martedì 10 maggio 2011

AFFARI ITALIANI.IT: Torna il mito della donna guerriera Di Virgilia Perini INTERVISTA DOPPIA DI AFFARI ITALIANI.IT (Daniela Bini e Ilaria Guidantoni)

AFFARI ITALIANI.IT
COOL-TURA

Torna il mito della donna guerriera
Giovedí 05.05.2011 14:00
di Virginia Perini

Donne in piazza, la voce controcorrente della filosofa Valeria Ottonelli
Laura Boella: "Il problema sono le donne di oggi". L'INTERVISTA
"Il nuovo femminismo? Non è bigotto e si occupa dei diritti di chi per scelta esibisce il proprio corpo, come le Sex Workers in Germania e Usa". Il filosofo Simone Regazzoni, autore anticonformista che nel libro Pornosofia ha analizzato le dinamiche della rappresentazione del corpo, commenta con Affari, il tema della bellezza, tra filosofia e femminismo. INTERVISTA

Non solo belle. Non solo intelligenti. Le donne sono anche delle ottime guerriere. Il femminile nelle rivoluzioni (violente o pacifiche) è al centro del pensiero della scrittrice e storica Daniela Bini e della giornalista Ilaria Guidantoni. La loro riflessione parte dalla storia: il fenomeno del terrorismo ha visto le donne protagoniste come braccio armato; altre esperienze come la rivoluzione tunisina le ha viste come ancelle di pace in funzione di sedatrici della rivolta del sangue ma fortemente battagliere come e più degli uomini per certi versi all'interno di un'ambiguità che racconta la complessità del femminile e delle donne.
L'INTERVISTA DOPPIA DI AFFARITALIANI.IT
La donna guerriera è una figura quasi mitologica, in che modo le donne sono guerriere?
Daniela Bini - "La donna guerriera ha illustri rappresentanti nella mitologia, nella letteratura e anche nella storia: dalle Amazzoni e dalle Valchirie alla vergine Camilla descritta nell'Eneide, da Bradamante e Clorinda, le sui vicende sono narrate nei poemi di Ariosto e Tasso, fino ad arrivare a Giovanna d'Arco, alle eroine del Risorgimento italiano, alle guerrigliere partigiane della Resistenza, alle donne terroriste degli anni Settanta. Le donne possono essere guerriere in due modi: perché imbracciano realmente un'arma oppure perché lottano per perseguire uno scopo nella vita".

Ilaria Guidantoni - "Nella tradizione è così, basti pensare alle Amazzoni e la donna guerriera, non necessariamente legata alla guerra, è trasfigurata nella sua femminilità. In effetti la maternità e l'essere guerriero formano un ossimoro ma solo se a quest'ultimo si associa il significato della lotta armata. In fondo la maternità è una lotta per la vita che soprattutto nell'antichità è stata spesso una guerra. Non a caso nell'immaginario psicanalitico accanto alla madre nutrice e custode del focolare, c'è la mamma tigre che ferisce per difendere i cuccioli".


Le donne sono guerriere anche oggi dunque?
Daniela Bini - "Oggi ancora di più: esistono donne che lottano nel senso effettivo del termine e che fanno parte di eserciti regolari e donne che lottano con altri strumenti, non aggressivi ma ugualmente potenti. Mi riferisco alle scrittrici, alle giornaliste, ai medici, ai magistrati, alle donne che dirigono aziende, che ricoprono ruoli politici, che sono costrette a conciliare la professione con il diritto irrinunciabile di essere madri e di avere una vita privata, a quante ogni giorno devono combattere per salvaguardare i propri spazi e per conquistarsi un ruolo sociale dignitoso".

