanze precoci.

sui matrimoni e le gravidanze precoci.

martedì 15 ottobre 2013

"Chiamarlo amore non si può"




Il 25 novembre prossimo, giornata contro la violenza nei confronti delle donne, uscirà il libro "Chiamarlo amore non si può", i cui proventi andranno per l'associazione Aidos e per un programma in Burkina Faso dedicato a mamme e ragazzi e alla mutilazione dei genitali femminili.

Ilaria Guidantoni partecipa al libro con il racconto "Chéhérazade non abita qui".

lunedì 14 ottobre 2013

Ok del Senato, decreto su femminicidio è legge: ecco le novità

Nuove aggravanti, ampliate misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica

Roma, 11 ott. (TMNews) - E' legge il dl di contrasto al femminicidio dopo il sì del Senato alla conversione in legge del decreto licenziato il 14 agosto scorso dal governo. Con una votazione a tempi record, che ha destato diversi malumori nell'opposizione così come nella maggioranza, le nuove norme sono ora pronte per essere promulgate dal presidente della Repubblica e pubblicate in Gazzetta ufficiale. L'aula di Palazzo Madama si è espressa con 143 voti favorevoli e 3 contrari.

Il decreto sul femminicidio approvato in via definitiva oggi dal Senato è quello uscito dalla Camera e lì profondamente modificato dalle commissioni Affari costituzionali e Giustizia. Il Senato, vista la contrazione dei tempi (il decreto scade martedì), non ha potuto apportare modifiche e tutta l'aula, maggioranza e opposizione, ha protestato e ha messo in evidenza alcuni "pasticci" del testo.

Il provvedimento spinge sul tasto della repressione arricchendo il codice di nuove aggravanti ma amplia al contempo le misure a tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica. Il nuovo testo, inoltre, mette in campo risorse per finanziare un Piano d'azione antiviolenza e la rete di case-rifugio. Il decreto, peraltro, reca anche norme penali di altro genere - e anche la disomogeneità del provvedimento è stata contestata dal Senato -, che intervengono su reati come la rapina o il furto. Ecco, in sintesi, le principali novità.

RELAZIONE AFFETTIVA. E' il nuovo parametro su cui tarare aggravanti e misure di prevenzione. Rilevante sotto il profilo penale è da ora in poi la relazione tra due persone a prescindere da convivenza o vincolo matrimoniale (attuale o pregresso).

VIOLENZA ASSISTITA. Il codice si arricchisce di una nuova aggravante comune applicabile al maltrattamento in famiglia e a tutti i reati di violenza fisica commessi in danno o in presenza di minorenni o in danno di donne incinte. Quanto all'aggravante allo stalking commesso dal coniuge, viene meno la condizione che vi sia separazione legale o divorzio. Aggravanti specifiche, inoltre, sono previste nel caso di violenza sessuale contro donne in gravidanza o commessa dal coniuge (anche separato o divorziato) o da chi sia o sia stato legato da relazione affettiva.

QUERELA A DOPPIO BINARIO. Il dilemma revocabilità/irrevocabilità della querela nel reato di stalking è sciolto fissando una soglia di rischio: se si è in presenza di gravi minacce ripetute, ad esempio con armi, la querela diventa irrevocabile. Resta revocabile invece negli altri casi, ma la remissione può essere fatta solo in sede processuale davanti all'autorità giudiziaria, e ciò al fine di garantire (non certo di comprimere) la libera determinazione e consapevolezza della vittima.

AMMONIMENTO. Il questore in presenza di percosse o lesioni (considerati 'reati sentinella') può ammonire il responsabile aggiungendo anche la sospensione della patente da parte del prefetto. Si estende cioè alla violenza domestica una misura preventiva già prevista per lo stalking. Non sono ammesse segnalazioni anonime, ma è garantita la segretezza delle generalità del segnalante. L'ammonito deve essere informato dal questore sui centri di recupero e servizi sociali disponibili sul territorio.

ARRESTO OBBLIGATORIO. In caso di flagranza, l arresto sarà obbligatorio anche nei reati di maltrattamenti in famiglia e stalking.

ALLONTANAMENTO URGENTE DA CASA. Al di fuori dell arresto obbligatorio, la polizia giudiziaria se autorizzata dal pm e se ricorre la flagranza di gravi reati (tra cui lesioni gravi, minaccia aggravata e violenze) può applicare la misura 'precautelare dell'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

BRACCIALETTO ELETTRONICO E INTERCETTAZIONI. Chi è allontanato dalla casa familiare potrà essere controllato attraverso il braccialetto elettronico o altri strumenti elettronici. Nel caso di atti persecutori, inoltre, sarà possibile ricorrere alle intercettazioni telefoniche.

OBBLIGHI DI INFORMAZIONE. A tutela della persona offesa scatta in sede processuale una serie di obblighi di comunicazione in linea con la direttiva europea sulla protezione delle vittime di reato. La persona offesa, ad esempio, dovrà essere informata della facoltà di nomina di un difensore e di tutto ciò che attiene alla applicazione o modifica di misure cautelari o coercitive nei confronti dell'imputato in reati di violenza alla persona.

IMMIGRATE. In analogia a quanto già accade in attuazione di direttive europee per le vittime di tratta, il permesso di soggiorno potrà essere rilasciato anche alle donne straniere che subiscono violenza, lesioni, percosse, maltrattamenti in ambito domestico. Sarà sempre però necessario un parere dell'autorità giudiziaria. I maltrattanti (anche in caso di condanna non definitiva) potranno essere espulsi.

GRATUITO PATROCINIO. A prescindere dal reddito, le vittime di stalking, maltrattamenti in famiglia e mutilazioni genitali femminili potranno essere ammesse al gratuito patrocinio.

PROCESSI PIU' RAPIDI. Nella trattazione dei processi priorità assoluta ai reati di maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale, atti sessuali con minori, corruzione di minori e violenza sessuale di gruppo. Si accelerano anche le indagini preliminari, che non potranno mai superare la durata di un anno per i reati di stalking e maltrattamenti in famiglia.

PIANO ANTIVIOLENZA. Sul tavolo 10 milioni di euro per azioni di prevenzione, educazione e formazione. Il Piano, elaborato dal ministro per le Pari opportunità, dovrà tra l'altro promuovere il recupero dei maltrattanti e sensibilizzare i media ad adottare codici di autoregolamentazione per una informazione che rispetti le donne. Ogni anno sarà presentata una relazione in Parlamento.

CASE-RIFUGIO. Finanziamenti in arrivo anche per i centri antiviolenza e le case-rifugio. Nel 2013 10 milioni di euro, 7 nel 2014 e altri 10 all'anno a partire dal 2015.

RAPINA. Previste due nuove aggravanti speciali nei casi di cosiddetta minorata difesa, quando cioè la rapina è in danno di ultrasessantacinquenni o in luogo tale da ostacolare la difesa.

FURTO DI RAME. Pena aggravata (da uno a sei anni) per chi ruba materiale da impianti e infrastrutture destinate all'erogazione di servizi pubblici.

FURTO D'IDENTITA . Pena aggravata (da due a sei anni) anche nel caso di frode informatica attraverso il furto o l'indebito utilizzo dell'identità digitale.

giovedì 3 ottobre 2013

Tragedia a Lampedusa

Solo i numeri impressionano e il reato è più grave, si chiama strage e non omicidio. Ma i numeri sarebbero zero se anche solo il sospetto di una vita persa ci facesse muovere a compassione. Nessun uomo è un'isola e per un solo uomo tutta la terra ne sarebbe diminuita, scriveva più o meno così Pablo Neruda.

martedì 1 ottobre 2013

Anoressia malattia sociale: Incontro-dibattito a Milano, 16 ottobre ore 17.30


Milano, 16 ottobre 2013, ore 17.30 Palazzo Marino

Bisogna parlarne
Anoressia malattia sociale

Incontro-dibattito sullo spunto di una storia vera

Intervengono:
Stefano Tavilla, Associazione Mi nutro di Vita
Serena Libertà, autrice del libro "Anoressia delle Passioni" (Albeggi Edizioni)
Dott. Pattaccini, Responsabile Dipartimento di Psichiatria Ospedale di Melegnano
Dott. Erzegovesi, Ospedale San Raffaele di Milano
Dott. Lanfranchi, Istituto dei Tumori
Associazione Nuovi Orizzonti

Modera: Ilaria Guidantoni

giovedì 19 settembre 2013

Presentazione VIII Rapporto Italiani nel Mondo - Fondazione Migrantes Giovedì 3 ottobre, Roma


La Fondazione Migrantes presenta l'VIII
Rapporto Italiani nel Mondo 2013
Roma, giovedì 3 ottobre 2013, ore 10.30
presso Auditorium “V. Bachelet”
Domus Mariae – Palazzo Carpegna
via Aurelia 481


L’ottavo Rapporto Italiani nel Mondo (RIM) – più di 40 approfondimenti elaborati da 50 autori dall’Italia e dall’estero – inaugura una nuova fase del progetto editoriale dedicato allo studio della mobilità italiana di ieri e di oggi, alle difficoltà e alle opportunità avvertite da tanti italiani in un momento in cui la crisi generale stenta ad allentare la sua morsa sull’intero Paese.

«Il RIM si pone – scrivono nelle Considerazioni generali mons. Gian Carlo Perego e Delfina Licata – nel panorama culturale italiano, quale strumento socio-pastorale dove ritrovare le notizie necessarie per conoscere il e/o aggiornarsi sul fenomeno della mobilità italiana. La collaborazione con le istituzioni civili ed ecclesiali e con diversi enti di ricerca, l’apertura al mondo accademico, il coinvolgimento delle associazioni e di varie strutture pubbliche e private, fa del volume una sorta di “luogo pubblico” dove poter non solo descrivere le situazioni, ma portare idee e proposte».

mercoledì 18 settembre 2013

ABATON Magazine - Tunisi e quello spettro del velo integrale


di Ilaria Guidantoni – da TUNISI –

Calma apparente, un ritorno alla vita lento, graduale e confuso, mentre l’estate ancora dà il meglio di sé. In questi giorni a Tunisi, al di là di quello che traspare sui giornali e soprattutto su Internet, la città è vivace. Il centro economico del paese, la Milano tunisina, Sfax, ieri era gremita di giovani che si godevano il tramonto nei caffè sul mare e la città ferveva di attività. Sembra tornata l’allegria ma non è tutto oro quel che luccica. Oggi l’Assemblea Costituente ha ripreso i lavori con fatica e precise condizioni (resterà vuoto il seggio occupato dal deputato assassinato Mohamed Brahmi) e si attende l’autunno con l’inizio dell’anno accademico, la data delle elezioni da fissare – qualche timore per la sicurezza è previsto per il 23 ottobre, data simbolo delle prime elezioni libere che nel 2011 hanno portato al potere l’attuale partito religioso, contestato – e l’auspicata ripresa economica.

Certo ad uno sguardo superficiale la crisi sembra messa da parte e i veli semmai sono diminuiti. Molti diranno che Tunisi e Sfax non fanno testa ma pesano oltre un terzo della popolazione del Paese. Qualcosa vorrà pur dire. Ho preso un caffè con il mio amico regista Mourad Ben Cheikh, reduce del successo inaspettato della fiction per il Ramadan dell’estate scorsa, “Yaoumiat imra’a” (il giornale delle donne) che mi confessato che di tanto in tanto in si riaffaccia lo spettro del velo integrale, ricorrente nelle università, tanto che a volte non lo si prende più sul serio. 

L'articolo integrale su Abaton magazine

lunedì 16 settembre 2013

BABELMED - Mediterraneo, diventare madri tra riti e tradizioni

Emanuela Frate

C’è un’esperienza che accomuna le donne di ogni parte del mondo a prescindere dalla loro razza, dalla loro religione, dal loro status sociale, dal loro livello di istruzione: la nascita di un figlio. Mettere al mondo dei figli è e rimane un’esperienza unica, indescrivibile, che suscita forti emozioni e sensazioni profonde in ogni donna. Ogni parto è un’esperienza indimenticabile per ogni singola donna. Tra la donna ed il suo bambino si crea un rapporto di simbiosi e di amore che travalica le frontiere.

