domenica 2 dicembre 2012

Da Editoriaraba "Qatar: carcere a vita per quattro versi"

di Rabii El Gamrani

La vicenda del poeta del Qatar incarcerato a vita per i versi di una poesia inneggiante alla rivoluzione tunisina e alla protesta contro i regimi arabi ha fatto il giro del mondo, rimbalzando sui social network e sui siti Internet che fanno informazione ai quattro angoli del globo. Una sola eccezione: al-Jazeera, il canale tv satellitare (nato su iniziativa personale dell’emiro del Qatar!) più famoso del mondo arabo non ha riportato la notizia né in inglese né in arabo.
Su editoriaraba la traduzione del poema
Che cosa hanno in comune questi personaggi: Vladimir Majakovskij, Silvio Pellico, Nazim Hikmat, Lazer Radhi, Mahmud Darwish e Mohamed Ibn Al Dahami Al Ajami?
Sono tutti poeti e sono stati in carcere a causa delle loro poesie. Uno di essi però è ancora in carcere e ne avrà per tutta la vita.Lo scorso 29 novembre, il tribunale penale di prima istanza di Doha, nel Qatar, ha condannato il poeta Mohamed Ibn Dahami Al Ajami all’ergastolo, laddove significa il carcere a vita.  La vicenda risale ad un anno fa, per l’esattezza al 16 novembre dello scorso anno: il poeta Al Ajami, molto popolare nel Qatar e in tutta l’area del Golfo per i suoi componimenti dialettali dai tuoni rivoluzionari, fu trascinato in carcere per via di una poesia. Anzi, voglio essere pignolo come quelli che l’hanno condannato: Al Ajami è stato condannato non per tutta la poesia, ma per quattro versi del suo poema. Al Ajami, in un impeto di entusiasmo dopo la rivoluzione tunisina, pensando di trovare un terreno fertile vista la copertura mediateca positiva che Al Jazeera ha riservato ai motti rivoluzionari del paese magrebino, ha inneggiato alla caduto di Ben Ali usando parole forti nei confronti di tutti gli altri regimi dittatoriali ancora in piedi. Tra l’altro si tratta di improvvisazioni poetiche dialettali e orali, nessuna scrittura o stampa è stata fatta della poesia, e l’unico canale di veicolazione della voce di Al Ajami mentre declama il suo poema è stato Youtube. Il poema è stato ripreso da un social network all’altro fino a diventare una specie di grido alla rivolta nel “ridente” Qatar. E le reazioni delle autorità non si sono fatte attendere. Nel preciso momento in cui il Qatar e il suo “braccio armato” Al Jazeera, facevano la voce grossa contro Ben Ali, Mubarak, Gheddafi e Al Assad, aprendo gli studi televisivi della potente e diffusissima emittente a oppositori e dissidenti, un poeta di 36 anni veniva trascinato in carcere per un poema. Dopo un anno di detenzione in isolamento assoluto, ieri è arrivata la sentenza: carcere a vita per aver incitato alla sovversione, offeso l’emiro e la sua famiglia. Al Jazeera con il suo motto “L’opinione e l’opinione contraria” non ha ritenuto necessario scrivere neanche una riga su Al Ajami. Per ora le reazioni internazionali alla condanna di Al Ajami sono confuse: il sito di Amnesty International riporta la notizia e chiede la mobilitazione a favore del detenuto, ma l’impressione è che si sia svegliato all’improvviso da un profondo sonno durante il quale si è consumata una tragedia a cui ora tenta di reagire confusamente. Tuttavia la più clamorosa e “divertente” delle iniziative è quella organizzata da un gruppo di poeti del Golfo che chiedono il rilascio del loro collega con una modalità piuttosto originale: ognuno ha composto una poesia d’elogio all’emiro del Qatar per ricordargli il valore del perdono, chiedendo a sua maestà di mostrarsi clemente nei confronti dell’umile suddito poeta.

Per quanto poco possa valere la mia voce, insieme alla vostra può essere almeno una testimonianza e un risveglio per le nostre coscienze per il grido libero dell’arte. Proviamoci. Invito tutti i lettori di questo commento a cliccare su mi piace e a diffonderlo.

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