Ilaria Guidantoni - "Oggi più di ieri perché sono equiparate all'uomo in molte professioni e l'arma è meno tabù; ma anche perché la guerra cibernetica - scoperta con la recente rivoluzione tunisina, la rivoluzione dei gelsomini - consente una guerra gentile che più si adatta alle donne. Le proteste nello Yemen mettono bene in luce la forza femminile del guerriero interiore che non fa leva sul potere e sull'offesa. E' un atteggiamento iscritto nell'essere femminile più abituato allo scavo interiore e alla sopportazione del dolore. Anche nella rivoluzione tunisina, come scrivo nel mio pamphlet "I giorni del gelsomino", il ruolo delle donne è stato determinante".


Chi sono le "guerriere" di oggi?
Daniela Bini - "Sono le donne africane, che lottano contro la fame e contro le torture sessuali e per difendere i propri figli, vittime degli squilibri sociali ed economici del pianeta; le donne tunisine, che combattono per migliorare le proprie condizioni, umane, politiche e sociali, dopo la rivoluzione; le donne iraniane e afghane, che hanno il coraggio di far sentire una voce contro i soprusi che devono subire dagli uomini; le donne occidentali, che pretendono una parità con l'uomo fatta di rispetto reale e non solo proclamato a parole; le donne gay, che esigono tutela dei propri diritti; le donne che si fanno strada in campi ancora tradizionalmente considerati di pertinenza maschile; tutte le donne che si battono per la libertà". Ci sono esempi di donne guerriere che la società considera negativamente? "Le terroriste degli anni Settanta incarnano un'idea oscura e inquietante di donna guerrigliera, che pur lottando per un ideale uccide a sangue freddo e in modo premeditato, che vive in regime di clandestinità e rinuncia volontariamente a un'esistenza cosiddetta normale. Una donna, questa, che suscita interesse, curiosità e insieme disprezzo, proprio per l'immagine fuorviante di donna che evoca, ma che meriterebbe tuttavia, per evitare approssimazioni e giudizi affrettati, un'accurata analisi storica e psicologica".
Ilaria Guidantoni - "Sono soprattutto madri, diversamente forse da quelle della lotta armata e dal femminismo tradizionale, che si battono per i propri uomini e per i propri figli, che lottano per la difesa dei deboli. Pensiamo alle Madri di Plaza de Mayo simbolicamente".
Mi fa due nomi di simboli della lotta femminile oggi?
Daniela Bini - "Aung San Suu Kyi, che si batte per la libertà della Birmania sacrificando se stessa e la propria esistenza. Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006 per aver difeso i diritti negati del popolo ceceno e aver osato sfidare la Russia. Due esempi che tutte le donne dovrebbero tenere a mente".
Ilaria Guidantoni - "Scelgo due nomi non noti al grande pubblico perché sono persone che ho conosciuto e perché di quelle famose sappiamo tutto. Una è la scrittrice marocchina Fathima Mernissi che è scesa anni fa in piazza per la prima volta già grande con una carovana civile della solidarietà in nome dell'integrazione tra i popoli e del rispetto tra le religioni che ho incontrato al Festival della Letteratura di Mantova. L'altra a Sana Ben Achour, presidente dell'associazione tunisina donne democratiche, che ho incontrato a due mesi dalla rivoluzione del 14 gennaio e che sta conducendo una battaglia per la dignità nel segno del femminile e non del femminismo, con grande umiltà".
E la seduzione è un'arma per lottare?
Daniela Bini - "La seduzione è un'arma per amare. Una donna che seduce con lo scopo di utilizzare il corpo per ottenere successo professionale, ricchezza o potere non seduce, bensì umilia se stessa e la propria dignità. Una donna che appare seducente perché è intelligente, sensibile, capace, combattiva, affascinante, ma che non usa tale fascino per scopi opportunistici, è una donna che valorizza se stessa e le proprie potenzialità. Una donna che seduce perché ama è una donna che in modo libero e volontario esercita la seduzione nell'intimità del rapporto con il suo compagno".
Ilaria Guidantoni - "Può esserlo, ma rischia di essere un'arma a doppio taglio e può essere sempre criticabile dall'esterno. Credo che le donne siano piuttosto sedotte loro stesse dalla lotta e a volte rischiano di innamorarsi del fatto di diventare guerriero, o di innamorarsi di un guerriero tanto da volerlo fiancheggiare, perdendo di vista i valori per i quali si lotta. E cosi facendo si perdono".
Che cosa chiederebbe alle donne di oggi?
Daniela Bini - "Di avere dignità personale, di studiare, di avere una professione che le soddisfi e le gratifichi, di non rinunciare alla propria femminilità, di essere madri e mogli senza venir meno alle proprie esigenze e ai propri bisogni, di impegnarsi culturalmente, socialmente e politicamente per dare segnali concreti di miglioramento. Lo spirito combattivo delle donne oggi non dovrebbe più esprimersi attraverso le armi e la violenza, ma attraverso la forza dell'intelligenza, della cultura e del dialogo".
Ilaria Guidantoni - "L'utopia di non ripetere gli errori della storia. Di non perdersi appunto nell'innamoramento della guerra; di non abicare al femminile che è quello che stanno facendo le donne tunisine: dimostrare che si può fare una rivoluzione senza sangue, ascoltando anche la parte avversa e non opponendosi in modo pregiudiziale; di evitare che le armi prendano il sopravvento sulle ragioni della guerra, con una concretezza e buon senso che è più femminile ma non necessariamente di una donna. Infine di restare unite che è quello che spesso manca. Ancora una volta voglio ricordare le parole di Sana Ben Achour, "Insieme nella rivoluzione, insieme continuiamo", perché la vera guerra è nella quotidianità e fuori dal campo di battaglia. Ma vuol dire anche un'altra cosa: insieme agli uomini non solo quando serve ai maschi contro il nemico, per cacciare un dittatore - se vogliamo restare nell'attualità - ma anche dopo quando ci si spartisce il bottino, il potere e si devono fare le riforme".
Un viaggio nel “Femminile Armato”
Ieri e oggi, vicino e lontano: quando le donne entrano in guerra