Se in Italia e, nel complesso, nelle realtà più industrializzate, la gravidanza ed il parto stanno diventando delle esperienze “scientifiche” tanto da far accantonare, da parte delle future mamme, “i consigli della nonna”, nelle realtà a sud del Mediterraneo, sono ancora presenti molti riti, usanze, tradizioni e le superstizioni legate a questo magico evento. In Italia, perfino nei paesini più piccoli, molto è stato smarrito di questo immenso patrimonio fatto di riti religiosi e superstizioni legate alla nascita di un bambino. Molto è andato perduto in nome di una eccessiva medicalizzazione.

Oggi, anche i Paesi al Sud del Mediterraneo, si stanno progressivamente adattando a questi standard europei. Soprattutto la Tunisia assomiglia sempre più all’Italia, non soltanto per la vicinanza geografica al Belpaese, ma anche per il tasso di fertilità pari a due figli per donna (di poco superiore a quello italiano).

Tuttavia, soprattutto in alcune regioni della Tunisia, persistono alcune usanze spesso considerate bizzarre agli occhi di un europeo. Tuttora infatti c’è l’usanza di far accorrere una ostetrica del tutto “particolare”. Si tratta sovente di una donna di una certa età, rinomata per la sua saggezza e per la sua fervente fede e spiritualità “ricompensata” da Dio con il compito ed il privilegio di far venire al mondo i bambini. Dopo aver fatto pronunciare alla futura mamma la professione di fede (shahada) l’ostetrica l’aiuta nelle fasi del travaglio. Generalmente, la partoriente invoca l’aiuto del Profeta Maometto per alleviare i dolori delle contrazioni.

Racconta l’artista di origine tunisine ma residente in Canada, Abdelhamid Hanafi, che sua madre partorì ben dieci bambini in questa maniera sempre dalla stessa levatrice e tutto andò per il verso giusto. Il neonato viene accolto dal grido delle “yoyou” (le donne magrebine che intonano con la lingua un particolare suono di giubilo) ed un montone viene spesso sacrificato in modo propiziatorio per accogliere il nuovo nato venuto al mondo. Nel sud della Tunisia, il cordone ombelicale viene tagliato con una lama di rasoio. Dopo la nascita, la giovane madre deve proteggere il suo bambino da chi potrebbe “rapirlo” e per far ciò si usa deporre una bottiglietta d’acqua vicino al bambino ed un setaccio. Per scacciare il malocchio, in alcune parti della Tunisia si usa applicare sul viso del bambino un po’ di fuliggine per renderlo meno desiderabile.

L'articolo integrale su Babelmed

venerdì 13 settembre 2013

100mila poeti per il cambiamento: oltre 500 eventi nel mondo


In Italia una raccolta no profit di poesie su pace, diritti umani, ambiente, etica e lavoro. Destinatari la politica e le Istituzioni.

Albeggi Edizioni ha aderito alla manifestazione 100 Thousand Poets for Change, che si svolgerà il 28 settembre in tutto il mondo, con un'antologia di poesie sui temi della pace, dei diritti umani, della sostenibilità ambientale, dell'etica nell'economia e del lavoro, prodotta senza scopo di lucro, che verrà consegnata a rappresentanti istituzionali e resa disponibile gratuitamente sul web. L'obiettivo dell'iniziativa è ridare dignità alla poesia come mezzo di espressione della denuncia civile e sociale, esortando le Istituzioni a mettere al centro dell'agire di governo e politico l'Uomo, i suoi bisogni, il suo futuro.
29 le poesie inedite di: Lucianna Argentino, Claudio Arzani, Fabio Barcellandi, Carlo Bordini, Marisa Cecchetti, Marco Cinque, Massimiliano Damaggio, Andrea Garbin, Giuseppe Iannarelli, Giovanna Iorio, Roberta Lipparini, Gianmario Lucini, Gabriella Modica, Paola Musa, Benny Nonasky, Guido Oldani, Paolo Polvani, Valeria Raimondi, Riccardo Raimondo, Ottavio Rossani,Francesco Sassetto, Adriana Scanferla, Jamshid Shahpouri, Christian Sinicco, Angelo Tonelli, Caterina Trombetti, Claudia Zironi e dei due fondatori dell’iniziativa mondiale Terri Carrion e Michael Rothenberg.

Scrive nella sua prefazione il poeta e critico Ottavio Rossani: "Le condizioni sociopolitiche del nostro Paese richiamano i poeti ad esercitare il rigore logico ed il coraggio passionale per denunciare la vergogna delle incompiutezze, delle stragi, della corruzione, delle cadute etiche, della perdita dei valori, delle lacune professionali in tutti gli ambiti produttivi, e di una burocrazia ancora cieca e sorda davanti ai cittadini".
Le poesie di questa raccolta toccano infatti argomenti di forte impatto sociale, politico e di cronaca. C’è la guerra, con le sue atrocità, e la sua vicinanza; c’è il bisogno di etica nella politica e nella società; c’è l’ambiente e le sue sofferenze; ci sono sguardi preoccupati sulle nuove povertà, sulla vergogna delle carceri, sulle tendenze razziste e xenofobe in Europa. Ci sono sguardi pietosi su fatti di cronaca, come i suicidi dei ragazzi derisi per la loro diversità, la violenza che si consuma tra le pareti domestiche, i fatti di Genova, il fioraio suicida ad Ercolano al quale sono state dedicate due poesie. Ci sono versi di profonda indignazione verso chi profana le Istituzioni e versi di profondo amore per lʼItalia, per la sua bellezza.

Iniziata nel 2011 con una call to action su facebook, 100 Thousand Poets for Change sta oggi davvero scuotendo le coscienze del mondo, chiamando a raccolta artisti di varie discipline da ogni angolo del pianeta, con la Stanford University curatrice di un enorme archivio permanente globale. La gente è ovunque alla ricerca di un cambiamento positivo - scrivono Michael Rothenberg e Terri Carrion nella presentazione. Sabato 28 settembre il museo dei bambini Explora di Roma accoglierà l'iniziativa mondiale ospitando alle 16 un workshop poetico in cui un gruppo di autori dell'antologia incontrerà i bambini per avvicinarli alla poesia. Chi, meglio dei bimbi, come futuri attori del cambiamento.

martedì 10 settembre 2013

Italian Coffee Break a Tunisi - 13 settembre ore 17.00

Italian Coffe Break del 13 Settembre a Tunisi 


ospiti:


Il Corriere di Tunisi - testata giornalistica -

Ilaria Guidantoni - scrittrice -

Facker Karrhat - preside della Facoltà di Architettura di Tunisi ENAU -


Tutti ospiti di Sandro Fratini - vice presidente Ccit -


Ore 17.00 Delta Center, La Carghuia II, Tunisi -
 Rue des Entrepreneurs, Charguia 2, 1080 Tunisi

lunedì 9 settembre 2013

Editoriaraba - Dal Festival della Letteratura di Mantova


Nadine Kaadan: i sogni, le paure, i bambini e la Siria di domani


Nadine Kaadan è la giovane illustratrice siriana invitata al Festival della Letteratura di Mantova di quest’anno, all’interno del quale animerà, oggi e domani insieme a Enrica Battista (Università di Venezia, Arabook), due laboratori per bambini dal titolo “Una città oltre la guerra”.

Kaadan, 28 anni, scrive e illustra libri per bambini da quando aveva 10 anni. Nata a Parigi, fino allo scorso anno ha vissuto in Siria e si è poi trasferita a Londra per proseguire gli studi (nella capitale britannica infatti frequenta un master in illustrazione), come ha raccontato a San Colombo sulle pagine del Corriere della Sera/Il club della lettura del 1° settembre scorso.

Il suo ultimo libro si chiama "Ghadan" (“Domani”, Box of Tales, 2013) e “parla di un ragazzino che vive tra le difficoltà e la confusione della guerra civile. Il libro è dedicato ai bambini siriani in questo periodo traumatico di ansia e paure”.

L’autrice ha anche spiegato perché secondo lei sia importante scrivere un libro rivolto ai bambini che parli loro della quotidianità della guerra: affrontare paura e ansia attraverso un libro dà loro conforto e aiuta a rispondere ad alcune delle domande sulla guerra civile.

Sebbene sia lontana dal suo Paese, la Siria è naturalmente la fonte principale della sua ispirazione e in particolare la capitale Damasco: “l’architettura della città vecchia, le fontane, i cortili, le piastrelle damascene, i profumi di rose e gelsomini e (i tanti gatti) che sono parte della città”.

Come Nadine, ci sono molti altri scrittori e intellettuali che negli ultimi mesi hanno dovuto lasciare la Siria, per motivi diversi: dai giovani editori di Bright Fingers costretti a rifugiarsi ad Amman, agli scrittori Samar Yazbek e Nihad Sirees, esiliati.

Ci sarà bisogno anche di loro, della loro capacità di immaginazione e della loro fantasia, quando sarà arrivato finalmente il momento di ricostruire una Siria nuova, unita, pacificata e proiettata verso il futuro.

mercoledì 4 settembre 2013

ABATON - Il Ministro Bonino scommette sul laboratorio tunisino

di Ilaria Guidantoni 

3 settembre 2013 - La transizione tunisina sta attraversando la sua crisi peggiore e il governo di Layaredh è a rischio. In un momento così delicato a livello internazionale dove la paura del contagio può diventare il veicolo di propagazione occorre calmare le acque e smorzare la contrapposizione tra maggioranza ed opposizione. In Tunisia la volontà di superare la dinamica del muro contro muro esiste, probabilmente da entrambe le parti, tolta una frangia più radicale di espressione islamica; e a favore di questo clima, a mio modesto avviso, gioca positivamente il fatto che in Tunisia non ci sia presenza sciita e pertanto non si alimenta quell’opposizione che in termini internazionali vede contrapposti, da una parte Iran e mondo sciita, sostenuti da Russia e Cina; dall’altra, il mondo sunnita sostenuto dagli Stati Uniti, mettendo in crisi paesi dove al proprio interno le due componenti hanno un peso non indifferente come in Siria e in Libano. Inoltre mi pare di poter dire che il popolo tunisino ha dato prova di sapere realizzare un laboratorio democratico per quanto ancora lontano dalla meta. Il rischio di una deflagrazione pare scongiurato ma la preoccupazione resta alta tanto che il nostro Ministro degli Esteri Emma Bonino ha deciso di recarsi a Tunisi per due giorni di incontri. Nelle ultime settimane infatti le tensioni sociali sono esplose con imponenti manifestazioni di piazza e il grido Erahil!, Vattene!, contro il Governo è tornato protagonista. E’ difficile però un’esatta valutazione del fenomeno anche stando sul posto. Il mondo intellettuale e politico vicino alla ‘sinistra’ parla di migliaia di persone nelle proteste; mentre altre componenti più moderate, che pur non parteggiano per il governo in carica, ridimensionano il fenomeno.

L'articolo integrale su Abaton - Blog di cultura politica

lunedì 2 settembre 2013

Editoriaraba - “Al-haraka baraka”, cinque scrittori, una primavera, quale futuro?

“Tutto passa” (كــلُّ حــــالٍ يـــزول ) di Mouneer Alshaarani

Chi meglio di uno scrittore sa interpretare il presente e immaginare il futuro? Chi meglio di uno scrittore può leggere i segni, raccogliere il dolore, farsi portavoce di un dramma? Chi meglio di uno scrittore può alleviare le sofferenze del proprio paese parlando di speranza, futuro e ottimismo?
Questo fine settimana sul sito della BBC World Service, all’interno del programma Newsday, cinque scrittori provenienti da Siria, Libia, Egitto, Tunisia e Yemen hanno proposto una loro personale chiave di lettura sugli eventi in corso, su ciò che è accaduto nel proprio paese negli ultimi 2-3 anni e hanno provato a immaginare come potrà essere il futuro.
Le visioni degli autori differiscono sensibilmente le une dalle altre e forse, anche senza sapere di che nazionalità erano, non sarebbe stato impossibile indovinare il loro paese di provenienza.

