Una conversazione, più che un’intervista o un reportage. Questo è per me “Lampedusa”, viaggio su uno scoglio cesura e ponte tra due continenti, l’Europa e l’Africa, isola nel senso dialettico e contraddittorio del termine, terra di confine e confino appunto, approdo degli ultimi, umiliati e offesi. Una lunga chiacchierata che dell’intimità di una conversazione riporta il tu informale, il suo andare e venire senza una traiettoria tracciata, divagazioni e richiami a riprendere il filo.
Si avverte la confidenza e la consuetudine di due persone rispetto a
Giusy Nicolini |
Marta Bellingreri |
E’ un conversare sincero, un discutere, due punti di vista complementari che convergono su uno scoglio centrale nel Mediterraneo. Dal libro emerge un appello come quello del sindaco di Lampedusa e Linosa, Giusy Nicolini, il 13 luglio 2013. E’ più forte l’invito a rimboccarsi le maniche, la determinazione alla concretezza, la forza dell'esempio, piuttosto che la rabbia, la denuncia. E’ questo anche il senso del libro che Marta Bellingreri, autrice palermitana di storie e reportage – con esperienze in Siria, Libano, Egitto, Palestina, Giordania e Tunisia dove ha vissuto tra il 2012 e il 2013 e dove l’ho conosciuta – porta avanti come una studiosa e un’attivista che ha fatto esperienza sul campo prima di essere scrittrice (si è occupata di minori migranti a Lampedusa e Roma). L’ammirazione per Giusy Nicolini che emerge dal testo fin dal titolo è per il suo essere attivista in prima linea, parte coinvolta e non solo sguardo intellettuale, fin da quando era esponente di Legambiente.
La recensione integrale su Saltinaria.it
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