Ilaria Guidantoni: racconta “i giorni del gelsomino”
Scritto da Emanuela Boccassini "Ripensandoci" (anno IV, n. 5, mag. 2011)
Quando il giornalismo d’inchiesta si trasforma in poesia
di Emanuela Boccassini
Sabato pomeriggio, 21 maggio, nella suggestiva cornice del “Sedile” di piazza Santo’Oronzo, Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice, introdotta da Luigi De Luca – direttore dell’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce – ha presentato “I giorni del gelsomino lontano dagli occhi vicino al cuore”. La stessa autrice ha definito il libro un “reportage interiore”: reportage perché è una denuncia dal punto di vista giornalistico di quanto l’informazione di massa ha diffuso sulla rivoluzione tunisina, sminuendo la realtà.
Interiore in quanto la giornalista è particolarmente legata al mondo e alla cultura di questo paese da esserne emotivamente coinvolta. Sentimenti che traspaiono sin dalle prime righe. Inoltre, nell’opera si evidenzia il ruolo, definito dalla scrittrice “gentile”, del femminile nella rivoluzione.
I giorni del gelsomino
Con occhio attento e critico, la Guidantoni esamina la rivoluzione tunisina, cosiddetta “del gelsomino”, – fiore simbolo del paese, dal «profumo sensuale, dolce e femminile», sebbene in realtà sia utilizzato principalmente dagli uomini – da tutti i punti di vista: di coloro che la vivono di riflesso, di coloro che la combattono e dei governi che tacciono le reali implicazioni e significati.
Evidenti sono la disattenzione dell’Europa e il disagio dei tunisini che si sentono defraudati della loro “rivoluzione” letta come una «mera protesta per fame». È vero che il pane era difficile da trovare, nonostante in Tunisia costasse poco e fosse sfornato durane tutto l’arco della giornata, ma è soprattutto una rivoluzione della dignità, della richiesta di un lavoro onorevole.
Il femminile nella rivolta
Una rivoluzione «culturale, spontanea con un risvolto pratico, che guarda al cielo con i piedi ben piantati nel terreno come spesso solo le donne sanno fare». E questa può essere considerata una ribellione delle donne: loro hanno elaborato proposte, hanno organizzato sit-in, sono scese in piazza diffondendo slogan di pace. In questo senso il femminile può rendere le rivoluzioni gentili. Inoltre le donne, dopo la ribellione non hanno rivendicato i “giusti” diritti o preteso l’aumento del salario, ma hanno compreso che era il momento della resa dei conti, che dovevano rimboccarsi le maniche e andare avanti. Secondo la Guidantoni le donne hanno un grande potenziale rivoluzionario perché sono abituate a lottare più degli uomini per ottenere. Nell’immaginario collettivo, però, è arduo accostare l’idea della figura femminile, materna e nutrice, a quella di guerriera, che viene intesa come femminilità «anomala», «dimezzata» – basti pensare alla Amazzoni, prive di un seno per poter indossare la faretra. Tuttavia, per Ilaria, recuperando il senso del guerriero interiore, le donne possono essere considerate combattenti proprio perché “lottano per qualcosa” – mostrando così, tra l’altro, la concretezza tipicamente femminile – e si differenziano dall’uomo in quanto questi guerreggia per distruggere. Le donne, invece, per creare e costruire.
L’intervista a Sana Ben Achour
Si chiude il cerchio con l’intervista a Sana Ben Achour, presidente dell’Associazione Tunisina delle Donne Democratiche, che si sta battendo per ottenere le tre “riserve”. Le donne tunisine, sebbene abbiano atteggiamenti emancipati, purtroppo subiscono notevoli limitazione, per questo la Ben Achour vuole ottenere: la parità di fatto nella carriera pubblica, la legittimità dell’eredità (fino a oggi il padre deve fare esplicita richiesta di un testamento per lasciare un’eredità alle figlie, altrimenti queste rischiano di perdere tutto) e la patria potestà, perché, fino a quando i figli sono minori, è necessaria l’autorizzazione del padre (situazione questa discriminante nei confronti dei figli di divorziati, che pagano le conseguenze delle leggi che non riescono a mantenere il passo con il cambiamento del costume).
Nelle poche pagine de “I giorni del gelsomino” si nota un sentimento di speranza della Tunisia per il futuro, la speranza di una collaborazione tra uomini e donne che possa portare alla parità, alla libertà e alla conquista della dignità di un popolo vessato per 23 anni dalla dittatura di Ben Ali. E le donne tunisine possono insegnare alle donne italiane che «il pensiero può essere libero nonostante tutto».
Il Chiasmo delle idee nasce come un piccolo laboratorio artigianale di pensiero con l'idea che la creatività è l'incontro di un viaggio interiore che attinge all'esterno.
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