Samar Yazbek – Siria
Per l’autrice di Lo specchio del mio segreto e Il profumo della cannella, è molto doloroso parlare di quanto sta accadendo in Siria, perché la realtà ha ormai di gran lunga superato la fantasia più crudele. Questa realtà siriana di oggi e di ieri è talmente orribile da essere indicibile e l’uomo, di fronte alla barbarie compiuta da un altro uomo, nulla può, nulla è.
"The extent of the barbarity that exists in this world is beyond anyone’s imagination. What I have seen I cannot describe. Reality is more gruesome than anything the mind can conjure".

Ghazi Gheblawi – Libia
Per il co-fondatore di Libya al-Youm, nella Libia post-Gheddafi si guarda al futuro con un misto di apprensione, speranza e ottimismo. Forse il viaggio verso un futuro migliore e più giusto sarà arduo ed accidentato, ma nonostante le difficoltà, ne sarà valsa la pena una volta arrivati.
"We might be allowed to be angry, upset or frustrated, but we are not allowed in our loathsome disappointment to lose hope. Without hope, we wouldn’t be able to lift ourselves from our legacy of despotism, social stagnation and the carcasses of lost opportunities".

Sara Khorshid – Egitto
Nonostante i tragici eventi dell’ultimo mese, secondo Khorshid la rivoluzione non ha perso del tutto: si tratta solo di ritrovare la slancio iniziale. Coloro i quali sono ancora fedeli agli ideali del primo periodo devono rimanere uniti e lottare contro tutte le forme di autoritarismo, sia esso militare o religioso.
"The mission of those still loyal to the revolution must be to stand up against the army’s brutal crackdown on Muslim Brotherhood members – a crackdown that goes against everything the revolution called for".

Samar Mezghanni – Tunisia
Cronache di doloroso pessimismo arrivano invece dal paese che ha dato il via alle rivolte nei paesi arabi. Secondo la giovanissima autrice (classe 1988), le cose non vanno affatto bene in Tunisia e la colpa è in parte dei tunisini, ma soprattutto dei leader al potere. Non molto è cambiato da quando Ben Ali è stato mandato a casa, e la rivoluzione non è finita, non ancora.
"We found out that the people we recognised as leaders are not offering us a vision, are not uniting us and are not taking the lead about the future of our country".

Farea al-Muslimi – Yemen
Lo Yemen è ancora impantanato in uno stallo economico e politico, tuttavia l’autore intravede alcuni spiragli di luce. Primo tra tutti, la mancata salita al “trono” presidenziale del figlio dell’ex presidente Saleh (mai del tutto scomparso dalla scena). E se è vero che al-haraka baraka (il movimento è benedizione), il futuro dovrà essere per forza più promettente del presente.
“Al-Harka barka“, a popular phrase goes, pointing to the sky, “Movement is a blessing.”Directing my gaze at the stirrings of political power players, rather than cloud activity, I tend to view Yemen’s future in much the same way".

mercoledì 28 agosto 2013



lunedì 12 agosto 2013

Martedì 13 agosto 2013 su RTCI per parlare della donna nel Mediterraneo in occasione della festa della donna in Tunisia

A un anno dal Ramadan raccontato nel mio libro "Chiacchiere, datteri e thé. Tunisi, viaggio in un società che cambia" e a due da "Tunisi, taxi di sola andata" sarò in diretta a RTCI, in italiano, con il conduttore e amico Mourad Ayari alle 16.30 - 15.30 ora italiana - per commentare la posizione della donna nel Mediterraneo. Cosa sta succedendo? Quali le emergenze e le prossime sfide? Perché almeno in quest'area del mondo la protesta è donna? A presto per raccontare un'altra storia di rivolta dalla parte delle donne.

martedì 23 luglio 2013

Editoriaraba - Femminismi nel Mediterraneo: una rivista per capirne di più


Questione femminile e mondo arabo. Un tema tanto vasto quanto complesso di cui si occupa il nuovo numero della rivista “GENESIS” della Società italiana delle storiche, dal titolo “Femminismi nel Mediterraneo”.

Il numero è curato dalle studiose Lucia Sorbera e Leila El Houssi, quest’ultima già autrice di Costruire la libertà. Tunisia: dalla modernità alla tradizione? (Imprimitur editrice, 2012, ma di prossima pubblicazione per Carocci) e include contributi di Renata Pepicelli (Femminismo islamico, Carocci, 2010; Il velo nell’Islam, Carocci, 2012) e di altre ricercatrici italiane e straniere.

Femminismi nel Mediterraneo comprende studi su Marocco, Egitto, Turchia, Tunisia e Iraq.

Il primo capitolo,“Early Reflections of an Historian on Feminism in Egypt in Time of Revolution” (a cura di Lucia Sorbera) è dedicato al femminismo egiziano ed è in lettura gratuita in pdf (quindi approfittatene). Per saperne di più (costi, casa editrice, dove trovarla, formato cartaceo/ebook) potete leggere le informazioni contenute nell’indice, che è ugualmente scaricabile direttamente sul blog Editoriaraba.

giovedì 18 luglio 2013

Da Abatonmagazine "Costituzione tunisina, verso il traguardo"


17 luglio 2013

di Ilaria Guidantoni *

E’ arrivata alla firma la quarta bozza della Costituzione tunisina, firmata il primo giugno scorso dal presidente dell’Assemblea Mustafa Ben Jafar. Ho avuto modo di leggere il prezioso lavoro di esegesi di Pietro Longo, ricercatore in Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici all’Università di Napoli l’Orientale e Vice Presidente del Centro Italiano di Studi sull’Islam Politico pubblicato sul “Corriere di Tunisi”, unica testata in italiano di tutto il Maghreb. Conoscendo il rigore e la visione laicista del suo direttore, Silvia Finzi, intellettuale e docente, mi sento di utilizzarlo come fonte almeno per supposta onestà intellettuale. Le questioni critiche non sono ancora risolte e potrebbe confermarsi l’ipotesi di un referendum popolare. In ogni caso l’attenzione si concentra sui seguenti nodi, rispettivamente la natura dello Stato, il ruolo della religione, alcuni diritti legati alla libertà, cruciale in un paese che esce dalla dittatura e al dilemma istituzionale del presidenzialismo o parlamentarismo.
La via sembra quella di un semi-presidenzialismo sbilanciato a favore del Primo Ministro per temperare i rischi di qualsiasi personalismo, con decentramento amministrativo (comunità locale e regioni). Se l’opinione pubblica, soprattutto internazionale, punta il dito sul partito di maggioranza, EnnahDa, forte del 41% dei voti, vero è che il suo peso non è stato esclusivo.

L'articolo integrale su Abaton

mercoledì 17 luglio 2013

Editoriaraba - Un giorno senza libri per Chiara Comito ma di riflessione sulla mentalità italiana


In questo nostro Paese italiota, la cultura se la ricorda ancora qualcuno?

Mi trovo a Tangeri, una delle città marocchine più visitate dai turisti europei e americani (non solo certo per il suo passato internazionale, ma anche perché si trova dirimpetto alla Spagna e presso il suo porto attraccano ogni settimana le enormi crociere che portano in giro per il Mediterraneo turisti occidentali affamati di esotismo).
E succede che in città, come in ogni altra città importante del mondo, si trovano gli istituti culturali di quei paesi occidentali, magari un tempo ex colonie, che oggi sono senza dubbio rilevanti dal punto di vista culturale e politico.
E quindi un turista qualsiasi che si trovi nel centro di Tangeri potrà ammirare su rue de la Liberté, accanto al consolato francese, la Galerie Delacroix, uno degli “uffici” culturali afferenti all’Institut Français. Sulla stessa piazza, ma da un altro angolo, si affaccia invece imponente l’istituto spagnolo Cervantes, con le sue vetrine  su cui sono affissi i volantini che pubblicizzano corsi di spagnolo per tutti, iniziative culturali e così via. L’American Legation Museum (aperto al pubblico e gratuito, vale davvero una visita) che si trova nella Kasbah, custodisce invece la “Monna Lisa” del Marocco, mentre l’ex consolato britannico è sede di una galleria d’arte contemporanea.

E l’Istituto di cultura italiano?

C’è, ed è anche sontuoso ed elegante. Di proprietà dello Stato italiano dal 1927, è “una costruzione in splendido stile moresco dei primi anni del 1900, considerato uno dei gioielli architettonici della città di Tangeri”. Purtroppo recentemente avuto alterne fortune: negli anni ’80 fu chiuso ed è stato riaperto solo qualche anno fa, con l’intento di ospitare eventi e manifestazioni culturali tangerini, che dovrebbero servire anche per finanziare i lavori di manutenzione dell’intero immobile (che misura 40mila metri quadri). Secondo il sito della Fondazione Elisa Chimenti, la cui sede è ospitata nel Palazzo, all’interno delle mura si trovano l’Ospedale italiano, una Chiesa intitolata a San Francesco d’Assisi, gli edifici della ex scuola italiana e poi giardini, fontane e tante altre meraviglie.
Il Palazzo delle istituzioni italiane si trova in un quartiere popolare, poco fuori la porta d’ingresso della Kasbah e della Medina. Affacciato su un’anonima piazzetta, si presenta alla vista degli avventori con un bellissimo portale magnificamente decorato. Il complesso occupa un intero isolato ed è delimitato da spesse e alte mura bianche. Sulla sinistra del portale si apre un viottolo, che una volta era guardato a vista da un militare perché c’è ancora la guardiola con tanto di sbarra. L’ingresso del famoso palazzo è poco più avanti, ma chiuso come solo i palazzi sconsolatamente chiusi sanno esserlo (anche se su ogni sito web, istituzionale e no, si dice che sia aperto al pubblico).
Cosa dedurre? Che bisogna contattare qualcuno per chiedere informazioni in merito. Sulla porta del palazzo infatti, non compare alcun contatto ma solo l’orario di apertura al pubblico: generalmente aperto dalle 9 alle 12, in questo periodo di Ramadan è cambiato l’orario: si può chiamare/andare dalle 9 alle 10.30.
Al capo opposto rispetto all’entrata, il nostro oturista italiano potrà ammirare l’ingresso della chiesa che si trova all’interno delle mura, tenuta in codesto miserrimo stato.

Ps #1: se siete turisti che volete mangiare italiano anche quando vi trovate all’estero, il Palazzo delle istituzioni italiane non vi deluderà di certo! Una parte del complesso, corredata da un bel patio che dà su un giardinetto lasciato incolto, accoglie un ristorante italiano che si chiama CASA ITALIA, che non ha mai smesso di funzionare, come neanche l’Ospedale. Sembra un ristorante esclusivo, di certo non alla portata dei tangerini. Pare si mangi bene. D’altronde gli italiani cosa esportano se non la buona cucina?

Ps #2: qualcuno potrà ribattere che il Palazzo è aperto al pubblico su appuntamento. Questo per me non vuol dire essere aperto al pubblico. L’American Legation Museum è aperto al pubblico: tutti i giorni, mattina e pomeriggio. Questo è il senso dell’apertura al pubblico.

Ps #3: Il 22 luglio il Palazzo ospiterà il concerto del famoso Trio Joubran.

*Noi siamo riusciti ad avere il numero del responsabile solo grazie all’aiuto di una giornalista italiana che vive a Tangeri da anni.

martedì 16 luglio 2013

La nuova bozza costituzionale tunisina: un’analisi critica (da Il Corriere di Tunisi)


a cura di Pietro Longo, ricercatore in Diritto Musulmano e dei Paesi Islamici all’Università di Napoli l’Orientale e Vice Presidente del Centro Italiano di Studi sull’Islam Politico (CISIP).

