lunedì 24 dicembre 2012

Il sogno di Natale…di Sophie


Era l’ultima notte che avrebbe passato nel suo appartamento parigino. L’indomani avrebbe preso un treno per Marsiglia da dove si sarebbe poi imbarcata per Algeri, prima tappa di un lungo viaggio verso Beirut. Poche cose con sé. Solo gli strumenti tecnologici, una buona dose di entusiasmo e altrettanta di incoscienza. Ma la curiosità era più forte di tutto. Era anche la notte di Natale ma per lei, cresciuta nella religione laica della comunione dei popoli, viaggiare verso il sud sarebbe stato il modo migliore di celebrarlo. Malgrado non fosse certo nuova a quei viaggi, sapeva il rischio che avrebbe corso. Dopo giorni passati a convincere chi cercava di dissuaderla dal partire e la metteva in guardia per il fatto che comunque sarebbe stata a tutti gli effetti considerata cristiana, forse nemica, obiettando che le divisioni e i pericoli sono frutto più di fantasie malate che di circostanze reali… era stranamente agitata. Dopo un bicchiere di Bordeaux sorseggiato ad osservare la fiamma che si spengeva nell’angolo del caminetto e quella piacevole sensazione di calore del ritrovarsi a casa, dopo una giornata fredda, che per molto tempo non avrebbe più provato, se ne andò a dormire. Si svegliò al mattino con una strana sensazione e una domanda in testa che le ronzò tutta la mattina tra i pensieri e gli auguri. Si chiedeva chi fosse l’uomo del sogno. Chi rappresentasse o cosa… e perché soprattutto l’avesse scossa a tal punto da farle decidere di andare a piedi fino a casa dei suoi, malgrado il freddo e la giornata impegnativa che l’avrebbe poi attesa.
L’uomo del sogno era interessante e dall’apparenza innocua, emancipata. Sarebbe potuto essere un intellettuale. Solo che ad un certo punto le si era rivolto con queste parole: «Ogni donna che prega o profetizza senza velo, manca di riguardo al proprio capo. Se dunque una donna non vuole mettersi il velo, si tagli i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L’uomo non deve coprirsi il capo perché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza».
Parole irripetibili nella sua testa, alle quali si sentiva in qualche modo di dover cedere. Sentiva crescere l’irritazione anche per tutti gli amici e conoscenti cristiani o miscredenti che additavano l’Islam e che avrebbero potuto pronunciare un simile verdetto. Si erano perfino infiltrati nel suo breve sonno, ammaliandola dietro il volto di un uomo affascinante. Sophie non si arrese…al’evidenza o all’apparenza(?). Non era nel suo stile.
Sulla strada verso casa si fermò alla Chiesa di Saint-Louis e aspettò pazientemente il parroco alla fine della celebrazione, ansiosa di raccontargli il sogno come a cercare conforto. Il Natale non era il momento migliore per chiacchiere pastorali e Père Michel indugiò un po’, disponibile per una confessione tardiva che però non arrivava. Perplesso invece di una conversazione che aveva più il sapore di una seduta d’analisi… proprio il giorno di Natale, dovette pensare.
Non appena Sophie recitò come avesse imparato a memoria le parole del corteggiatore del sogno, Père Michel le sorrise dicendole: San Paolo, I lettera ai Corinzi, capitolo 9.
Sophie restò senza parole e senza domande, ringraziò e se ne andò ridendo silenziosamente.
Guardare nell’altro è solo un momento di smarrimento; poi ci si ritrova. Anzi, non ci si vede mai abbastanza chiaro come attraverso gli occhi degli altri. Per questo si rischia di perdersi. Basta superare la paura della verità e della libertà. Quanto siamo simili a chi sembra lontano! Il fatto è che normalmente le affinità le cerchiamo nei pregi, non nei difetti. Diversamente ne troveremmo in maggior quantità e ben visibili.
Allora ci stringeremmo forti gli uni altri per chiedere comprensione della nostra fragilità.
                                           
Ilaria Guidantoni - Natale 2012


Cristiana Thoux è un’artista valdostana che vive da anni a Parigi dove lavora soprattutto come fotografa, unendo l’emozione alla tecnologia. L’immagine è una sua opera che amo molto.

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