mercoledì 14 marzo 2012

Maternità tra incubo e sogno




Quinto appuntamento con Tara Elise Schlener

Non ho figli e per me è difficile esprimere in modo compiuto il senso della maternità. Posso dire che intorno a me, nel mio ambiente, la vedo realizzata nel 50 per cento dei casi e sempre è un sogno perché soprattutto oggi chi si realizza come mamma è per scelta. Significa che l’essere materno era dentro in qualche modo e questo accade indistintamente tra chi lavora e chi non lavora. Forse è un incubo per chi non la sa gestire ma non dipende da fattori economici ma da un disagio interiore. In generale penso infatti che sia un sogno anche per chi non ha una lira. Penso che sia un modo per ricordare che ci siamo e perché siamo nel mondo. E’ la connessione più forte di tutto con gli altri esseri umani. Credo sia la cosa più importante della vita anche se non ho pensato da sempre di voler avere dei figli, intendo dire, non necessariamente. Nonostante questo, cerco di immaginarlo perché ho un legame molto forte con mia madre e so quanto sia cambiata la sua vita dopo la mia nascita. Sento che il legame con i figli sia totalizzante non soltanto psicologicamente; è il valore fondante della vita.

Un brano che interpreti il suo pensiero in merito, che ha recitato o che le è caro?

Mi viene in mente il film degli Anni Ottanta del Novecento con Shirley McLaine, “Voglia di tenerezza”, un film doloroso che mi ha lasciata sgomenta per giorni e mi ha fatto dire che la perdita di un figlio è un dolore incolmabile e inconsolabile.
Non è un caso che in nessuna lingua esista una parola per raccontare questo stato mentre ne esistono per connotare perdite sia pur drammatiche, tanto da parlare di orfani e vedovi. Evidentemente la negazione della vita non ha nome perché è un tabou indicibile.

Hai mai interpretato il ruolo di madre in scena?
Veramente no, forse perché ero troppo giovane per fare la mamma. In ogni caso solo ora mi sento matura e pronta per questo personaggio. Finora sentivo di dover esprimere un’altra energia.
Forse esiste anche il pregiudizio secondo il quale ricoprire il ruolo di madre per un’attrice significa non essere più giovane.
Quale sarà il suo prossimo spettacolo?
“Prova” che andrà in scena ad aprile in un piccolo teatro di Prati a Roma, nel quale si narra dell’attesa delle donne durante la guerra.

L’ultimo lavoro?
A novembre 2011 un testo in inglese che narrava di alcune donne durante varie fasi della loro vita, la loro evoluzione, il rapporto con loro stesse e con il mondo esterno. Io ricoprivo il ruolo della migliore amica della protagonista.>
Lei si sente soprattutto attrice di teatro?

Il teatro certamente è ‘speciale’ soprattutto per il lavoro enorme che richiede su se stessi e di empatia con gli altri attori. Il cinema e la televisione sono meno coinvolgenti anche perché si riduce lo scavo interiore sul personaggio. Certo sono ambiti più premianti in fatto di notorietà e dal punto di vista economico.
Che cosa vorrebbe fare? Dopo tanto teatro, ora che la mia vita è divisa tra la recitazione e il marketing (l’altro mio lavoro), spero di poter lavorare per il cinema e la tv perché in Italia non mi è ancora capitato.
Dal futuro al passato: come ha iniziato?
E’ stato il mio sogno fin da bambina, recitando in diversi musical. Ho sempre recitato anche se ho cominciato seriamente al liceo. Ho avuto solo ‘l’handicap’ di essere troppo alta per fare la protagonista. E la mia vita è continuata con lo spettacolo, tanto che ho sposato un regista anche se con mio marito ho lavorato pochissimo.
Chi è Tara Elise Schlener?
Attrice, cantante, madre lingua inglese, padroneggia l’americano.
Ha studiato con Beatrice Bracco; alla Ruskin School (tecnica Meisner) a Santa Monica, in California; alla Michelle Danner e alla Beverly Hills Playhouse di Los Angeles; quindi alla Cliff Osmond di San Francisco; alla Comedy Connection e Improv Asylum, a Boston.
Per il cinema ha recitato in “Se Fossi Lei” (In Her Shoes) con la regia di Curtis Hanson; in “Mystic River” per la regia di Clint Eastwood; in “Spartan” di David Mamett; nei “Fratelli per la pelle” (Stuck on You) con la regia Farrelly brothers; e ancora in “Mona Lisa Smile” con la regia Mike Newell; in “Anything Else” di Woody Allen, "La Tempesta Perfetta” (The Perfect Storm) di Wolfgang Petersen; ha lavorato anche per la televisione per la pubblicità.
A teatro ha lavorato nel ruolo della protagonista in “Proof” e “The Heidi Chronicles” con il Teatro Inglese di Roma; in “The Road To Compostella” (co-protagonista) con il Woodshole Theatre di Boston.
Canta come contralto-mezzosoprano, balla, secondo la tecnica Alexander, pratica tai chi, qi-gong, arti marziali e pattinaggio.

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