Introduzione
Questa analisi è basata sull’ultima bozza costituzionale elaborata dall’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) tunisina in maggio e siglata dal Presidente dell’Assemblea, Mustafa ben Jafar, il primoo giugno scorso. La bozza è stata preceduta da ben tre progetti, presentati a partire dall’agosto del 2012. I principali nodi di disaccordo tra i deputati costituenti erano le-gati alla natura dello Stato, al ruolo che la religione avrebbe posseduto nel nuovo ordinamen-to, alla formulazione di alcuni diritti e libertà e, infine, all’aspetto istituzionale legato al di-lemma presidenzialismo/parlamentarismo.
Il partito islamico moderato al-Nahda, forte della maggioranza relativa di deputati di cui gode (89 su 217 seggi pari al 41% dei voti ottenuti alle elezioni dell’ANC) ha avuto un peso decisio-nale di certo preponderante ma non esclusivo. Il timore della società civile, più volte espresso sotto forma di manifestazioni e scioperi, riguardava la possibilità che proprio l’anima islamica del partito di maggioranza avrebbe attratto a sé le posizioni dei partiti secolari come Ettakatol e il Con-gresso per la Repubblica (CPR), in materie quali la natura confessionale dell’ordinamento o la mo-difica dello statuto personale. Al-Nahda ha dimostrato, tuttavia, una profonda coerenza e duttilità in molteplici occasioni: durante la campagna elettorale, uno dei fondatori e teorici del partito, lo Sha-ykh Rashid al-Ghannouchi, aveva affermato che non sarebbe stata apportata alcuna modifica allo statuto personale, adottato durante il governo di Habib Bourghiba e emendato nel 1993 da Ben ‘Ali. Allo stesso modo era stata scongiurata l’eventualità di inserire il richiamo alla shariʻa tra le fonti del diritto, sebbene alcune frange più radicali di al-Nahda avessero esercitato pressioni in senso contrario. In ultimo, dopo le dichiarazioni riguardanti la volontà di perseguire una politica di gender equality già nella composizione dell’ANC, al-Nahda è stato rappresentato da 48 uomini e 41 donne, mentre CPR e Ettakatol potevano vantare soltanto 5 e 3 deputati donna rispettivamente.
Iyadh ben Achour, uno dei massimi giuristi tunisini, ha recentemente espresso parole di apprezzamento in merito alla bozza di seguito analizzata, sottolineando come le specificità sociali della Tunisia, non solo sono state salvaguardate, ma vengono anche rispecchiate dal dettato costitu-zionale. Al-Nahda, secondo Achour, ha compreso i vantaggi derivanti dall’edificare il nuovo Stato su basi civili piuttosto che religiose in senso stretto, evitando quindi la possibilità di appro-dare a derive simili al modello statale iraniano o saudita. Ciò rispecchia, probabilmente, le posizioni teoriche di al-Ghannouchi relative allo “Stato islamico”, che lungi dall’essere un monolite precon-fezionato, è un’entità che accoglie a sé gli istituti della liberal-democrazia pur non rinunciando all’identità confessionale. Secondo lo stesso intellettuale, che ha avuto modo di conoscere la storia costituzionale europea durante il suo esilio londinese, in terra d’Islam non si tratta di dover libe-rare lo Stato dalla religione ma, al contrario, di liberare la religione dallo Stato, da quei legacci di un secolarismo forzoso che, estraneo alla cultura islamica, è un lascito dell’epoca coloniale. Lo Stato islamico è quello in cui la moschea è restituita alla comunità e diviene il luogo prediletto dell’interpretazione giuridica (ijtihad) delle fonti primarie del diritto islamico (Corano e sunna) in modo da rompere la fissità di quella che al-Ghannouchi stesso chiamava la “religiosità tunisina tra-dizionale”.
Certo, la bozza costituzionale innalza l’Islam a religione ufficiale e, in alcuni passaggi, sembra conferirgli posizione preminente con conseguenze che soltanto i tempi dell’interpretazione giuridica potranno chiarire. Come nella Costituzione del 1959, il Presi-dente della Repubblica deve essere un musulmano, fatto che lede la possibilità per i praticanti di altre fedi o per gli atei dichiarati di ascendere a uno dei massimi verticidell’esecutivo. Ma non è forse questa una situazione analoga a quella della Norvegia, la cui Costituzione stabilisce la religione evangelica luterana come religione ufficiale dello Stato (art. 2 Cost.), protetta dal Re (art. 4) e alla quale sono tenuti ad aderire almeno la metà dei membri del Parlamento (art. 12)? Il Re inoltre, previa consultazione con il Parlamento, nomina le cariche ecclesiastiche(art. 21). Nel Regno Unito la successione dinastica è regolata dall’Act of Settlement che, tra le altre cose, impedisce a una persona di fede cattolica romanadi ascendere al trono né il re può sposare una cattolica. Il re deve anche giurare di proteggere la chiesa inglese e quella scozzese.
Ciò che è certo è che le cosiddette “rivolte arabe” hanno aperto una nuova ondata di costituzio-nalismo islamicoche, sebbene sia imprevedibile nei risultati di lungo periodo, rappresenta, almeno sul piano giuspubblicistico, una brusca rottura con il passato e una grande opportunità per la transi-zione democratica di tutta l’area araba mediterranea.

Il Preambolo
La bozza costituzionale inizia con un breve preambolo che funge da manifesto programmati-co. Vi sono condensate, infatti, le molte spinte ideologiche presenti nell’Assemblea Nazionale Co-stituente. Dopo un breve riferimento alla rivoluzione e allo sforzo patriottico dei martiri che hanno sacrificato la propria vita per il benessere della nazione, il secondo paragrafo ha un carattere marca-tamente islamico: la carta si fonda sugli insegnamenti dell’Islam (taʻalimislamiyya) e su i suoi scopi (maqasid) come anche sui diritti e la dignità dell’uomo. A essere rivendicata è l’identità arabo isla-mica che si è estrinsecata anche nei movimenti di riforma religiosa e in quelli nazionalistici. Il terzo paragrafo richiama i principi basilari dell’ordinamento che è definito come repubblicano, democra-tico e condiviso. Inoltre lo Stato civile (dawlamadaniyya) è basato sullo Stato di diritto e il governo della legge, sull’alternanza ciclica che avviene con mezzi pacifici, il pluripartitismo, la divisione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, la garanzia di diritti e libertà, l’uguaglianza tra i cittadini di entrambi i sessi e le prassi di buon governo.
Il paragrafo successivo introduce alcune tematiche internazionali: la Tunisia è integrata, attraver-so cerchi concentrici, nella storia dell’umanità e nello specifico nel contesto arabo e musulmano. Il paese auspica non soltanto l’unione del Maghreb quale prodromo per l’unione araba ma anche la concordia con tutte le genti musulmane e la solidarietà per i movimenti di liberazione e di autode-terminazione, quali il movimento di liberazione della Palestina. L’ultimo paragrafo ribadisce i prin-cipi già enucleati, come il rispetto della volontà popolare o la cooperazione di tutti gli esseri umani e specifica che la Costituzione è sancita nel nome del popolo e con la benedizione divina.

Principi generali
I primi 19 articoli della bozza costituzionale contengono i principi generali sui quali si basa la nuova repubblica tunisina. In particolare sono sanciti i principi relativi alla natura confessionale dello Stato, alla sorgente della sovranità e alla centralità della cittadinanza. Ai sensi dell’art. 1 la Tunisia è un paese libero, indipendente, sovrano, la cui religione è l’Islam, la lingua ufficiale l’arabo e la repubblica la forma di Stato.Questo articolo rimanda agli artt.2 e 3 che lo completano. L’art. 2, infatti, precisa che lo Stato ha natura civile (madaniyya) ed è fondato sulla cittadinanza, la volontà popolare e il governo della legge. La specifica della natura civile dello Stato si deve inten-dere come contrapposta a quella militare e a quella religiosa e teocratica. L’art. 3 ascrive al popolo la sovranità e la funzione di sorgente dei poteri, esercitata in modo indiretto attraverso rappresentan-ti eletti e, in modo diretto, tramite referendum.I tre articoli succitati racchiudono alcuni istituti cen-trali della moderna dottrina costituzionalista, come il principio di sovranità popolare, definito dai modi con cui essa si esercita e la cittadinanza che funge da dispositivo di garanzia perché conferisce i medesimi diritti e doveri a tutti i cittadini. L’art. 5 colloca geograficamente la Tunisia come parte del Maghreb e impegna lo Stato ad adottare le misure necessarie per favorirne l’unità.
L’articolo 6 inserisce in questo quadro alcuni elementi tipici del costituzionalismo islamico che servono a precisare il principio confessionale. Lo Stato, da un lato, è identificato come il protettore della religione (raʻiyya) ma, dall’altro, assicura la libertà religiosa e di pratica dei culti, proteggendo i valori sacri (muqaddasat). Si può notare come il termine din, che indica la religione, è declinato al singolare come nel primo articolo. Benché non sia detto esplicitamente, questi testi possono essere interpretati conferendo una preeminenza all’Islam rispetto alle altre religioni che restano co-munque tutelate e praticabili. Inoltre, se sono menzionate la libertà religiosa e di culto, non si fa allusione a quella di coscienza o di pensiero. A ciò si ricollegala protezione che lo Stato deve garan-tire alla famiglia la cui coesione deve essere mantenuta. Questo articolo si presta a molte interpreta-zioni e la formulazione del costituente lascia trapelare un riferimento ai valori islamici tradizionali che potrebbero essere rivendicati in sede giurisdizionale. L’art. 7, che non a caso è posto subito do-po l’art. che definisce il ruolo della religione nello Stato, sancisce l’obbligo per quest’ultimo di proteggere la famiglia, identificata come l’elemento basilare della società. L’articolo che nella formulazione precedente rendeva la donna complementare all’uomo è stato espunto a seguito delle critiche mosse dalla società civile. Emblematicamente i giovani, indicati all’art. 8 come una forza concreta, sono attori dell’edificio dello Stato che deve incoraggiare lo sviluppo umano con adeguati strumenti. L’art. 9 impone la difesa e il mantenimento dell’unità della patria a tutti i citta-dini, poiché si tratta di obblighi sacri. Il comma successivo impone la coscrizione e demanda alla legge ordinaria di definire le modalità della sua attuazione.L’imposizione fiscale è obbligatoria ma il sistema di tassazione deve essere ispirato a un modello giusto(art. 10). Inoltre lo Stato deve favo-rire l’esenzione fiscale, ove possibile. Questo articolo è completato dagli artt. 11 e 12: il primo im-pone a tutte le cariche più alte uno stipendio adeguato e conforme alla legge, mentre il successivo introduce la cosiddetta costituzione economica. Ai sensi di questo articolo lo Stato deve realizzare gli ideali di giustizia sociale e di sviluppo sostenibile e deve garantire l’equità. Inoltre deve impe-gnarsi a sfruttare con parsimonia le risorse nazionali.
Gli artt. 13-15 fissano le regole generali del governo regionale: il principio di governante è quel-lo del decentramento amministrativo nel quadro di uno Stato unitario (art. 13). La burocrazia, inve-ce, dev’essere condotta nell’interesse dei cittadini e in favore del benessere pubblico (art. 14).Infine l’art. 15 pone allo Stato l’onere di sovvenzionare gli istituti preposti all’educazione.
Gli artt. 16-18 sono deputati alle forze armate che sono sottomesse all’autorità statale e sono preposte a ricercare il benessere generale.Ai sensi dell’art. 18, l’esercito ha il compito di preservare l’incolumità di ogni cittadino.
L’articolo che chiude questa sezione, art. 19, colloca i trattati internazionali adottati con legge del parlamento nella gerarchia delle fonti: essi si trovano in via mediana tra la legge ordinaria, ri-spetto alla quale sono superiori, e la Costituzione rispetto alla quale sono inferiori.
Questo primo gruppo di articoli non presenta una forte impronta islamica e, nonostante sancisca l’Islam come religione di Stato, non richiama la shariʻa, o meglio le fonti del diritto islamico, tra le fonti generali della legislazione, al pari della Costituzione del 1959. Il costituzionalismo tunisino ha evidenziato, ancora una volta, le proprie differenze rispetto a quello degli altri paesi norda-fricani e, sebbene una parte del partito islamico dominante, al-Nahda, abbia supportato la possibilità di inserire il richiamo alla shariʻa, il forte pragmatismo che lo contraddistingue ha consentito il rispetto di quanto promesso in campagna elettorale.

