lunedì 28 febbraio 2011

Intervento di Cristina Tirinzoni

Milano, 1° marzo 2011

Quando si legge Ilaria Guidantoni si è catturati da un'urgenza, drammatica e liberatoria: l'urgenza del vivere… incontrando l'osso delle cose: senso e significato. Come in una sorta di corsa e risalita in uno scorrere diffuso lungo le arterie della vita. Per rinascere, occorre cadere, morire con dolore. Il titolo d'apertura della raccolta di liriche e prosa, ce lo dice con chiarezza. “Prima che sia buio” è il racconto di una consapevolezza colta nel vivo del suo farsi. Del suo farsi incontro con l'Altro. anche attraverso l'espressione poetica. E’ nel fuoco di un incendio del “cuore" che c’è il vero.
La poesia di Ilaria è così: scritta "come brandendo una lama. Poesie e brevi racconti che osservano le ferite, ne fanno uscire il sangue. Scrittura della corporeità che oscilla tra l'odore del sangue il rumore del cielo e il grido rabbioso. Regalandoci, con una sorta di visionarietà mistica orientale splendide immagini favolistiche in cui ogni esistenza (pianta, animale o uomo, non importa) con rivendica il suo esistere nel mondo.
Quella di Ilaria Guidantoni è una scrittura che sta aderente alla vita, una vita segnata dal dolore e dal coraggio, indomito. Una lettura che, non si può rallentare, con il dipanarsi di progressive consapevolezze e perdite, di luce e di non ritorni, a scandire il passaggio tra due dimensioni dell’esistenza contigue e comunicanti, quali sono per Ilaria Guidantoni, quella dei vivi e dei morti. E in questo movimento, c'è anche un forte richiamo a una responsabilità etica: "resta il dovere della memoria". Unica sacralità possibile.

Cristina Tirinzoni

Nessun commento:

Posta un commento