6.2.13
Chiunque ami leggere e perdersi fra i sentieri delle pagine sa che è possibile; anzi, sicuramente è ben consapevole delle forti emozioni che gli si scatenano nella mente e nel cuore, mentre s’addentra nell’intrico di storie coinvolgenti o s’abbandona con l’immaginazione a scenari che rilassano l’animo, favorendo un momento d’aggancio con se stesso e il mondo. Non dovrebbe pertanto stupire che lo psichiatra statunitense William Menninger, nato e vissuto nel ‘900, abbia codificato una forma di trattamento terapeutico chiamata “biblioterapia”, finalizzata a riflettere su di sé e a elaborare strategie per gestire e vincere alcuni tipi di problematiche psicologiche.
La lettura di un libro specifico permette al lettore di evadere dalla quotidianità, di simpatizzare per un personaggio, di condannarne un altro senza troppi sensi di colpa, e di vivere empaticamente le loro vittorie e le loro sconfitte. Proiettando le emozioni e i problemi del reale in un “Altrodove” sicuro, il lettore può osservarsi dall’esterno, un passo dietro se stesso, come se la sua vita fosse un libro e lui fosse il curante dei suoi stessi disagi. In Italia, la biblioterapia è ancora una disciplina minore, praticata nella penombra da psicologi, psicoterapeuti ed educatori, ma negli Stati Uniti e in Inghilterra vanta una storia secolare, e sono ormai molti gli studi condotti con gruppi di controllo che ne attestano la validità in vari campi dei disordini psicologici, come i disturbi alimentari o la difficoltà a gestire la rabbia, l’ansia e le forme lievi e moderate di depressione. Non solo, i libri possono curare anche l’insonnia e le disfunzioni sessuali.
Verso la fine dello scorso secolo, uno studio sugli effetti della biblioterapia, pubblicato sul Journal of Counsulting and Clinical Psycology, dimostrò con dati statistici l'effettiva portata clinica nella riduzione dei sintomi depressivi e disfunzionali dei pazienti. Sulla scia di questi e altri risultati, dal prossimo maggio i medici di famiglia britannici inizieranno a trattare alcuni disturbi mentali e dell’umore attraverso l’innovativa prescrizione di libri, scelti accuratamente fra una lista di trenta titoli proposti dalla Society of Chief Librarians e dalla The Reading Agency. La scelta del libro prescritto non sarà casuale, ma ponderata sulla base del disturbo presentato dal paziente, e al termine della visita il medico compilerà una ricetta che dovrà essere presentata in una biblioteca, anziché in farmacia. I libri selezionati raccolgono racconti, novelle e poesie di autori anglosassoni come Terry Jones, Jo Brand, Frances Hodgson Burnett (“Il giardino segreto”) e Laurie Lee (“Un bel mattino d'estate”).
Attualmente, il programma è finanziato dall'Arts Council England con 19 mila sterline; se anche il Department of Health supporterà la The Reading Agency, il progetto avrà una durata triennale.
Fra i testi italiani di ultima generazione, il romanzo di Loredana Limone, “Borgo Propizio” (Ed. Guanda), si è fatto notare da alcuni psicologi per la portata terapeutica delle sue pagine. Scritto dopo due gravi lutti vissuti dall’autrice, offre al lettore un luogo sereno in cui rifugiarsi e ritrovare la speranza e la leggerezza necessarie per affrontare la vita di tutti i giorni. Venerdì 8 febbraio c.a. presenzierò alla IACP di Milano per un aperitivo psico-letterario su questo romanzo. Quando ha saputo della mia presenza, l’autrice mi ha confessato d’aver timore d’essere psicanalizzata ed io, con irridente malizia, le ho assicurato che è il prezzo da pagare per aver scritto un romanzo curativo, anziché una storiella di passaggio da leggere sotto l’ombrellone.
Vi lascio con l’augurio di una “buona lettura”, qualunque libro vogliate scoprire, sia per trarne benessere e cura sia per il solo piacere di trascorrere qualche ora in compagnia di una buona storia.
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