Diritti e libertà
Il capitolo sui diritti e le libertà si apre all’art. 20 sancendo l’uguaglianza di tutti i cittadini e le cittadine nel godimento dei diritti e delle libertà. Inoltre essi sono uguali dinanzi alla legge senza alcuna distinzione. Questo articolo completa l’art. 3 che, qualificando il popolo come la sor-gente dei poteri, gli ascrive alcune prerogative. Il secondo comma impegna lo Stato ad assicurare ai medesimi soggetti diritti e libertà individuali e collettivi e rimuove le cause che proibiscono il rag-giungimento di una vita dignitosa. Tuttavia, in questo articolo, l’uso del termine “cittadini e cittadi-ne” potrebbe porre problemi interpretativi perché esclude gli immigrati clandestini o gli stranieri. L’art. 21 sancisce la sacralità del diritto alla vita. Tale diritto, però, non è dichiarato in maniera as-soluta ma può essere circoscritto nei casi indicati dalla legge. L’articolo seguente sancisce l’habeas corpus cioè l’inviolabilità della persona umana e l’integrità fisica del corpo. Ai sensi del secondo comma sono proibite le punizioni psicologiche e fisiche.Il gruppo dei diritti fondamentali è comple-tato dall’art. 23 che obbliga lo Stato a difenderel’inviolabilità del domicilio e della vita privata, del-la corrispondenza, delle comunicazioni e della privacy. Tali diritti non sono qualificati come inalie-nabili, al pari di quanto avviene in molti altri ordinamenti, e soltanto all’art. 23.2 è previsto un du-plice dispositivo di garanzia che consta della riserva di legge e di quella di giurisdizione. I diritti e le libertà enucleati in precedenza non possono essere ristretti se non nei casi indicati dalla legge ein presenza dell’ordinanza di un giudice precostituito.
Gli artt. 26-29importando alcuni principi rilevanti sotto il profilo penale: il primo (art. 26) ri-guarda il diritto dell’individuo incriminato di costituire una difesa dinanzi a un tribunale legale mentre il secondo (art. 27) formula i principi per cui la responsabilità dei reati è personale e quello di irretroattività della legge penale. Ai sensi dell’art. 28, nessuno può essere fermato o posto in cu-stodia cautelare tranne in caso di flagranza di reato o in presenza di una decisione di un giudice. In entrami i casi, colui che è posto in stato di fermo ha il diritto ad essere rappresentato da un avvoca-to. Inoltre la durata dello stato di fermo è definita dalla legge ordinaria. Sotto quest’ultimo aspetto, le garanzie appaiono limitate dal fatto che il costituente ha devoluto al legislatore la decisione della durata del fermo piuttosto che definire gli estremi in Costituzione. Quanto alla tutela del detenuto, l’art. 29 sancisce il suo diritto a una vita dignitosa e raccomanda allo Stato l’applicazione delle pene corrispondenti ai crimini delineati nel codice penale. Tuttavia il sistema penale tunisino deve curare il benessere della famiglia del detenuto e deve mirare al suo reinserimento nella società.L’art. 30formula la libertà di associazione, specie sotto forma di partiti, sindacati e associazioni. Tuttavia anche in questo caso spetta alla legge ordinaria disciplinare la loro procedura di formazione e dun-que, specifica l’articolo, il modo in cui tale libertà può essere esercitata. Le sole precauzioni costitu-zionali sono la compatibilità di partiti, sindacati e associazioni ai principi generali fissati dalla legge fondamentale, la trasparenza economica e il rifiuto della violenza. Questo punto è stato più volte so-stenuto da al-Nahda che, con riferimento alle formazioni salafite e in generale a tutti i partiti estre-mi, hasottolineato come il discrimine per partecipare al sistema politico nazionale sia soltanto il ri-corso alla violenza. Il diritto alla riunione pacifica e alla manifestazione, previsto dall’art. 31, è anch’esso circondato da limitazioni eccessive e non è sancito in maniera assoluta. Le sue modalità di esercizio sono delegate alla legge ordinaria che ne definisce la procedura. Se ciò da un lato si spiega in ragione delle frequenti ondate di manifestazioni che hanno caratterizzato i due anni suc-cessivi alla caduta del regime di Ben ‘Ali, contribuendo di certo a paralizzare l’economia nazionale, dall’altro il legislatore ordinario potrebbe restringere questo tipo di diritto, complicando l’iter di au-torizzazionedelle manifestazioni da parte delle forze di sicurezza.
Il gruppo dei diritti sociali inizia conil diritto al lavoro (art. 32) che è ascritto a ogni cittadino e dev’essere facilitato dallo Stato al quale spetta di assumere le decisioni necessarie in questo cam-po. Il diritto all’organizzazione sindacale è garantito dall’art. 33 che completa il precedente art. 30 e prevede anche il diritto allo sciopero. Una riserva di legge definisce le condizioni per fare in modo che lo sciopero non provochi disagi eccessivi e non impedisca l’erogazione dei servizi di cui il cit-tadino ha bisogno.
Il diritto all’educazione, previsto dall’art. 35, è reso obbligatorio almeno fino al sedicesimo anno d’età. Lo Stato s’impegna a rendere effettivo questo diritto in tutti i gradi dell’istruzione ed incoraggia lo studio e la diffusione della lingua araba. Si può notare come il testo non faccia men-zione della religione islamica, la cui diffusione non è quindi appannaggio dello Stato. L’art. successivo garantisce la libertà di ricerca scientifica e impegna lo Stato a supportarla.
Il diritto alla salute, previsto dall’art. 37, è esteso ad ogni essere umano e dunque possiede una portata ben più ampia dei diritti di cittadinanza. Lo Stato ha il compito di attuare, con ogni mezzo, un sistema sanitario adeguato alle esigenze nazionali. Inoltre deve garantire il sussidio alle famiglie disagiate. Il catalogo dei diritti sociali è completato dalla previsione di due tipi di diritti di recente derivazione nella dottrina costituzionale: il diritto all’ambiente e il diritto all’approvvigionamento idrico (artt. 38-39). La Costituzone si limita, però, a menzionarli e non crea nessun tipo di obbligo giuridico in capo allo Stato.
Le libertà di pensiero, parola, opinione, comunicazione e stampa sono garantite da un uni-co articolo, il 40. La pratica di disciplinare queste importanti libertà in un solo articolo è inusuale. Inoltre tali libertà non sono formulate in modo assoluto ma il costituente ha previsto delle restrizioni in base alla necessità di proteggere i diritti e l’incolumità altrui (huquq al-ghayr). In pratica, le li-bertà contenute in questo articolo possono essere esercitate entro i limiti del danneggiamento dei diritti altrui, discrimine che la legge ordinaria ha il compito di delimitare. L’articolo (art. 40.3) proibisce, inoltre, l’esercizio di una censura “a priori” (raqabamusabiqa), aprendo le porte a un’ingerenza successiva da parte delle autorità. L’art. 41 sancisce il diritto alla cultura, inteso sia come la necessità di sviluppare l’estro creativo sia come valorizzazione dell’eredità del passato.
L’art. 42, composto di tre commi, protegge i diritti delle donne. Il primo comma ascrive allo Stato il compito di proteggere le conquiste riguardanti le questioni di genere, con riferimento al-lo statuto personale e all’abolizione della poliginia. Il secondo comma lo impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono la realizzazione di uguali opportunità e responsabilità tra uomo e donna. In ultimo lo Stato deve reprimere tutte le forme di violenza contro le donne. La formulazione di questo articolo è piuttosto completa anche se il costituente non ha menzionato direttamente il codice civile adottato durante il governo di Habib Bourghiba, tutt’ora vigente, che le forze politiche hanno concordato di non modificare. La sua protezione pertanto non è scontata, ma è soggetta all’interpretazione di questo articolo. Più precisa è, invece, la protezione del fanciullo, ex art. 45. I minori possiedono il diritto alla salute, all’istruzione, alla tutela e in generale alla dignità. Lo Stato assicura l’assistenza legale, sociale e concreta a tutti i minori senza distinzioni. Questa cura speciale può aver risentito dell’influsso del diritto islamicoche conferisce al fanciullo una forte pro-tezione.
Gli ultimi due articoli, a chiusura della sezione deputata ai diritti e alle libertà, riguardano la sfe-ra politica. L’art. 47 sancisce i diritti di voto, di candidatura e di petizione che sono garantiti e rego-lati dalla legge. Tuttavia il testo non aggiunge altro e quindi, sebbene il normale riferimento sia alla legislazione elettorale, essa non ha natura di legge costituzionale, né di legge organica. Infine l’art. 48 riguarda l’asilo politico, anch’esso regolato da un’apposita legge ordinaria. Non si fa alcun rife-rimento alle convenzioni internazionali in materia.

