mercoledì 12 giugno 2013

La lettura per i bambini...


ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI

 

250.000 EURO PER CURARE I BAMBINI E I MUTILATI AFGANI

 
PREMIO FELTRINELLI ASSEGNATO DALL’ACCADEMIA DEI LINCEI

 
PER UNA IMPRESA ECCEZIONALE DI ALTO VALORE MORALE E UMANITARIO

 
Roma, 12 giugno 2013 - L’Accademia dei Lincei ha assegnato il Premio del Fondo Antonio Feltrinelli di 250 mila euro al progetto Ortopedico della Croce Rossa Internazionale in Afganistan, di cui è responsabile Alberto Cairo, che dal 1990 ha curato oltre 100.000 pazienti, molti bambini mutilati di guerra o vittime delle mine. “All’inizio curavamo solo i feriti di guerra - ricorda Alberto Cairo - ma ci trovavamo a dover fare una terribile discriminazione tra le persone che ogni mattina ci aspettavano davanti alle porte degli ambulatori, quindi abbiamo deciso di aprire a tutti e oggi solo un paziente su otto è una vittima della guerra. Le necessità della situazione sanitaria locale sono enormi e i soldi del Premio dei Lincei saranno utilissimi alla Croce Rossa Internazionale per proseguire le attività in questo paese dove mancano strutture, manca una medicina preventiva, mentre la guerra c’è ancora e le mine ci sono ancora”.

Dopo il primo centro ortopedico di Kabul sono stati attivati in tutto il paese altri sei ambulatori nei
quali arrivano oltre 7.000 pazienti l’anno, quasi 8.000 previsti nel 2013: vittime di incidenti sul lavoro, bambini colpiti da poliomielite, da malformazioni congenite dovute a traumi da parto o alla consanguineità dei genitori o affetti da patologie provocate da vaccinazioni sbagliate. Migliaia sono gli amputati che riprendono a camminare, ricevono trattamenti fisioterapici, stampelle e carrozzine.

Sotto la guida di Cairo, il progetto ortopedico negli anni si è ampliato, offrendo anche un'assistenza completa ai suoi pazienti, i quali possono, nei suoi centri, ricevere anche un'istruzione ed ottenere micro-prestiti. Si danno a credito, senza interessi, piccole somme perché la gente possa aprirsi delle attività commerciali. Alberto Cairo, che nel 2010 è stato candidato al Premio Nobel per la Pace, ha cominciato impiegandosi in prima persona, poi la Croce  Rossa ha fatto propria l'iniziativa e l'ha allargata. 

Cairo sostiene fermamente che i disabili non hanno solo bisogno di protesi e fisioterapia per riconquistare mobilità e indipendenza fisica, ma anche di ritrovare dignità e reinserimento sociale. Per provare che una persona disabile può lavorare come chi disabile non è, il Progetto ortopedico ha assunto e formato solo ex-pazienti, uomini e donne, esercitando quella che Cairo chiama una “discriminazione positiva”.  Al riguardo il suo motto è: ‘Disabili che riabilitano disabili: chi altri lo può fare meglio?'.

All’interno di questi centri sono ora impiegati circa 700 afgani (uomini e donne), disabili come i pazienti che curano. Ogni anno le protesi fabbricate sono 15.000, 1.000 le carrozzine, 10.000 le paia di stampelle etc. Oltre 5.000 sono le piccole attività commerciali iniziate grazie a micro-prestiti e 2.000 i giovani disabili che hanno imparato un mestiere “e anche uno sport” aggiunge Cairo, che ha ex giocatore di basket ha creato da due anni un torneo locale di basket in carrozzina “dal quale sta nascendo la squadra nazionale afgana che si prepara a partecipare alle Olimpiadi”.

“Ai sette centri ortopedici attivi, presto se ne aggiungerà un ottavo - annuncia Cairo – i fondi per le attività arrivano tutti da Ginevra, dalla Croce Rossa Internazionale, e vengono dai Governi e anche dai privati, come questi assegnati dalla Accademia dei Lincei, che sono i finanziamenti che io preferisco, perché sono quelli dettati dal cuore, anche se sono meno ricchi di quelli governativi che al contrario sono impegni dovuti”. 

Alberto Cairo si trova in Italia per qualche giorno e tra breve tornerà in Afganistan “a casa” come dice lui, dove vive da 23 anni.

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