Dagli Anni di Piombo alla Rivoluzione tunisina: una lotta al femminile

Ilaria Guidantoni, Giornalista e Scrittrice
Intervista
Daniela Bini

Studio legale Legal Alliance Corso Italia, 9 Milano - I Piano

Martedì 10 Maggio 2011

Ore 18.30
Daniela Bini
Nata a La Spezia, frequenta il Liceo Classico nella sua città. Studia e si laurea in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Pisa. Vive per molti anni a Milano, dove insegna lettere in scuole paritarie; entra nel sistema scolastico statale nel 2001. Oggi vive a Monza e insegna lettere al Liceo Scientifico “G.B. Grassi” di Lecco. Ha collaborato, per la revisione e la correzione di testi scolastici, con l’editore Bompiani. Ha cominciato a studiare il fenomeno delle donne nella lotta armata degli anni Settanta sia per ragioni storiche – “Nutro un profondo interesse per quel periodo storico, che a mio avviso costituisce un discrimine importante per la storia italiana” - sia per ragioni personali - “Mi affascina e mi incuriosisce l'idea di una donna che intraprende una lotta armata e che, per questo fine, rinuncia a una vita cosiddetta "normale" per votarsi alla rivoluzione”.

Ilaria Guidantoni
Giornalista politico economico e Scrittrice, si è dedicata soprattutto ai trasporti ed infrastrutture, esperta di sicurezza stradale. Fiorentina, una laurea in filosofia teoretica a Milano; vive prevalentemente a Roma. Ha conseguito il Corso di Perfezionamento in Bioetica occupandosi di problemi legati alla corporeità, disturbi del comportamento alimentare e disagi affettivi; Cura la rubrica Politica e infrastrutture su “leStrade”. Consulente di molte istituzioni. Autore tra l’altro de’ “O giorni del gelsomino”, (P&I Edizioni, Febbraio 2011)

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