Il potere legislativo
La sezione della bozza costituzionale deputata al potere legislativo si apre all’art. 49, replicando le specifiche che compongono la sovranità popolare: l’autorità legislativa è esercitata dal popolo che si esprime per mezzo dei rappresentanti eletti o, direttamente, tramite referendum. Il parlamento gode di indipendenza amministrativa e economica (art. 51), garantita dall’adozione di regolamenti interni, votati a maggioranza assoluta dei deputati. Inoltre lo Stato si impegna a proteggere in modo particolare i deputati, per favorire il corretto svolgimento delle loro funzioni. L’art. 52 stabilisce le condizioni per avanzare la candidatura: cittadinanza tunisina da almeno dieci anni, il compimento di 23 anni e non aver subito condanne penali. Il diritto di voto attivo invece (art. 53) è attribuito a tutti i cittadinidi nazionalità tunisina che abbiano compiuto diciotto anni. Altre condizioni specifiche so-no devolute all’adozione della legge elettorale. Alla stessa normativa è devoluto il compito di fissa-re le regole con cui si svolgono le tornate elettorali, la Costituzione limitandosi a riportarne il carat-tere generale, libero e segreto (art. 54) e a stabilire la lunghezza del mandato in cinque anni (art. 55). Lo stesso articolo, al comma successivo, prevede la proroga della legislatura precedente nel ca-so in cui sia impossibile svolgere una nuova tornata elettorale in caso di guerra o pericolo imminen-te. Ai sensi dell’art. 58, ciascuna legislatura nomina un Presidente durante la prima seduta e può formare le commissioni previste dai commi successivi. L’opposizione è il fondamento principale del parlamento perché è il pilastro del principio di rappresentanza (art. 59), funzione esercitata sia all’interno che all’esterno del paese. Il voto dei deputati è personale e non può essere esercitato per procura (art. 60).
Il procedimento legislativo è descritto a partire dall’art. 61: l’iniziativa legislativa può essere proposta da un gruppo di almeno dieci deputati. Ad avere il potere di presentare progetti di legge sono anche il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro. Quest’ultimo propone le leggi che riguardano i trattati e la legge di bilancio. Queste specificità si spiegano in ragione della capacità dell’esecutivo di curare problematiche tecniche, data la suddivisione ministeriale. Tuttavia l’articolo in questione distingue tra le proposte di legge (muqtarahat al-qawanin), di competenza dei deputati, e i progetti di legge (mashariʻ al-qawanin) di competenza degli organi esecutivi. L’art. 61.3 da la-precedenza d’analisi ai secondi, discriminando il modo in cui il processo legislativo può essere in-nescato, ai danni dell’organo legislativo. Inoltrele proposte di legge e le proposte di modifica di leggi già esistenti non possono essere accettate qualora comportino un pregiudizio economico per lo Stato. I progetti di leggi fondamentali devono essere votati a maggioranza assoluta mentre basta la maggioranza semplice, non inferiore a 1/3 dei deputati, per quelli ordinari. Il costituente ha operato una differenza tra i due tipi di progetti, specificando prima quelli ordinari (art 64). Vi rientrano le leggi riguardanti la nazionalità; questioni civili e commerciali;le procedure relative a diversi tipi di tribunali; regolamentare i crimini, i delitti, le pene e le irregolarità condotte nei casi di privazione della libertà;amnistia generale; regole e procedure relative ai tributi tranne ciò che è disciplinato dal Primo Ministro attraverso il governo; l’emissione della moneta; i prestiti internazionali; le regole riguardanti gli incarichi supremi dell’amministrazione; la regolamentazione degli introiti; le regole basilari delle amministrazioni civili e militari; la ratifica dei trattati; la legislazione economica e fi-nanziaria compresa la legge di bilancio e le politiche di sviluppo; le leggi riguardanti l’attuazione dei diritti civili e sociali, quali la legge sul lavoro, la sanità pubblica, l’istruzione, la proprietà, la ri-cerca scientifica e la cultura.
I progetti di leggi fondamentali sono identificati in modo residuale e riguardano le seguenti ma-terie: la conformità ai trattati; il sistema giudiziario; la stampa, l’editoria e la comunicazione; il si-stema dei partiti, delle associazioni e dei sindacati; l’ordinamento delle forze armate e delle forze di sicurezza; la legge elettorale; la durata della legislatura parlamentare e della carica del Presidente della Repubblica; le libertà e i diritti garantiti; lo statuto personale; i doveri basilari del cittadino; il sistema decentrato di amministrazione; l’organizzazione delle istituzioni costituzionali. L’articolo si conclude con una previsione ulteriore: quanto non rientra nei due gruppi precedenti, sui quali grava una riserva di legge ordinaria seppur avanzata sotto forma della distinzione tra progetti di legge qualitativamente diversi, è compreso nella potestà regolamentare di tipo amministrativo.
I progetti di leggi fondamentali si possono assimilare alle cosiddette leggi organiche, cioè a quel-le leggi che possono incidere sulla natura dell’ordinamento costituzionale e possono alterare l’equilibrio dei poteri. In ragione di ciò la loro adozione, o modifica, richiede una maggioranza qua-lificata. Si deve notare, tuttavia, che a dispetto di quanto anticipato nel corso della campagna eletto-rale, da parte di tutte le forze politiche, e durante i lavori dell’Assemblea costituente circa il caratte-re non modificabile dello statuto personale, tale materia è contemplata dall’art. 64, aprendo quindi alla possibilità della sua modifica. La legge finanziaria deve avvenire in conformità a quanto stabili-to dalla legge fondamentale di bilancio, votata dal parlamento su proposta del governo, ex art. 65. Ai sensi, poi, dell’art. 66 tutti i prestiti devono essere confermati con legge del parlamento.
L’art. 67 prevede alcune garanzie a tutela dei deputati, nell’esercizio dei loro compiti. Essi non possono essere sottoposti a giudizio civile o penale per le azioni intraprese, i pareri e le proposte re-se, nell’esercizio delle funzioni di rappresentanza. Si deve notare che l’espressione rappresentanza non compare nel testo arabo originale con l’espressione tamthil, ridondante nel lessico pubblicistico islamico, ma con quello di niyabiyya che è frequente nei trattati di fiqho giurisprudenza islamica ove indica l’istituto della procura o rappresentanza degli interessi. Tali previsioni non si applicano in caso di flagranza di reato e il Presidente del Parlamento dichiara interrotto il mandato, se lo ri-chiede l’assemblea. Il voto dei deputati è, dunque, decisivo per le sorti del parlamentare indagato ma tale previsione, se tutela l’indipendenza dell’organo legislativo, può generare anche una forma di abuso dell’immunità.
L’articolo che conclude la sezione relativa al potere legislativo, art. 69, disciplina il caso in cui l’assemblea sia sciolta, al fine di evitare un vuoto assoluto di potere. Questo articolo abilita il Primo Ministro ad adottare dei generici decreti aventi vigore di legge che devono essere ratificati dal par-lamento successivo. Non è specificata la sorte dei decreti non ratificati ma il testo si limita a ag-giungere che la legge elettorale non può essere cambiata.Il secondo comma prevede la possibilità che 3/5 dei deputati deleghino in via temporanea la potestà legislativa al Primo Ministro. Questi a-dotta decreti che devono essere confermati dall’assemblea. Le previsioni di questo articolo sono ec-cessivamente sbilanciate nei confronti del potere esecutivo che, in caso di dissoluzione temporanea del parlamento, è libero di legiferare virtualmente su ogni campo.

Il potere esecutivo
Ai sensi dell’art. 70, il potere esecutivo è bicefalo, dal momento che si compone del Presiden-te della Repubblica e del governo, presieduto dal Primo Ministro. Il Presidente è il Capo dello Stato: assicura l’unità e l’indipendenza della nazione e il rispetto della Costituzione (art. 71). Ai sensi dell’art. 73, la carica in questione può essere conferita a qualunque elettore, uomo o donna, che possieda la cittadinanza tunisina dalla nascita e che professi l’Islam (art. 73). Il candidato deve dimostrare di non aver avuto altra nazionalità e deve aver raggiunto un’età compresa tra quaranta e settantacinque anni. Il Presidente eletto deve essere approvato da un determinato numero di deputati del parlamento, o da parte dei Presidenti dei consigli regionali o, ancora, da parte di grandi elettori, secondo quanto stabilisce la legge elettorale. Il popolo, tuttavia, sceglie il Presidente attraverso ele-zione diretta e segreta a maggioranza assoluta dei consensi (art. 74). La carica dura cinque anni e l’articolo disciplina anche il caso in cui nessuno dei candidati raggiunge una maggioranza assoluta. In tal caso è organizzata una nuova elezione alla quale partecipano i primi due classificati del primo turno. Il costituente ha previsto anche il caso in cui un candidato muoia prima della tornata osia co-stretto da un impedimento permanente. In questo caso la tornata elettorale ricomincia daccapo. Infi-ne è possibile prolungare l’incarico in circostanze straordinarie, secondo quanto disciplina la legge, ma uno stesso Presidente non può svolgere più di due mandati, consecutivi o intervallati.
Il Presidente rappresenta lo Stato e, ai sensi dell’art. 76, stabilisce la politica generale in merito alla politica internazionale, alla difesa e alla protezione dalle minacce interne. A tal fine i suoi poteri sono i seguenti: scioglie il parlamento secondo le modalità descritte dalla Costituzione; presiede il consiglio di sicurezza nazionale; esercita il comando delle forze armate; dichiara guerra e mobilita le truppe previo assenso del parlamento che si esprime con maggioranza dei 3/5; dichiara lo stato di emergenza e assume le decisioni necessarie; ratifica i trattati; nomina alcuni vertici amministrati; concede l’indulto.Il Presidente ha anche il potere di dispensare e revocare le cariche di cui all’art. 77: il mufti, le posizioni apicali dell’amministrazione come quelle legate alla presidenza, le cariche legate all’esercito, alla diplomazia, alle forze di sicurezza, il governatore della Banca Centrale, pre-via segnalazione del Primo Ministro e conferma da parte di almeno 1/3 dei deputati. In questo caso la nomina segue un iter rinforzato in virtù dell’importanza della carica in questione che può essere rimossa seguendo la stessa procedura o la richiesta di 1/3 dei deputati e l’approvazione della mag-gioranza. Ex art. 78, il Presidente della Repubblica convoca il parlamento. Questo è un tipico stru-mento di bilanciamento tra i poteri che, però, nel caso di specie è poco articolato perché non speci-fica nient’altro. In caso di un pericolo permanente, che minacci la sicurezza nazionale e la sua indi-pendenza, il Presidente può assumere le decisioni più opportune, valide in via eccezionale e solo previa consultazione del Primo Ministro e del Presidente del Parlamento. I poteri straordinari del Capo dello Stato sono, quindi, ben più limitati di quanto non appaia dato che il loro utilizzo è su-bordinato al parere delle altre maggiori cariche politiche. Inoltre non è specificato se le misure adot-tate siano valide anche dopo l’estinzione dell’emergenza o se, al contrario, siano valide soltanto pro tempore. Il comma successivo del medesimo articolo specificainfattiche le misure adottate devono solo mirare a riportare lo Stato alla normalità. Nel caso in cui il parlamento non sia sciolto, il Presi-dente non può scioglierlo, né può screditare in alcun modo il governo. La ratio di ciò risiede nel tentativo di scongiurare, in tutti i modi, la possibilità di un colpo di Stato legale. Infatti, dopo trenta giorni dall’emanazione delle misure speciali, la Corte Costituzionale, su invito del Presidente del Parlamento o di trenta deputati, si esprime, entro quindici giorni, circa la necessità di continuare lo stato d’emergenza. L’intervento del potere giudiziario è limitato all’appello da parte di quello legi-slativo. L’effetto giuridico delle misure adottate si esaurisce con la rimozione delle cause che ne hanno resa necessaria l’adozione ma il testo non specifica se tale effetto decade ex tunc.
La prerogativa principale del Presidente della Repubblica è quella tracciata all’art. 80, cioè la promulgazione delle leggi, tramite la pubblicazione in gazzetta ufficiale, entro quindici giorni dalla ricezione dalla Corte Costituzionale. Il modello prevede, a monte, un controllo di costituzionalità di tutti gli atti normativi ma non sembra prevedere una richiesta di riesame da parte dello stesso Presi-dente. L’art. 80.2, infatti, aggiunge che soltanto per i progetti di legge finanziaria e di leggi costitu-zionali, il Capo dello Stato può chiedere una seconda lettura, entro dieci giorni dalla loro ricezione da parte del parlamento. Questo veto è comunque superato da una nuova approvazione dello stesso testo a maggioranza assoluta dei deputati. Il Presidente può, inoltre, sottoporre a un referendum le leggi che riguardano l’adesione a trattati internazionali, diritti e libertà, lo statuto personale. La loro accettazione deve avvenire comunque attraverso il parlamento mentre il giudizio di costituzionalità spetta alla Corte Costituzionale. In caso di referendum approvativo, il Presidente è obbligato a rati-ficare la legge e a pubblicarla entro quindici giorni.
La delega dei poteri presidenziali al Primo Ministro è ammessa, ex art. 82, ma per un periodo non superiore ai trenta giorni. Inoltre la delega deve essere comunicata al parlamento (art. 82.2).In caso di vacanza temporanea del Presidente della Repubblica, e se non è stata operata alcuna delega dei poteri, la Corte Costituzionale si riunisce per dichiarare l’assenza temporanea e conferisce l’incarico, non superiore a sessanta giorni, al Primo Ministro (art. 83). In caso di dimissioni, morte, impedimento permanente o altra causa permanente, la Corte Costituzionale dichiara l’impedimento e la conseguente vacanza d’ufficio, informando il Presidente del parlamento che attiva la procedura per l’elezione di un Presidente ad interim che resta in carica tra 45e 90 giorni. Ai sensi dell’art. 85 il Presidente ad interim non può proporre modifiche alla Costituzione, convocare referendum né scio-gliere il parlamento. Il periodo interinale, infatti, è funzionale soltanto al rinnovo duraturo della ca-rica. Le previsioni di questo gruppo di articoli, atte a disciplinare minuziosamente i casi di im-provvisa mancanza di uno dei poteri principali dello Stato, si spiegano in ragione del cosiddet-to “golpe medico” con il quale Ben ‘Ali depose il Presidente Habib Bourgiba e ne occupò la carica. Inoltre il Presidente può essere destituito attraverso un’iniziativa che parta dalla mag-gioranza dei deputati in caso di attentato alla Costituzione. La decisione finale spetta alla Corte Costituzionale che può obbligare il Capo dello Stato alla dimissione (art. 87).
L’articolo 88 fissa le regole di formazione del governo che rappresenta il secondo ramo del pote-re esecutivo. Esso è composto dal Primo Ministro e da segretari di Stato nominati dal primo previa consultazione con il Presidente della Repubblica in merito ai ministri degli esteri e della difesa. Il governo è legato alla maggioranza del partito o della coalizione che siede in parlamento. Dopo le elezioni, il Presidente della Repubblica conferisce il mandato a formare il governo entro un mese in modo che si rispetti la distribuzione dei seggi. Il governo non deve essere necessariamente monoco-lore ma deverispecchiare la composizione dell’assemblea. Nel caso in cui il governo non possa es-sere formato per la mancanza della fiducia, il Capo dello Stato avvia le consultazioni per identifica-re la personalità più idonea a mettere d’accordo i partiti. Inoltre se dopo quattro mesi dalla tornata elettorale, il governo non è ancora stato formato per le medesime ragioni, il Presidente della Repub-blica può decidere di sciogliere l’assemblea.
L’esecutivo deve esporre il programma ai deputati per ottenere la fiducia. Se questa è ottenuta, la nomina del governo da parte del Capo dello Stato diventa ufficiale.Al fine di mantenere separati i poteri legislativo e esecutivo, è vietato cumulare l’appartenenza al parlamento e al governo (art. 89) e i ministri non possono occupare nessun’altra carica (art. 89.2).
Quanto ai compiti, il Primo Ministro, che è a capo del governo (art. 92), definisce la politica ge-nerale dello Stato e si adopera per la sua applicazione (art. 90).Nello specifico nomina e rimuove i ministri dai loro dicasteri e ne riceve le dimissioni; crea e rimuove
le istituzioni della pubblica amministrazione e ne definisce le loro specificità; nomina e rimuove gli ufficiali civili dalle posizioni apicali della burocrazia. Il Primo Ministro informa il Capo dello Stato dei suoi atti, conclude gli accordi internazionali e, in concerto con i ministri, applica le leggi. Inoltre il Primo Ministro può devolvere una delle proprie funzioni ai ministri in via temporanea (art. 91).Ai sensi dell’art. 92, il consiglio dei ministri è presieduto dal Capo dello Stato limitatamente ad alcuni settori come la difesa, i rapporti internazionali, la sicurezza nazionale. Questa precisazione definisce il rapporto tra le due componenti dell’esecutivo, lasciando intendere che nelle suddette materie l’autorità decisionale spetti al Presidente della Repubblica. Il Primo Ministro esercita un po-tere normativo generale attraverso ordinanze di governo (awamirhukumiyya) emanate di concerto con i ministri e siglate dal capo del dicastero pertinente.
Il sistema semipresidenziale tunisino prevede l’istituto della responsabilità politica del governo come strumento di contrappeso alle prerogative, anche legislative, che esso vanta nei confronti degli altri poteri. L’art. 94 rende il governo responsabile dinanzi all’assemblea e abilita ciascun deputato a sollevare interrogazioni scritte o orali ai singoli ministri (art. 95). La questione della fiducia può essere sollevata, ex art. 96, da almeno 1/3 dei deputati. La fiducia però è revocata soltanto se si e-sprime in tal senso la maggioranza assoluta dei deputati. La mozione di sfiducia obbliga il Primo Ministro a dimettersi e abilita, contemporaneamente, il Presidente della Repubblica ad avviare le procedure per formare un nuovo governo. Nel caso in cui la mozione di sfiducia non sia stata ap-provata dalla maggioranza assoluta, è fatto divieto di presentarne una nuova nei sei mesi seguenti. Detta procedura si applica anche al singolo ministro. La dimissione del Primo Ministro provoca la caduta di tutto il governo (art. 97) ma costui può anche chiedere un voto di fiducia al Parlamento che deve essere votato a maggioranza assoluta. In caso di assenza del Primo Ministro, salvo nei casi di revoca della fiducia o dimissioni, il Presidente della Repubblica incarica il partito o la coalizione dominante a formare un nuovo governo entro un mese. In caso di fallimento, il Presidente sceglie la persona più appropriata a portare a termine questo incarico(art. 98).

Il potere giudiziario
Il capitolo della Costituzione che riguarda il potere giudiziario, qualificato come indipendente, inizia con la specifica delle funzioni che gli sono proprie (art. 100): esercitare la magistratura, inter-pretare la Costituzione, dare attuazione al principio di sovranità della legge e difendere i diritti e le libertà. Ciascun giudice, inoltre, è indipendente giacché non risponde ad altro parametro che la leg-ge. L’accesso alla carica richiede la competenza e l’impegno alla neutralità e all’integrità. I giudici godono poi dell’immunità tranne che in flagranza di reato, caso in cui il giudizio spetta al Consiglio Superiore della Magistratura (art. 102).
Il nuovo sistema giudiziario tunisino è diviso in molteplici tipi di tribunali, secondo il reato commesso. I giudici sono nominati con ordinanza presidenziale su proposta del Consiglio Superiore della Magistratura (art. 103).Esso sono anche inamovibili e godono di altre forme di tutela che sono sottomesse al giudizio del Consiglio Superiore. L’organizzazione dei tribunali è prevista per legge (art. 107) e la Costituzione specifica che i tribunali militari sono riservati a giudicare i soli crimini di natura militare (art. 107.2).Il Consiglio Superiore della Magistratura è formato da quattro struttu-re: Consiglio della giustizia ordinaria, Consiglio della giustizia finanziaria, Consiglio della giustizia amministrativa e Autorità giurisdizionali (art. 109). Ciascuna di queste strutture è formata per metà da giudici eletti e nominati e, per la restante parte, da personale esterno alla magistratura.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, organo preposto a vigilare sul corretto funzionamento del potere giudiziario (art. 111), nomina un proprio Presidente tra i giudici di alto livello mentre la composizione di questi organi è disciplinata dalla legge ordinaria. Ex art. 110, il Consiglio gode di indipendenza economica e amministrativa e presenta il proprio budget ad una commissione del par-lamento stabilita ad hoc.
La giustizia ordinaria è esercitata attraverso tribunali di primo e di secondo grado, tribunali di cassazione (art. 112) e attraverso la procura generale. Le peculiarità sono stabilite dalla legge che fissa le regole basilari, sostanziali e procedurali, di funzionamento del sistema (art. 112.2). La disci-plina di dettaglio è dunque interamente devoluta al legislatore ordinario che dispone così di una grande capacità di ingerenza negli affari del giudiziario.
La giustizia amministrativa è esercitata attraverso l’alto tribunale amministrativo, il tribunale d’appello e il tribunale di primo grado. Essa si occupa del sindacato degli atti amministrativi e dei casi di abuso di potere (art. 113). Anche in questo caso le norme di dettaglio sono devolute alla leg-ge ordinaria.
La giustizia finanziaria è esercitata da tribunali e organi para-giudiziari specifici. Il loro compito primario è quello di indagare sui reati finanziari e vigilare sul corretto impiego delle finanze pubbli-che (art. 114) in accordo con i principi di legittimità (sharʻiyya). Inoltre affianca il potere il potere legislativo e quello esecutivo nella stesura e nell’applicazione della legislazione economica e finan-ziaria. Altre specifiche e, soprattutto, le procedure di funzionamento sono stabilite dalla legge.
All’art. 115 viene disciplinato il massimo organo giudiziario del nuovo ordinamento tunisino: la Corte Costituzionale. Questa si configura come un organo indipendente composta da dodici giudici nominati per quindici anni e la metà dei quali devono essere esperti di diritto positivo. L’articolo non specifica però la composizione dell’altra metà dei membri della Corte che presumibilmente possono anche essere giuristi di formazione islamica. Sei membri per ciascuno sono proposti dal Presidente della Repubblica, dal Primo Ministro, dal Presidente del Parlamento e dal Consiglio Su-periore della Magistratura. Il parlamento però ha il compito di scegliere i dodici membri, scegliendo la metà di ciascun gruppo di proposte. La votazione deve avvenire con il raggiungimento di una maggioranza qualificata di 3/5 dei deputati. La Corte rinnova 1/3 dei componenti ogni tre anni e nomina un Presidente ed un vice Presidente (art. 116). È proibito cumulare l’appartenenza alla Cor-te Costituzionale con qualsiasi altra carica. L’art. 117 definisce i compiti di questo tribunale, il più rilevante dei quali è il sindacato di costituzionalità. Esso si applica ai progetti di legge approvati dalla camera, prima della fase perfettiva della ratifica presidenziale, ai progetti di legge costituzio-nale per i quali il sindacato è richiesto dal parlamento, ai progetti di revisione costituzionale che presentino vizi procedurali, agli accordi internazionali prima che vanga approvata la legge di rice-zione degli stessi, ai regolamenti interni del parlamento qualora per essi sia chiesto un giudizio dal Presidente del parlamento. Le decisionisono assunte a maggioranza dei membri della Corte (art. 118) ehanno valore coercitivo per tutti e tre i poteri dello Stato. L’iter per decidere sulla costituzio-nalità delle leggi è descritto in maniera dettagliata all’art. 119: il progetto di legge incostituzionale è inviato dal Presidente della Repubblica al parlamentoper una nuova lettura e per l’emendazione in conformità al parere reso dalla Corte Costituzionale. Espletata questa procedura, il progetto torna al Presidente che lo inoltra alla Corte per un nuovo giudizio che deve essere emesso entro un mese. Il giudizio di incostituzionalità si limita alla materia sulla quale esso è stato richiesto (art. 120) mentre le procedure di dettaglio che disciplinano il funzionamento di questa Corte sono definite dalla legge ordinaria (art. 121).
L’ultima sezione del capito che la bozza costituzionale devolve al potere giudiziario riguarda gli organi quasi-giudiziari indipendenti e dotati di personalità giuridica, finanziaria e amministrativa. Tali strutture sono nominate dal parlamento dinanzi al quale restano responsabili (art. 122). Ex art. 123, l’autorità per le elezioni è deputata a vigilare sullo svolgimento delle elezioni e di verificarne l’integrità. A tal fine è dotata di potere regolamentare proprio. L’autorità è composta di nove perso-nalità indipendenti nominate per sei anni. Le altre autorità, eredi delle istituzioni nate dopo la rivo-luzione come la Commissione per il raggiungimento degli scopi rivoluzionari, si occupano di garan-tire l’imparzialità dei media (art. 124) e l’implementazione dei diritti umani (art. 125). Quest’ultima autorità può suggerire leggi apposite per tutelare i diritti fondamentali. L’autorità per lo sviluppo sostenibile è previsto dall’art. 126 mentre l’articolo successivo istituisce l’autorità per la goodgo-vernance.
La procedura di emendazione del testo costituzionale è sancita agli artt. 140-142, in chiusura del-la Costituzione. Il Presidente della Repubblica o 1/3 dei deputati possono avanzare una proposta di iniziativa legislativa. La proposta avanzata dal Presidente della Repubblica ha la precedenza. Alcuni articoli sono sollevati dalla possibilità di modifica: la qualifica dell’Islam come religione di Stato, la qualifica dell’arabo come lingua ufficiale, il sistema repubblicano, la natura civile dello Stato. Se-condo alcuni interpreti, quest’ultima connotazione è in contrasto con la prima dal momento che il principio confessionale si oppone a quello del carattere civile (art. 141). Per bilanciare tale antitesi, il medesimo articolo proibisce anche il diniego dei diritti e delle libertà contenuti nella Costituzione e il numero dei mandati consecutivi del Presidente. Ogni iniziativa di emendazione deve essere no-tificata alla Corte Costituzionale che si esprime sulla sua validità. Inoltre il parlamento deve appro-vare l’iniziativa di modifica tramite votazione a maggioranza assoluta dei deputati, secondo la pro-cedura descritta all’art. 141. L’approvazione finale avviene con il consenso dei 2/3 dei deputati e solo dopo il referendum proposto dal Presidente della Repubblica. In tal caso è necessario raggiun-gere la maggioranza assoluta dei consensi. L’iter particolarmente gravoso si spiega in ragione della necessità di evitare modifiche repentine e frequenti della Costituzione.

Il potere locale
Gli artt. 128-139 sono deputati alla disciplina dell’amministrazione locale del potere, basata sul principio della decentralizzazione (art. 128). Esso è attuato tramite l’istituzione di comunità locali e regionali che assieme compongono la Repubblica. Ciascuna comunità possiede personalità legale (art. 129) e indipendenza economica e amministrativa. Inoltre gli enti locali devono amministrare il benessere pubblico tramite il principio di amministrazione libera. Il governo locale si fonda sulle assemblee elette con elezioni libere e democratiche (art. 130) con le quali una percentuale fissa di seggi dev’essere affidata a giovani.
Gli enti locali dispongono di proprie risorse, alcune delle quali sono devolute dal governo centra-le ex lege in forme di solidarietà e secondo il principio del giusto bilanciamento (artt. 132-133). Le risorse devono essere impiegate in modo da garantire la good governance sebbene viga il principio di libertà decisionale (art. 134). Nel campo dell’amministrazione sono rilevanti gli art. 136-137 che sanciscono modalità partecipative di gestione del territorio. L’art. 136, nello specifico, stabilisce una forma di “governo aperto” nel quale voce rilevante è conferita alla società civile. Gli enti locali, inoltre, sono tenuti a cooperare tra di loro per il benessere sociale.

Alcune riflessioni conclusive
L’analisi della bozza costituzionale rivela che la protezione dei diritti fondamentali segue un modello “minimale”, tipico di quelle Costituzioni che si limitano a proclamare un insieme di diritti e a offrire strumenti, più o meno solidi, di protezione. Ciò richiede un maggiore attivismo da parte dei giudici che sono chiamati a una massiccia interpretazione del testo, eventualità ridotta quando il testo costituzionale offre molteplici dettagli. Tuttavia l’art. 143 stabilisce che il preambolo della Costituzione è parte integrante del testo e non può essere espunto. Inoltre, ex art. 137, la pro-cedura di emendazione del preambolo è la medesima di quella degli articoli. Quanto in esso conte-nuto, dunque, assume la stessa forza cogente del dettato dei singoli articoli e dovrà essere integral-mente applicato. Alcune Costituzioni, come quella irachena del 2005, contengono articoli che espli-citamente sottomettono i tre poteri pubblici al rispetto dei diritti fondamentali. Questa specifica è assente nella bozza tunisina che collega il godimentodei diritti all’istituto della cittadinanza. E-sistono però alcuni articoli in cui il termine “cittadino” è sostituito da quelli più generici di “essere umano” o “individuo”, aprendo a possibili difficoltà interpretative. Manca anche un di-spositivo, detto di solito clausola di limitazione, che imponga in via generale alla legge il rispetto dei diritti umani o, almeno, la non violazione della loro essenza. Ciò rileva anche in merito alla di-chiarazione dello stato d’emergenzaper il quale non è specificato l’effetto prodotto sulla disciplina della tutela dei diritti umani. Sebbene il catalogo dei diritti garantiti, specie sul versante socio-economico, sia piuttosto ampio, la bozza distingue i diritti ai quali lo Stato deve assicurare una tutela qualificata e quelli sui quali invece non vige un obbligo specifico. Questa differenza ri-schia di produrre una gerarchia interna tra i diritti positivi del primo gruppo, come il diritto all’educazione o alla ricerca scientifica, e i diritti del secondo gruppo come il diritto alla previdenza sociale o il diritto alla salute.
Alcuni diritti e libertà sono tutelati in maniera limitata: il diritto alla vita è garantito ma la legge determina i modi con cui può essere compresso. L’art. 6 prevede la libertà religiosa  edella pratica dei culti che nelle bozze precedenti erano qualificate come diritti. La differenza è significa-tiva dato che il diritto richiede l’azione dello Stato per produrre effetti concreti mentre la libertà ne-cessita della sua astensione. Nonostante la bozza di giugno contenga questa modifica rilevante, il testo ascrive allo Stato il ruolo di protettore della religione e, dunque, lo rende arbitro delle questioni religiose. Anche la possibilità di adozione di misure di fermo preventivo (art. 28) da parte delle autorità, sull’individuo colto in flagranza di reato, non offre le dovute garanzie in termini di durata massima e minima delle misure adottate.
La bozza costituzionale offre molti spunti di riflessione anche in merito all’assetto istituzionale. Le novità importate in merito al dibattito sulla forma di governo (parlamentarismo vs presidenziali-smo) risaltano ancor più dal paragone con l’assetto della Costituzione del 1959, successivamente emendata. Il Presidente possedeva iniziativa legislativa, formulava il budget senza l’approvazione del parlamento e nominava, da solo, tutte le cariche apicali. Nel 1969 una modifica costituzionale introduceva il Primo Ministro accanto al Presidente, introducendo un semipresidenzialismo sbilan-ciato a favore del secondo. Il principio di separazione dei poteri non era applicato in modo appro-priato e, inoltre, l’assemblea non era rappresentativa della società. Il nuovo progetto costituzionale delinea una forma di semipresidenzialismo sbilanciato verso il Primo Ministro che deve otte-nere soltanto la fiducia del parlamento e non anche quella del Presidente della Repubblica. Circa la formazione del governo, la bozza costituzionale sembra obbligare il Presidente a nominare il leader del partito o della coalizione che ha ottenuto il maggio numero di seggi in parlamento. In questo modo, il Primo Ministro e i suoi ministri godono, in parte, della legittimità popolare. Tutta-via il Presidente interviene nella scelta dei Ministri della difesa e degli affari esteri, sulla base di una prassi del tutto inusuale. I poteri del Presidente sono comunque limitati se comparati a quelli del Primo Ministro che può rimuovere i ministri a sua discrezione. Il Presidente, inoltre, non può scio-gliere il parlamento se non in casi specifici di inabilità a formare un governo. Anche i suoi poteri di decretazione, tradizionale strumento di ridistribuzione del potere legislativo, sono vincolati alle si-tuazioni di emergenza e al parare delle altre cariche pubbliche. La prerogativa di dichiarare lo stato d’emergenza era stata espunta dalla bozza costituzionale rilasciata ad aprile 2013 ma è stata reinte-grata poiché la sua assenza implicava un grave indebolimento dei poteri presidenziali. Un ambito in cui il Presidente mantiene pieni poteri è quello della ratifica dei trattati internazionali. Tuttavia la ratifica deve essere seguita dall’adozione, da parte del parlamento, di una legge ordinaria che im-porta il testo del trattato. Se ciò non avviene, il trattato resta sottoscritto ma non penetra a tutti gli effetti nell’ordinamento.
Sul piano del potere giudiziario la bozza ha importato molti cambiamenti, ridefinendo di fatto il sistema tunisino della giustizia. La collaborazione dei tre partiti dominanti dell’Assemblea Costituente, al-Nahda, Ettakatol e Il Congresso per la Repubblica, ha reso possibile questa riforma che sarebbe stata osteggiata in presenza di un solo partito dominante. Le forze politiche, infatti, pos-sono avere scarso interesse a edificare una magistratura forte. Nel caso in cui diversi partiti si equi-valgono, un solido sistema giudiziario diventa una garanzia condivisa. Inoltre ogni fase di transizio-ne a un regime democratico pone il problema della giustizia transitoria, legata alla sorte dell’antico corpo di giudici, più o meno colluso con il regime precedente. In quest’ottica si possono leggere le norme che fissano requisiti di competenza per accedere alla magistratura. Tuttavia, rispetto ad altri sistemi giudiziari, quello tunisino non aggiunge importanti clausole come l’età minima dei giudici o il loro livello di educazione. L’indipendenza della magistratura, pietra miliare del potere giudi-ziario, implica il fatto che la nomina e la rimozione dei giudici deve essere quanto più possibile un fatto certo e non politico. La bozza costituzionale disciplina la procedura di nomina dei giudici ma non cura la relativa procedura di rimozione, minando in ciò l’indipendenza di quest’organo. Anche la garanzia di alcuni benefici, come la nomina a vita negli alti ranghi della magistratura o un salario adeguato e irriducibile, sono comuni strumenti per diminuire i casi di cor-ruzione tra i magistrati o il loro tasso di ricattabilità da parte delle forze politiche.
Il garante del sistema giudiziario è la Corte Costituzionale. Comunemente il numero dei membri che compongono quest’organo dev’essere dispari, in modo da evitare un possibile stallo decisiona-le. La Corte Costituzionale tunisina è formata da 12 membri e apre a questa eventualità. La bozza prevede che a decidere sia il Presidente della Corte Costituzionale in caso di parità di voti espressi. In ultimo il modo di elezione dei giudici è complesso e frammentato tra organi differenti.
La bozza costituzionale, nel suo complesso, delinea un equilibrio delicato di valori, ideolo-gie e strutture politiche. L’anima islamica, pur presente, non domina nel catalogo dei diritti, né tra i principi generali che informano la Repubblica. Non è presente il richiamo alle fonti del diritto islamico, né alcun organo in grado di innalzare un sindacato di islamicità è presen-te. Ciò che resta poco chiaro è in che modo lo Stato agirà a protezione della religione e, so-prattutto, se riuscirà a bilanciare diverse esigenze, mantenendo l’indubitabile preminenza as-sicurata all’Islam e il principio di non discriminazione egualmente sancito.

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", 16 maggio 2012, libreria N'Importe Quoi, Roma
Ilaria Guidantoni insieme all'attore teatrale Giuseppe Bisogno, che ha curato le letture, e al musicista Edoardo Inglese, autore di una selezione di brani musicali

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012

"Tunisi, taxi di sola andata" a Milano, 19 aprile 2012
Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata a Milano", libreria Milano Libri. Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, il presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi, e Laura Silvia Battaglia, inviata esteri di Avvenire. Letture a cura dell'attore Michele Mariniello

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata", libreria N'Importe Quoi di Roma, 13 aprile 2012
Ilaria Guidantoni ospite di RADIOLIVRES, con Vittorio Macioce, caporedattore de' Il Giornale, ed Edoardo Inglese,"musicante", in una serata di parole e musica

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso il Rotary Club di Marina di Massa, 29 marzo
L'autrice tra Lorenzo Veroli, il Segretario del Club e Chiara Ercolino

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione di "Tunisi, taxi di sola andata" presso la libreria Griot di Roma, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012

Presentazione "Tunisi, taxi di sola andata", Roma, Sala stampa Camera dei Deputati, 28 marzo 2012
Insieme all'autrice, Ilaria Guidantoni, l'on. Elisabetta Zamparutti (Radicali Italiani) e il giornalista tunisino Salah Methnani, inviato di Rainews24

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"

Giovedi 1° marzo 2012, alla Centrale Montemartini di Roma, dalle ore 18.30 presentazione di "365D"
Marzia Messina, ideatrice del progetto e realizzatrice per "Prima che sia buio" della foto dell'autrice

Il fotografo di 365D Sham Hinchey

Il 29 agosto di 365D

Con Raffaella Fiorito, mia vicina di calendario

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Presentazione di "Prima che sia Buio", Galleria d'arte Barbara Paci, Pietrasanta, 16 Luglio 2011

Metti una sera d'estate, prima che sia buio...

"Prima che sia buio" incontra l'arte alla Galleria Barbara Paci di Pietrasanta

Ilaria Guidantoni e Barbara Paci

La scrittrice con i genitori

La scrittrice tra Daniela Argentero e Barbara Paci

La scrittrice tra gli amici

Leggendo "I giorni del gelsomino" con il pittore Agostino Rocco

Leggendo "Colibrì"

L'autrice con Agostino Rocco

A Jorio, dedicato a Pistoia, alla Toscana e a una città d'arte

Tra Firenze e Pistoia

Con il pittore Agostino Rocco tra parole e immagini